Lettera del Rettor Maggiore sul Sinodo

Il Santo Padre ha deciso che la Chiesa si interroghi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all'amore e alla vita in pienezza...

Lettera del Rettor Maggiore sul Sinodo

del 31 luglio 2017

Il Santo Padre ha deciso che la Chiesa si interroghi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza...

 

LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE

AI SALESIANI DI DON BOSCO

 

Il Documento Preparatorio del Sinodo dei Vescovi del 2018

su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”,

bussola lungo il nostro cammino.

 

Cari confratelli,

 

vi scrivo questa Lettera animato dal desiderio di esortarvi a riconoscere in questo tempo che viviamo un kairós, un tempo propizio per il nostro servizio e la nostra comunione ecclesiale.

Il 6 ottobre 2016, infatti, Papa Francesco ha annunciato che nell’ottobre del 2018 si terrà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. E’ la prima volta nella storia della Chiesa che un’Assemblea così importante e rappresentativa si dedichi in maniera forte ed esplicita allo studio di questo tema. Il Sinodo sulla nuova evangelizzazione (2012) e l’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium (2013) hanno affrontato come compiere la missione di annunciare la gioia del Vangelo nel mondo di oggi; all’accompagnamento delle famiglie incontro a questa gioia sono stati invece dedicati i due Sinodi (2014, 2015) e l’Esortazione Apostolica Postsinodale Amoris laetitia (2016).

In continuità con questo cammino, il Santo Padre ha deciso che la Chiesa si interroghi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza; ha anche chiesto ai giovani stessi di aiutare la Chiesa a identificare le modalità oggi più efficaci per annunciare la Buona Notizia. Il 13 gennaio 2017, quindi, la Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha offerto all’attenzione di tutta la Chiesa un Documento Preparatorio (DP), per dare avvio “alla fase della consultazione di tutto il Popolo di Dio”.

Come Salesiani di Don Bosco, siamo chiamati ad offrire alla Chiesa il dono del nostro carisma, unitamente alla nostra riflessione ed esperienza pastorale con e per i giovani. Per questa ragione, oggi vi chiedo di unirvi allo sforzo di tutta la Chiesa nello studio di questo Documento e nel rispondere al Questionario allegato, lasciandovi sfidare innanzitutto da questa domanda: di fronte alla convocazione di questo Sinodo e alla pubblicazione di questo Documento Preparatorio, come è ci sentiamo sfidati nella nostra esperienza carismatica? Vi chiedo di condividere le vostre riflessioni anche con la Chiesa locale, con la consapevolezza che queste non sono solo donate ai giovani ed agli educatori dei nostri ambienti salesiani, ma soprattutto condivise e discusse con loro e con tanti altri giovani ed educatori impegnati nella pastorale giovanile delle Chiese locali.

Con questa ottica di coinvolgimento, abbiamo chiesto a tutte le Ispettorie di rispondere al Questionario del Documento Preparatorio e inviare le loro risposte al Dicastero per la Pastorale Giovanile.

1. Il primo indispensabile passo da compiere deve essere quello di leggere la storia dei giovani che ci sono affidati. Questo passo comporta l’essere familiari con le sfide e le opportunità del territorio dove siamo chiamati a testimoniare l’amore di Dio per i giovani, specialmente quelli più poveri. Tutta la prima parte del Documento Preparatorio, infatti, è fondata sull’importanza di una lettura della realtà contemporanea dei giovani. Nello spirito della Evangelii Gaudium siamo chiamati a “uscire” e ad “ascoltare”, per poi condividere la Buona Notizia. Conoscere la realtà dei giovani che incontriamo non è un lusso che possiamo permetterci, ma un dovere che non possiamo tralasciare. Non farlo sarebbe un tradimento, un voltare le spalle al grido spesso nascosto, ma profondo, dei giovani. La tentazione dell’“abbiamo sempre fatto così”, insieme all’atteggiamento del “conosciamo già la risposta”, anche se la domanda è cambiata, sono i veri pericoli che dobbiamo riconoscere ed evitare.

 

2. La seconda parte del Documento Preparatorio si concentra sui concetti di fede, discernimento e vocazione. Questi sono strettamente legati tra loro: la fede è fonte del discernimento vocazionale, essa “fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova in Dio, più forte di ogni fragilità” (LF, 53). Come Salesiani, in questo campo siamo chiamati a riconoscere alcune sfide e rafforzare alcune scelte: la nostra proposta educativa e pastorale deve offrire ai giovani percorsi che li portino a vivere un’esperienza umana integrale; questa proposta deve quindi aiutare i giovani a vivere la vita come un dono, da accogliere e condividere, di cui essere consapevoli e per il quale essere grati; infine, come educatori e pastori, siamo chiamati ad accompagnare i giovani nel discernimento della propria vocazione e, quindi, nella costruzione del proprio progetto di vita, nella consapevolezza che “non vi è una vocazione che non sia ordinata a una missione” (DP II, 3).

I temi del discernimento e dell’accompagnamento richiedono una seria e qualificata preparazione – umana, spirituale, carismatica – di tutti i componenti, consacrati e laici, della Comunità Educativo - Pastorale. Vi invito ad evitare due tentazioni pastorali.

La prima tentazione che incontriamo qui è quella di fermarci a constatare la carenza del tempo e delle risorse necessarie per un forte impegno nell’accompagnamento dei giovani. A questa tentazione rispondiamo offrendoci di diventare noi stessi per primi veri e autentici testimoni nel lasciarci accompagnare: “guide guidate”, che fanno su di sé l’esperienza personale dell’accompagnamento spirituale e solo allora sono in grado di offrirla ad altri, generando processi virtuosi di formazione all’accompagnamento per i laici corresponsabili nella missione salesiana.

