Lettera da Roma

Il SISTEMA PREVENTIVO NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTUÃÄ

Pubblicato per la prima volta in appendice all’opuscolo sull’inaugurazione del Patronato di S. Pietro in Nizza (Francia) nell’agosto 1877, per esporre al pubblico gli orientamenti generali del proprio “sistema”, venne peroÃÄ nello stesso anno inserito nel “Regolamento per le case della societaÃÄ di S. Francesco di Sales”, diventando cosiÃÄ testo “normativo” per gli educatori salesiani. BencheÃÅ non sia stata reperita nessuna reda- zione autografa di don Bosco - neppure in abbozzo - da testimonianze esterne e dalla stessa analisi lessicale, sintattica e stilistica, non esiste peroÃÄ dubbio sulla paternitaÃÄ donboschiana dello scritto. E’ evidente che tale Trattatello ha tutti i limiti di un sistema pensato per un collegio, come quello di Valdocco a Torino o di S. Pietro di Nizza e anche quelli di essere, per onesta ammissione del redattore un semplice “indice di un futu- ro lavoro organico”, invero mai scritto.

Testo critico con introduzione, apparati delle varianti e delle note storico-illustrative in Pietro Braido (ed.), Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Terza edizione con la collaborazione di Antonio da Silva Ferreira, Francesco Motto e JoseÃÅ Manuel Prellezo. Istituto Storico Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9. Roma, LAS 1997, pp. 363-271.

TESTO

PiuÃÄ volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri intorno al cosiÃÄ detto sistema preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potu- to finora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il regolamento che finora si eÃÄ quasi sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno che peroÃÄ saraÃÄ come l'indice di un'operetta che vo preparando se Dio mi daraÃÄ tanto di vita da poterlo terminare, e cioÃÄ unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. DiroÃÄ adunque: In che cosa consista il Sistema Preventivo, e percheÃÅ debbasi preferire: Sua pratica applicazione, e suoi vantag- gi.

I. In che cosa consista il Sistema Preventivo percheÃÅ debbasi preferire.

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventuÃÄ: Preventivo e Re- pressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d'uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le pa- role e l'aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliaritaÃÄ coi dipendenti.

Il Direttore per accrescere valore alla sua autoritaÃÄ dovraÃÄ trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo piuÃÄ solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema eÃÄ facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare cioÃÄ che eÃÄ conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

Diverso, e direi, opposto eÃÄ il sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescri- zioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che eÃÄ quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilitaÃÄ di commettere mancanze.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l'amorevolezza; per- cioÃÄ esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:

I. L'allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. NeÃÅ mai si adira per la correzione fatta o pel ca-

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stigo minacciato oppure inflitto, percheÃÅ in esso vi eÃÄ sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo piuÃÄ riesce a guadagnare il cuore, cosiccheÃÅ l'allievo conosce la necessitaÃÄ del ca- stigo e quasi lo desidera.

II. La ragione piuÃÄ essenziale eÃÄ la mobilitaÃÄ giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano. PercioÃÄ spesso un fanciullo si rende colpevole e meri- tevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell'atto del fallo com- messo e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l'avesse ammonito.

III. Il sistema Repressivo puoÃÄ impedire un disordine, ma difficilmente faraÃÄ migliori i delin- quenti; e si eÃÄ osservato che i giovanotti non dimenticano i castighi subiti, e per lo piuÃÄ conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gio- ventuÃÄ; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono bruttamente certi castighi toccati giu- stamente in tempo di loro educazione. Al contrario il sistema Preventivo rende amico l'allievo, che nell'assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai ca- stighi, dal disonore.

IV. Il sistema Preventivo rende avvisato l'allievo in modo che l'educatore potraÃÄ tuttora parla- re col linguaggio del cuore sia in tempo della educazione, sia dopo di essa. L'educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potraÃÄ esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troveraÃÄ negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il sistema preventivo debba prevalere al repressivo.

II Applicazione del sistema Preventivo.

La pratica di questo sistema eÃÄ tutta appoggiata sopra le parole di s. Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La caritaÃÄ eÃÄ benigna e pazien- te; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. PercioÃÄ soltanto il cristiano puoÃÄ con successo applicare il sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costan- temente far uso l'educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.

