A 10 anni dalla morte, Madre Teresa di Calcutta appare sempre più la testimone di come l'unione a Gesù in croce vince le oscurità interiori ed esteriori del mondo. La “piccola matita nelle mani di Dio” continua a scrivere nella storia, attraverso circa cinquemila sorelle in oltre 100 paesi.
del 24 ottobre 2007
In quest’ultime settimane i giornali, di matrice laica hanno dato un grande risalto alla crisi di fede vissuta per lunghi anni da Madre Teresa di Calcutta, facendola passare – quasi a loro “conforto” – come un’atea, dimostrando così di capire ben poco dei fenomeni mistici riscontrabili anche in altri santi. Il gran clamore è stato suscitato dalla pubblicazione del libro in lingua inglese Mother Teresa: Come Be My Light, a cura di p. Brian Kolodiejchuk,1 nel quale venivano descritte alcune esperienze della beata, solo adesso scoperte da questi giornali, ma conosciute da anni dalle persone più attente. Noi stessi ne avevamo parlato già nel 2001.2
 
Sull’argomento è intervenuto anche Benedetto XVI durante la recente Agorà dei giovani a Loreto, rispondendo alla domanda di un giovane: «Tutti noi – ha detto il papa –anche se credenti, conosciamo il silenzio di Dio. Poco fa è stato pubblicato un libro con le esperienze spirituali di Madre Teresa e quanto sapevamo già si mostra ancora più apertamente: con tutta la sua carità, la sua forza di fede, Madre Teresa soffriva del silenzio di Dio».
 
Pochi giorni dopo (5/11/07) il papa ha salutato una delegazione dei Missionari e delle Missionarie della Carità: «Cari amici, la vita e la testimonianza di questa autentica discepola di Cristo, di cui proprio oggi celebriamo la memoria liturgica, sono un invito a voi e a tutta la Chiesa a servire sempre fedelmente Dio nei più poveri e bisognosi. Continuate a seguire il suo esempio e siate dappertutto strumenti della divina misericordia».
 
 
STRUMENTI DELLA DIVINA MISERICORDIA
 
Sister Nirmala, succeduta alla guida della congregazione3 a Madre Teresa, dichiara: «Cammino con i miei piedi nelle orme della Madre seguendo la via di Gesù». Un’eredità pesante che però, diversamente dal trend delle vocazioni e sfatando l’idea della crisi dei seguaci alla morte del leader, è sempre in crescita. Nel 1997 le Missionarie erano circa 4mila (in 610 case-missione sparse in 123 paesi); oggi le quasi 4.900 suore (comprese le novizie) contano su 720 case. Negli ultimi dieci anni sono stati aperti centri in 14 nuove nazioni, (tra cui Afghanistan, Bosnia, Thailandia, Finlandia, Algeria e Norvegia). Si registra comunque una maggiore selettività nell’ammissione di nuove postulanti e una maggiore insistenza sulla loro formazione.
 
Tutto questo anche in mezzo alle critiche, che hanno trovato il loro vertice nel libro dissacrante del giornalista britannico Cristopher Hitchens La posizione della missionaria: teoria e pratica di Madre Teresa, che ha accusato lei e l’Ordine, tra l’altro, di non prestare le cure dovute, di non utilizzare le donazioni per i poveri ma per le strutture, di effettuare conversioni e battesimi forzati. Nonostante i tentativi, talvolta sotto veste di scoop per farsi pubblicità, di personaggi pronti ad accreditarsi come depositari di certi segreti della nostra suora.
 
La verità è che nulla può fermare la disturbante opera di una donna che continua, anche dopo la morte, a indirizzare il lavoro di migliaia persone. Madre Teresa incarna infatti il simbolo sconcertante della fede cristiana che diventa amore totale per “i più poveri fra i poveri”, così ricordando che ogni vita è importante e per essa è giusto spendersi. Ai poveri va dato di più, perché in essi c’è Cristo sofferente (nel Vangelo leggiamo infatti la dichiarazione : «avevo sete e mi avete dato da bere...quando avrete fatto questo a ognuno dei miei piccoli l’avrete fatto a me»).
 