La seconda tentazione è quella di accontentarsi di una visione riduzionista dell’accompagnamento, che quasi esalta il ruolo individuale dell’accompagnatore in questo processo. A quest’altra tentazione  rispondiamo offrendo ai giovani, lì dove siamo presenti, un accompagnamento graduale a più livelli: un accompagnamento dell’ambiente salesiano, che accoglie i giovani e trasmette loro uno “spirito di famiglia”; un accompagnamento della comunità educativo-pastorale, che a sua volta richiede di essere guidata nella corresponsabilità nella missione salesiana e nel discernimento comunitario che precede la progettazione educativa e pastorale; un accompagnamento del gruppo in cui il giovane è inserito, in un percorso graduale di discepolato e apostolato; infine, l’accompagnamento personale del giovane, decisivo per il suo discernimento vocazionale.

Il Documento Preparatorio ci indica che quest’ultimo tipo di discernimento non è un atto puntuale, bensì un “processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali, a partire da quella sullo stato di vita” (DP II, 2). In ogni giovane educato alla fede risuona questa domanda: “Come vivere la buona notizia del Vangelo e rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a tutti coloro cui si fa incontro: attraverso il matrimonio, il ministero ordinato, la vita consacrata?” (DP II, 2). Memori dell’universale vocazione alla santità (LG 40), siamo chiamati ad accompagnare ogni giovane, nessuno escluso, sino a questa domanda fondamentale, sino, cioè, alle soglie della vita adulta, proponendo gradualmente, ma senza paura, come ha fatto Don Bosco, la meta di una misura alta di vita umana e cristiana.

 

3. La terza parte del Documento Preparatorio raccoglie alcune indicazioni sull’azione pastorale, individuandone soggetti, luoghi e strumenti. Siamo invitati a tornare ad “accompagnare i giovani”, attraverso i tre movimenti dell’“uscire”, “vedere” e “chiamare”, che connotano il modo con cui Gesù incontrava le persone del suo tempo. Questo richiamo suona familiare a noi figli di Don Bosco, e rappresenta un ulteriore appello all’ascolto dei giovani e alla disponibilità incondizionata nei confronti dei loro bisogni, consapevoli del fatto che il rapporto di paternità spirituale è il prolungamento di una paternità educativa. Dall’incontro con i giovani, ben rappresentato dalla prassi dell’assistenza, può fiorire l’accompagnamento verso il discernimento vocazionale e la conseguente costruzione del progetto di vita del giovane.

Quando il Documento Preparatorio invita a chiamare e considerare soggetti della pastorale “tutti i giovani, nessuno escluso”, in noi risuona la certezza, che è nostra e fu di Don Bosco, per cui “in ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene”. In vista di un’azione pastorale di qualità offerta a giovani con bisogni diversi, dunque, deve essere promossa una chiara e partecipativa esperienza di tutti i soggetti della comunità che educa ed evangelizza: la Comunità Educativo - Pastorale. Questo richiede, da parte della Comunità Salesiana locale e dell’animazione Salesiana Ispettoriale, un impegno sempre più serio, qualificato e programmato della formazione dei laici collaboratori, anche intorno al tema dell’accompagnamento dei giovani.

Al coinvolgimento corresponsabile dei vari soggetti dell’azione pastorale, deve accompagnarsi un’intelligenza pastorale che non si limiti ad una proposta pastorale generica, ma si traduca in processi di discernimento comunitario intorno alla scrittura condivisa di un Progetto Educativo-Pastorale. Nella progettazione pastorale, poi, è opportuno che i percorsi offerti guardino il più possibile ai giovani come soggetti da responsabilizzare nel percorso di crescita umana e di fede, e che siano proposti all’interno di una logica graduale del cammino. Vi esorto, inoltre, a sforzarvi di offrire cammini di preghiera all’interno dei percorsi educativi ed evangelizzatori, dove i giovani possano assaporare il valore del silenzio e della contemplazione: “non c’è discernimento senza coltivare la familiarità con il Signore e il dialogo con la sua Parola” (DP III, 4)

 

A margine di questa lettera, vi offro infine tre domande, che possono guidare la vostra riflessione intorno alle sfide e alle opportunità della fede e del discernimento vocazionale dei giovani oggi. Queste tre domande le offro come pista di riflessione ai vari Consigli Ispettoriali, negli incontri dei Direttori, nei raduni dei Salesiani del quinquennio e dei tirocinanti. Invito anche ad esplorare la possibilità di offrire queste tre domande ai vari gruppi della Famiglia Salesiana:

1. Quali sono le proposte che al livello di Chiesa locale stiamo proponendo affinché la Evangelii Gaudium rimanga come la bussola del nostro camminare pastorale?

2. Quali sono le scelte pastorali che stiamo favorendo e/o possiamo proporre perché tutti, giovani e adulti, genitori e insegnanti, catechisti e animatori, ci sentiamo parte di una comunità che educa alla fede, una comunità che evangelizza?

3. Quali sono le difficoltà che possano indebolire la continuità e la consistenza dei processi pastorali? Quali sono le proposte per rafforzare la continuità e la consistenza dei processi pastorali?
 

Secondo l’invito del Santo Padre (DP III, V), affidiamo a Maria questo percorso in cui, insieme a tutta la Chiesa, ci interroghiamo su come accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia dell’amore e alla vita in pienezza.

 

In Cristo,

Ángel Fernández Artime

X Successore di Don Bosco

 

Don Angel Fernandez Artime

 

 

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