Lunedì 12 agosto 1957

Maria è la madre delle consolazioni, colei che nelle nostre preghiere immaginiamo con un dolce sorriso che illumina il suo volto, mentre sgrana il rosario da cui scende sugli uomini una moltitudine infinita di grazie.

Lunedì 12 agosto 1957

da L'autore

del 05 novembre 2009

Maria mi consola con il suo amore

 

Lunedì 12 agosto.

 

Stamattina mi sono alzato assai disorientato, in un abbandono alquanto penoso che mi ha ricondotto nella vita presente con tutti i suoi angosciosi problemi.

Ho pregato, ho letto la Messa, e soltanto a mezzogiorno, dopo aver recitato le mie Ave, ho ritrovato quello slancio che mi diviene altrettanto indispensabile quanto l'aria.

È sempre Maria che mi arreca la consolazione del suo amore. Quale calore in queste semplici preghiere!

 

Compiango di tutto cuore i protestanti che si privano di un soccorso così grande. Se io dovessi togliere dalle mie giornate tutte le preghiere che rivolgo alla Vergine, avrei solo più l'impressione di rivolgermi a un Dio lontano e inaccessibile, e il mio sentimento di abbandono rimarrebbe grande.

 

Gesù è vicino a noi per mezzo della Comunione. La Messa, le preghiere che gli si rivolgono quando la santa Ostia è in noi, sono tutte potenti e generatrici di grazie. Maria, però, è ancor più prossima a noi, e medito spesso con gioia la frase di padre Thomas: Lei ti protegge senza posa.

 

Penso qualche volta che, se fossi protestante, non potrei né comunicarmi tanto spesso, né pregare la Vergine. Che cosa diventerei in tali condizioni?

 

Le preghiere bibliche e i salmi, per quanto siano anch'essi magnifici, sono delle preghiere di uomini, e non favoriscono l'abbandono semplice e fiducioso alla volontà di Dio. Rimane in esse ancora qualcosa del timore. Attraverso quelle parole fiorite si scorge la nube terrificante che parla a Mosè e la spada della collera divina. Forse bastano a chi conduce un'onorata vita borghese circondata di comodità e di sicurezza, ma non vedo come, nei momenti d'angoscia o di persecuzione, si possa ricavarne molta forza. In fondo, i protestanti che si salvano, hanno più merito dei cattolici. Il loro atto di volontà è più grande, hanno il coraggio di perseverare in una notte più profonda che non gli altri. Ma quanti si sono perduti proprio a causa di questo atto di volontà?

 

Maria! Quante consolazioni ha arrecato agli uomini! Come è dolce la sua immagine, più intima per noi del Cristo che rimane aureolato della sua gloria di Dio.

Pregare Gesù, è pregare la croce. Alla sola invocazione del Suo Nome, ci appare tutta insanguinata la tragedia del Calvario. Questa legge è dura, - dicevano gli apostoli - chi può seguirla? La croce è l'amore infinito, ma è pure l'imitazione, la smorfia di sofferenza davanti alle prove che ci attendono, e la coscienza che bisogna far scaturire il Fiat dalle nostre labbra reticenti.

 

Maria è la madre delle consolazioni, colei che nelle nostre preghiere immaginiamo con un dolce sorriso che illumina il suo volto, mentre sgrana il rosario da cui scende sugli uomini una moltitudine infinita di grazie.

 

Possiedo due foto di statue della Vergine molto graziose. Mi piace tanto, quando prego, averle sotto gli occhi, perché mi è difficile concentrarmi, e spesso mi sorprendo a meditare sulla croce, servendomi delle Ave come di una musica di fondo; ma pure, qualche volta, a meditare su tutt'altra cosa. Il diavolo, anche proprio in quei momenti, viene in modo speciale a tormentarmi.

 

Basta che io mi raffiguri una vergine raggiante di purezza e di amore, perché egli si affretti a presentare alla mia immaginazione gli spettacoli più osceni, al fine d'insozzare quella immagine e di gettare il turbamento nel mio spirito. Conseguenza del peccato! Sino alla fine ne portiamo le cicatrici.

 

Bisogna diffidare di questi impulsi che pullulano dal profondo della nostra carne; essi ci turbano indubbiamente, e basta dirsi: non voglio pensarci più, per pensarci più ancora. Tuttavia, una preghiera un po' sostenuta ne viene facilmente a capo; e suppongo che un raggio della grazia divina venga ad aiutarci, ricacciando Satana là dove dovrebbe rimanere.

 

 

 

Jacques Fesch

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