I. Il Direttore pertanto deve essere consacrato a' suoi educandi, neÃÅ mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co' suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

II. I maestri, i capi d'arte, gli assistenti devono essere di moralitaÃÄ conosciuta. Studino di evi- tare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo puoÃÄ compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto eÃÄ possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccoglie- re: si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti, non li lascino mai disoccupati.

III. Si dia ampia libertaÃÄ di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la mu- sica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralitaÃÄ ed alla sanitaÃÄ. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventuÃÄ s. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati.

IV. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo, da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non

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mai obbligare i giovanetti alla frequenza de' santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comoditaÃÄ di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santitaÃÄ di quella Religione che propone dei mezzi cosiÃÄ facili, cosiÃÄ utili alla civile societaÃÄ, alla tranquillitaÃÄ del cuore, alla salvezza dell'anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste prati- che di pietaÃÄ, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto.

V. Si usi massima sorveglianza per impedire che nell'Istituto siano introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d'un buon portinaio eÃÄ un tesoro per una casa di educazione.

VI. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Diretto- re, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell'Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa eÃÄ la chiave della moralitaÃÄ, del buon andamento e del buon successo dell'educazione.

VII. Si tenga lontano come la peste l'opinione di taluno che vorrebbe differire la prima co- munione ad un'etaÃÄ troppo inoltrata, quando per lo piuÃÄ il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa Co- munione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi piuÃÄ all'etaÃÄ e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell'anima benedetta.

VIII. I catechismi raccomandano la frequente comunione, s. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche piuÃÄ spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia eziandio la comunione. Ma que- sta comunione sia non solo spirituale, ma bensiÃÄ sacramentale, affincheÃÅ si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino sacrifizio. (Concilio Trid., sess. XXII, cap. VI).

III. UtilitaÃÄ del sistema Preventivo.

Taluno diraÃÄ che questo sistema eÃÄ difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai piuÃÄ facile, piuÃÄ soddisfacente, piuÃÄ vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltaÃÄ, che peroÃÄ restano diminuite, se l'educatore si mette con zelo all'opera sua. L’educatore eÃÄ un individuo consacrato al bene de' suoi allievi, percioÃÄ deve essere pronto ad affrontare ogni distur- bo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che eÃÄ la civile, morale, scientifica educazione de' suoi al- lievi.

Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

I. L’allievo saraÃÄ sempre pieno di rispetto verso l'educatore e ricorderaÃÄ ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo piuÃÄ sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.

II. Qualunque sia il carattere, l'indole, lo stato morale di un allievo all'epoca della sua accet- tazione, i parenti possono vivere sicuri, che il loro figlio non potraÃÄ peggiorare, e si puoÃÄ dare per cer- to che si otterraÃÄ sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de' parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principii, can-

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giarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella societaÃÄ, divenuti cosiÃÄ il sostegno della famiglia, decoro del paese in cui dimorano.

III. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con triste abitudini non possono danneggiare i loro compagni. NeÃÅ i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, percheÃÅ non avvi neÃÅ tempo, neÃÅ luogo, neÃÅ opportunitaÃÄ, percioccheÃÅ l'assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.

Una parola sui castighi.

Che regola tenere nell'infliggere castighi? Dove eÃÄ possibile, non si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessitaÃÄ chiede repressione, si ritenga quanto segue:

I. L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere. In questo caso la sot- trazione di benevolenza eÃÄ un castigo, ma un castigo che eccita l'emulazione, daÃÄ coraggio e non avvi- lisce mai.

II. Presso ai giovanetti eÃÄ castigo quello che si fa servire per castigo. Si eÃÄ osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa eÃÄ ben fatta, il biasimo, quando vi eÃÄ trascuratezza, eÃÄ giaÃÄ un premio od un castigo.

III. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privata- mente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l'allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.

IV. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, percheÃÅ sono proibiti dalle leggi civi- li. Irritano grandemente i giovani ed avviliscono l'educatore.

V. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disci- plina, affincheÃÅ l'allievo non si possa scusare dicendo: Non sapeva che cioÃÄ fosse comandato o proibi- to.

Se nelle nostre case si metteraÃÄ in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere gran- di vantaggi senza venire neÃÅ alla sferza, neÃÅ ad altri violenti castighi. Da circa quarant'anni tratto colla gioventuÃÄ, e non mi ricordo d'aver usato castighi di sorta, e coll'aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e cioÃÄ da quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita.

Sac. Gio. Bosco.

 

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