La piccola suora in sari svolse anche, a modo suo e nello stesso spirito, una attività “politica” col timbro della misericordia. Ogni tanto papa Wojtyla, la impegnava in missioni riservate, come fece nel 1982 in occasione di una delle periodiche crisi israelo-palestinesi che coinvolgevano anche il Libano. Nel 1979 scrisse al premier dell’India una lettera perché rivedesse una proposta di legge che limitava la libertà religiosa; nello stesso anno tentò una mediazione tra Iran e Usa nella vicenda degli ostaggi americani nelle mani dei guardiani della rivoluzione.
 
Nel 1991, in occasione della prima guerra del Golfo, scrisse due volte a Bush padre e a Saddam, chiedendo loro di trovare una soluzione pacifica al conflitto. La guerra «non può giustificare la sofferenza, il dolore e la perdita di vite umane. Entrambi avete le vostre ragioni, e la vostra gente di cui preoccuparvi, ma per prima cosa vi prego di ascoltare Colui che è venuto al mondo per insegnarci la pace… In nome di Dio e in nome di coloro che ridurrete in povertà, non distruggete la vita e la pace». Nel 1992 Madre Teresa tentò anche invano di salvare la vita di Joseph O’Dell, un condannato a morte negli Usa. Memorabile poi il controverso discorso al momento dell’accettazione del Premio Nobel per la pace (1979), in cui condannò con forza la pratica dell’aborto nel mondo, sottolineando che le sue suore non erano operatrici sociali: «… in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il corpo di Cristo 24 ore al giorno… sento che la passione di Cristo è rivissuta ovunque. Siamo lì per condividere questa passione, condividere il soffrire della gente, in ogni parte del mondo, non solo nei paesi poveri. Ho trovato che la povertà dell’occidente è ben più difficile da rimuovere».
 
Il segreto di questa forza è stato in una vita di preghiera e di estrema sobrietà, oggi continuata da suore sempre gioiose, per scelta senza telefonini, auto e ufficio stampa. Tutto il loro tempo lo dedicano a vivere quello che la Madre chiede nella sua ultima lettera: “Siate tutte per Gesù attraverso Maria”. Questo testamento spirituale le invita a essere lì, con Maria, ai piedi della croce: nel calvario di quelle persone, che oggi sono sulla croce e che soffrono, incontrano Gesù.
 
 
PRESENZA ASSENZA DI DIO
 
Il tasto, toccato anche dal papa, dell’esperienza del silenzio prolungato di Dio fatta da Madre Teresa, ci porta al punto più gridato dalla stampa in questo primo decennale dalla scomparsa: la sua cosiddetta “crisi di fede” rivelata dalla pubblicazione del libro citato del postulatore della causa di beatificazione, p. Kolodiejchuk (vedi p. es. articoli su “Time”, Mother Teresa’s crisis of faith; “La Croix”, Mère Teresa, si proche, si lointaine; “ Avvenire”, L’amore ha vinto l’oscurità).
 
Tutti collegano oggi il suo stile di preghiera a questa notte dello spirito che l’ha accompagnata per una buona parte della sua vita. La Madre approfittava infatti di qualsiasi momento per entrare in comunicazione con Dio, ed esortava le suore a fare lo stesso: un’ora sacra ogni giorno, il rosario camminando per strada, lo sforzo di incontrare Gesù nei poveri e negli altri. Come ha potuto associare l’oscurità della fede col suo instancabile e gioioso impegno per gli altri? Qualcuno arriva a dire che sia stata una benefattrice atea, magari anche un po’ truffatrice!
 
In una sua lettera, la Madre arriva a rivelare: «C’è tanta contraddizione nella mia anima, un profondo anelito a Dio, così profondo da far male; una sofferenza continua, e con ciò il sentimento di non essere voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo ... Il cielo non significa niente per me: mi appare un luogo vuoto!». Eppure questa sofferenza data dal vuoto di Dio è il segno che si tratta di un fenomeno positivo, secondo p. Cantalamessa (intervista a Radio Vaticana): «Si tratta di una presenza-assenza: Dio è presente ma non lo si sperimenta… Quello è un vero martirio, perché per chi non sente Dio e sente quel vuoto, stare ore fermo davanti al Santissimo è veramente stare in mezzo alle fiamme». Osservando come gli atei ‘normali’ non si affliggano per l’assenza di Dio, Cantalamessa azzarda la spiegazione di questa esperienza del vuoto come forma di espiazione di questo stesso ateismo «perché in fondo Madre Teresa ha vissuto in positivo, con fede, da parte di Dio, questo vivere come se Dio non esistesse».
 
