Lunedì 19 agosto 1957

Alle grandi grazie di Dio succedono le grandi croci; è precisamente l'impronta di ogni opera del cielo

Lunedì 19 agosto 1957

da L'autore

del 20 novembre 2009

 

Mi sento orfano abbandonato

 

Lunedì 19 agosto

 

Se posso esprimermi in maniera così immaginosa, direi decisamente che la pressione oggi è completamente caduta. Mi ritrovo sempre più sulla terra, e tutto ciò che appariva vano e senza valore, ricomincia ad avere un certo fascino davanti ai miei occhi.

Che mondo strano quello di Dio. Ci attira a sé durante la vita, ci sazia delle sue dolcezze, ci mostra il poco interesse di tutte queste vanità terrestri che non sono che disgusto, e quando siamo lasciati alle nostre proprie forze, tutto ciò che abbiamo appena visto, è sparito.

 

Ho un bel richiamarmi che fuori della vita eterna tutto è marciume, ed esserne ben persuaso; la realtà terrestre ricomincia a sedurmi, e la vita mi fa di nuovo sentire il suo appello pressante. Mondo bizzarro in cui tutto è opposizione: v'è il nero e il bianco, la luce e le tenebre, la tristezza e la gioia, l'odio e l'amore.

L'odio è il mondo, e il nostro corpo ne fa parte. L'amore è Dio, e la nostra anima viene da Lui.

 

Vi è dualità e opposizione, e bisogna che l'uno riporti la vittoria sull'altro. La lotta è d'obbligo. Se vince il nostro corpo, l'anima riceverà la stessa ricompensa di lui, cioè la corruzione; e se è l'anima [a vincere], è la vita eterna.

 

È così che tutto ciò che è positivo quaggiù, di viene negativo lassù. È normale che il cristianesimo apparisca come una follia per gli increduli che non tengono in considerazione che la carne. Come giungere a credere che il dolore, lungi dall'essere del dolore, è piuttosto della gioia, e che la gioia è del dolore? Chi ride, ride perché il suo corpo è accontentato secondo la materia, e agendo così gli da il sorpasso sull'anima. Chi piange, piange perché il suo corpo soffre, e così non gli da più il vantaggio sull'anima.

 

Con ridere intendo certamente la gioia che nasce dalle nostre voglie carnali accontentate, e non il ridere sano che nasce dalla gioia che proviamo nel vedere i nostri amici felici. E difficile cogliere bene questa opposizione che sembra illogica e assurda. Ripenso al paragone del piano a gobbe e buche, e credo sia abbastanza giusto. Del resto spiega bene questa opposizione.

 

E così che tutte le guerre, tutti i massacri, avvengono solo perché sono diventati l'unico rimedio per le nostre anime ottenebrate. Rappresentano anzitutto il salario del peccato [cf Rm 6,23] e l'unico mezzo per rivalorizzare l'anima nostra donandole l'occasione di superare il dolore.

 

E poi l'uomo non può nulla da sé, occorre che la grazia venga a soccorrerlo. Chi la riceverà? Colui che vive nel peccato, soddisfatto e infatuato della sua persona? Per nulla. Piuttosto colui che, standosene in lacrime, invoca il suo Signore, l'anima umile e pentita. Quante anime si sono salvate così  sui campi dì battaglia, nei campi di concentramento, e altrove!

 

La sera avanza, e per me non va molto meglio. Sono un povero orfano abbandonato, e ho un bel tentare di sorridere contro il grigiore di queste ore; sarei felice che il piccolo Gesù venisse un po' a tenermi compagnia. Alla fine, ritornerà.

 

Bisogna diffidare di quei periodi di esaltazione: tutto pare facile, semplice e chiaro, e si rinuncerebbe proprio a tutto. E poi, quando sopravviene l'abbandono, ci ritroviamo ben presuntuosi d'aver voluto fare tante cose. Mantenere ciò che si è promesso, è già un grosso lavoro!

 

Infine, ho appena letto una frase che mi consola: Alle grandi grazie di Dio succedono le grandi croci; è precisamente l'impronta di ogni opera del cielo.

 

Jacques Fesch

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