Questo stupore: «È qualcosa che fa sì che siamo un po' fuori di noi, per la gioia: questo è grande, è molto grande. Non è un mero entusiasmo: anche i tifosi nello stadio sono entusiasti quando vince la loro squadra, no? No, non è un entusiasmo, è una cosa più profonda: è lo stupore che viene quando ci incontriamo con Gesù!
Lo «stupore» di chi incontra Gesù non è «un mero entusiasmo», ma qualcosa di più profondo che porta alla pace. Lo ha detto ieri mattina Papa Francesco celebrando la messa nella cappella della Casa Santa Marta, alla quale hanno partecipato i dipendenti della Tipografia vaticana.
Bergoglio, commentando il brano di Luca che parla dei discepoli di Emmaus e del loro stupore ha detto: «I discepoli che sono stati testimoni della guarigione dello storpio e adesso vedono Gesù sono un po’ fuori di sé, ma non per una malattia mentale: fuori di sé per lo stupore». Francesco ha quindi spiegato che cosa sia questo stupore: «È qualcosa che fa sì che siamo un po’ fuori di noi, per la gioia: questo è grande, è molto grande. Non è un mero entusiasmo: anche i tifosi nello stadio sono entusiasti quando vince la loro squadra, no? No, non è un entusiasmo, è una cosa più profonda: è lo stupore che viene quando ci incontriamo con Gesù».
Lo stupore, ha aggiunto Papa Francesco, è l’inizio «dello stato abituale del cristiano». È una condizione che lascia «l’impronta nell’anima, e la consolazione spirituale». Bergoglio ha spiegato che proprio la consolazione spirituale è lo stato del cristiano, anche quando ci sono problemi, dolori, sofferenze, malattie. «L’ultimo scalino della consolazione — ha detto ancora Francesco — è la pace: si incomincia con lo stupore, e il tono minore di questo stupore, di questa consolazione è la pace».
Il cristiano, anche nelle difficoltà e nelle prove, non smarrisce mai «la pace e la presenza di Gesù» e con «un po’ di coraggio, possiamo dirlo al Signore: “Signore, dammi questa grazia che è l’impronta dell’incontro con te: la consolazione spirituale”». E, soprattutto, ha sottolineato Francesco, «mai perdere la pace». Bisogna infatti guardare a Gesù, che «ha sofferto tanto, sulla croce, ma non ha perso la pace. La pace, questa, non è nostra: non si vende né si compra». È, invece, un dono di Dio che dobbiamo chiedere. La pace è come «l’ultimo scalino di questa consolazione spirituale, che incomincia con lo stupore di gioia», ha aggiunto.
Per questo, non dobbiamo farci «ingannare dalle nostre o da tante altre fantasie, che ci portano a credere che queste fantasie siano la realtà». Infatti, è più cristiano «credere che la realtà non possa essere tanto bella». Il Papa ha concluso l'omelia, il cui resoconto è stato sintetizzato da «L'Osservatore Romano», chiedendo la grazia della consolazione spirituale e della pace, che «incomincia con questo stupore di gioia nell’incontro con Gesù Cristo».
Andrea Tornielli
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)