Lo spirito di servizio

Il servizio amorevole è offerto liberamente, con il desiderio di rendere felice un'altra persona. E questa è la ragione più importante che lo motiva. In una famiglia il servizio amorevole dovrebbe essere all'ordine del giorno. Vi sono occasioni più che sufficienti per prestare il proprio servizio: fare il bucato, rifare i letti e lavare i pavimenti, preparare i pasti, apparecchiare la tavola...

Lo spirito di servizio

da Quaderni Cannibali

del 02 maggio 2011

 

 

  

          C’è un equivoco pericoloso che corrode la felicità delle famiglie. Troppe persone vivono in famiglia con una forma di attesa fuorviante: si aspettano di essere serviti dagli altri.          Se queste aspettative e questa mentalità non vengono corrette, la famiglia si lascerà sfuggire uno dei grandi misteri della vita: la vera realizzazione e la felicità non derivano dall’essere serviti, ma dal servire. In termini più comprensibili e consueti: è meglio dare che ricevere.          Naturalmente il vero servizio non viene prestato in un contesto di timore. Se in famiglia qualcuno, coniuge o figli, vi serve perché ha paura della reazione che potreste avere se non lo facesse, non si pone al vostro servizio per amore.          Il servizio amorevole è offerto liberamente, con il desiderio di rendere felice un’altra persona. E questa è la ragione più importante che lo motiva.          In una famiglia serena e costruttiva, il servizio amorevole dovrebbe essere all’ordine del giorno. Occorre fare il bucato e preparare la pappa al cane o al gatto, rifare i letti e lavare i pavimenti, preparare i pasti e lavare l’auto: vi sono occasioni più che sufficienti per prestare il proprio servizio.           Quello che genitori e figli devono comprendere è che se anche uno solo sceglie di non prestare il proprio servizio, il risultato finale consisterà in una mole maggiore di lavoro per qualche altro componente della famiglia. Le competenze necessarie          Il modo per iniziare consiste nell’insegnare ai figli a impegnarsi nel lavoro. Non si tratta di fare prediche sul valore del lavoro o raccontare la storia del nonno che lavorava in una miniera per ventidue ore al giorno, sette giorni la settimana.           Si tratta di insegnare concretamente ai figli a svolgere determinate attività in casa, a permettere loro di lavorare insieme a voi mentre caricate la lavastoviglie, passate l’aspirapolvere, pulite la vasca da bagno e cambiate l’olio dell’auto. Ci riferiamo alla disponibilità da parte vostra a mostrare ai vostri figli come si fa e a invitarli a provarci a loro volta. È un insegnamento “sul campo”.          Offrendo ai vostri figli le competenze necessarie per svolgere vari lavori e la fiducia in se stessi, rimuovete uno fra gli ostacoli più seri per il servizio amorevole. Quando sarà necessario svolgere un dato lavoro, i vostri figli non potranno più affermare di non essere in grado di compierlo o di non averlo mai fatto. È anche importante insegnare ai figli il fine che sta alla base dell’apprendimento dei lavori domestici, il motivo per cui si svolge il lavoro.          Un atteggiamento di servizio è molto più della disponibilità a svolgere un lavoro. In una famiglia costruttiva, tutti hanno la consapevolezza che fare qualcosa di utile a beneficio di altri (anche se si tratta di lavare i piatti o piegare gli abiti) è bello e nobile. Tutti ritengono che compiendo gesti di servizio banali e spesso ingrati fanno qualcosa di importante. E ne traggono un senso emozionale di soddisfazione.          In una famiglia di quattro persone la cooperazione può essere paragonata a un carro semovente a quattro ruote: ognuno dei membri rappresenta una ruota, mentre la con-vivenza familiare è il carro. Tutte e quattro le ruote devono girare insieme, per far procedere il veicolo senza scosse: se infatti si blocca una ruota, il carro devia, o addirittura inverte la marcia rispetto alla direzione desiderata; se una delle ruote si stacca, il carro non può neanche procedere senza previa riaggiustatura. Ogni ruota è importante quanto un’al-tra; nessuna è la più importante. La direzione presa dal veicolo è determinata dal lavoro contemporaneo delle quattro ruote: se una di esse decidesse di andarsene da sola, il carro si rovinerebbe e diventerebbe inservibile. La dimensione della famiglia non cambia niente: la carrozzeria del veicolo familiare può essere sostenuta da qualunque numero di ruote.          Una delle trovate deleterie di noi genitori è decidere a che età vogliamo che i nostri figli diano un aiuto in casa. Quando una bambina ai primi passi vuole aiutare ad apparecchiare la tavola, noi diciamo: «No, sei troppo piccola» e, poi, quando ha sei anni, esigiamo che compia quest’opera-zione: a questo punto la bambina si chiede perché dovrebbe aiutare dal momento che ce l’abbiamo fatta fino adesso senza di lei. Sprechiamo così delle occasioni innumerevoli, che consentirebbero ai nostri figli di dare un apporto volontario. Se, invece, fin dall’inizio, si consente al bambino (non si pretende!) di contribuire, questi ci prova gusto e ha un senso di orgoglio per il risultato ottenuto. Esserci e partecipare          Individuate esempi concreti di servizio che vengono svolti a casa vostra, cercate di scoprire che genere di servizio i componenti della vostra famiglia apprezzano, ma non legate le espressioni d’amore o di autostima ai gesti di servizio.          L’ultima cosa che vorrete insegnare ai vostri figli è che il vostro amore debba essere meritato compiendo buone azioni. Non dite: «Potrai sederti sulle ginocchia della mamma solo dopo che avrai messo a posto i cubetti con cui giochi» o: «Il papà non ti abbraccerà se prima non avrai messo la bicicletta nel garage». Le espressioni d’amore non dovrebbero mai essere oggetto di “contratti” con i vostri figli.          Quando il lavoro è un piacere, la vita è una gioia. Quando il lavoro è un dovere, la vita è una schiavitù. Allo stesso modo, se legate l’autostima dei vostri figli alla riuscita nei lavori che compiono («Non riesci nemmeno a caricare la lavatrice senza combinare un disastro!»), li instraderete lungo una vita piena di sensi di colpa e d’inadeguatezza. Quando si tratta di gesti di servizio, gli sforzi dei vostri figli dovrebbero essere di per sé sufficienti a motivare lode e sostegno da parte vostra.           Se i figli vivono in famiglia l’esperienza di “esserci” e di “partecipare” potrete aiutarli ad estendere l’atteggiamento di servizio al di fuori della famiglia, incoraggiandoli a cercare occasioni in cui possano impegnarsi individualmente, a scuola, tramite la parrocchia o al lavoro. Aiutateli a scoprire i loro talenti e i loro punti di forza, le caratteristiche di cui possono fare buon uso nella loro esperienza di servizio.     

Bruno Ferrero

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