Lunedì 5 agosto 1957

Più la sofferenza s'impossessa di un essere, più la sua anima angosciata invoca aiuto, e più il Signore è pronto a rispondere e a consolarla. Ed è in questo che la preghiera è onnipotente.

Lunedì 5 agosto 1957

da L'autore

del 05 novembre 2009

 

Come un bimbo tenuto per mano

 

Lunedì 5 agosto.

 

È finito il bel tempo, e io mi sento un po' più solo che gli altri giorni. Ho l'impressione di essere un bimbo che la mamma tiene per mano, in un grande magazzino; appena lo lascia un secondo, si mette ad urlare tutto smarrito. Ogni volta che il Signore mi abbandona, faccio così, e lasciato in balìa alla mia miseria nativa mi lamento.

Ma ho fiducia; per ritrovare la fede con una tale abbondanza di beni, non mi sono occorsi che due rosari e una Messa. Il Signore ha certamente voluto farmi capire che è vicinissimo a me e che non mi abbandona. Tocca a me fare un piccolo sforzo di volontà.

A mezzogiorno ho ricevuto due lettere di mia suocera. Perde la testa, la sento esaltata e pronta a tutto. Le scrivo, ma che posso fare per lei? Nonostante tutti i beni materiali di cui l'ha colmata la vita, è triste e disgustata della vita a morirne. Io sono ancora troppo giovane per essere disgustato, possedendo allo stato embrionale delle possibilità di felicità di cui ho presentimento, ma che non si realizzeranno mai. Che bel dono da fare al Signore!

 

Nell'ora del passeggio che abbiamo ogni mattina, ho discusso con il mio fratello di catene sull'Indocina. Mi ha parlato dei pirati cinesi e dei trattamenti che il [nostro] Servizio Informazioni Militari ha inflitto ai prigionieri vietnamiti che non volevano mettersi a tavola. Come tutto ciò è assurdo e contraddittorio.

 

Ecco condannato a morte per assassinio un uomo, il quale, durante le sue campagne militari, aveva rifiutato di partecipare alle torture inflitte a dei contadini: ciò gli è valso il Consiglio di Guerra! Si trattava di quattro sospetti trovati in una risaia, che vennero immersi per ventiquattr'ore in una grande cava piena d'acqua. Però sono stati estratti cadaveri. Evidentemente, durante il suo processo (per assassinio) non si è avuto ritegno di buttargli in faccia la condanna di cattivo soldato, ma certo senza volerne precisare le ragioni. Però, dopo tutto, è proprio vero?

 

È un povero infelice. Basta guardarlo in faccia per leggervi tutti i marchi di una spaventevole eredità, e che vita! Orfano sfruttato e sballottato da un asilo all'altro, malato dalla nascita con delle crisi che lo buttavano a terra tra schiuma e urla, deportato in Germania e torturato, soldato per sette anni e, per finire, condannato a morte. Chi dice di più? Al suo confronto io mi sento realmente senza scuse.

 

Del mio processo ti parlerò più tardi. Bisognerà che prima ti spieghi ciò che ero e perché sono arrivato a quella tale determinazione. Però, vorrei tu capissi fin d'ora che [in me] non vi sono due uomini: quello di prima e quello di poi, ma uno solo ed unico, il quale, senza rendersene conto, cercava e che ora ha trovato.

 

Dio era vicino a me fin dal primo giorno. Ha seguito con sollecitudine i miei sbandamenti e si è rivelato a me il giorno che gli è piaciuto di farlo. E so con la più assoluta convinzione che la mia partecipazione al corpo mistico di Cristo consiste in ciò che mi è chiesto oggi. Non mi spetta discutere questa decisione, ma soltanto sottomettermi di gran cuore alla volontà di Dio. Ma come tutto ciò è duro a capirsi!

 

Mi si rigetti brutalmente nella vita con tutte le sue tentazioni e dolcezze, ed è certo che sarei turbato al punto da non più vedere ciò che ora distinguo. Non si può realmente trovare Dio se non con una ricerca di ogni istante e con il disprezzo di tutto ciò che il nostro corpo desidera.

 

Più la sofferenza s'impossessa di un essere, più la sua anima angosciata invoca aiuto, e più il Signore è pronto a rispondere e a consolarla. Ed è in questo che la preghiera è onnipotente. Essa permette questa conversazione indispensabile che eleva l'anima e le dona la forza di lottare contro l'incessante invasione dei pensieri che sorgono dal corpo e che gettano un velo su tutto ciò che è così puro e luminoso.

 

 

Jacques Fesch

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