Certo con caratteristiche diverse da quelle già conosciute: per esempio la notte oscura dello spirito di Giovanni della Croce è periodo preparatorio a quello “unitivo”, per Madre Teresa sembra che sia uno stato stabile. «Io credo, constata ancora p. Cantalamessa, che Madre Teresa sia la santa dell’era mediatica, perché questa “notte dello spirito” l’ha protetta dal diventare vittima dei media, cioè dall’esaltarsi». Dunque Dio le avrebbe fatto un dono e non certo un dispetto! Un dono che si inserisce nel suo cammino di consacrata scomoda che ha fatto l’esperienza, come soleva dire, di “una seconda vocazione nella prima vocazione” (dalla chiamata nel santuario di Letnice, 1922, che la porta a entrare nelle Suore di Loreto, a quella in treno che la porta negli slums di Calcutta, 1946). Una religiosa dunque che si è totalmente identificata con i poveri, al punto da capire che “l’oscurità” era in fondo il lato spirituale del suo lavoro: così da poter condividere il loro senso di essere non amati, non desiderati e non curati da nessuno.
 
Questa scelta è radicata nel voto, del 1942, di non rifiutare mai nulla a Dio. Sulla base della sua certezza nella chiamata e di questo suo voto, può affermare in una delle lettere: «Ero al punto di crollare, allora mi sono ricordata del voto e questo mi ha fatto andare avanti». P. Kolodiejchuk identifica il passaggio purgativo della Madre nel tempo di formazione a Loreto: le lettere di quel periodo sono tipiche di chi si trova nella notte oscura. Dopo ciò ha avuto sei mesi di unione intensa, seguita da alcune locuzioni ed estasi. Ella si trovava già nella autentica unione trasformante. A quel punto l’oscurità è tornata, ma si collocava nell’ambito dell’unione con Dio. Aveva insomma perso, secondo il padre, la consolazione dell’unione, alternando il dolore di quella perdita e il desiderio profondo, un’autentica sete. In Madre Teresa, a parte un mese del 1958, la consolazione dell’unione non è più riapparsa.
 
La sua sofferenza, quindi, può essere interpretata come riparatrice dei peccati altrui, più che come purificatrice dei propri. Ella è unita a Gesù attraverso una fede e un amore tali da farle condividere l’esperienza nell’Orto del Getsemani e sulla croce. In una lettera, così rende più chiaro il carisma: “Mie care figlie, senza la sofferenza il nostro lavoro sarebbe solo un’opera sociale, molto buona e utile, ma non sarebbe l’opera di Gesù Cristo, non sarebbe parte della redenzione. Gesù ci ha voluto aiutare, condividendo la vita, la solitudine, l’agonia e la morte». Questa ci sembra la miglior risposta della stessa Madre a chi pensa allora a una sua crisi o assenza di fede.
 
 
 
 
1 Il libro è edito dal Centro Madre Teresa, organizzazione senza scopo di lucro, diretta dalle Missionarie della carità, estensione dell’ufficio di postulazione di Madre Teresa. Il suo scopo è quello di promuovere una devozione genuina a Madre Teresa e una conoscenza di vita, lavoro, spiritualità e messaggio tramite pubblicazione dei suoi scritti autentici, distribuzione di materiali devozionali e mantenimento di un sito ufficiale (www.motherteresa.org). Il Centro è inoltre responsabile della salvaguardia delle sue parole e della sua immagine da ogni abuso e uso scorretto.
 
2 Cf. Testimoni 19 (2001) 8.
 
3 L’albero della Famiglia della Carità di Madre Teresa di Calcutta ha due rami attivi (le Missionarie fondate nel 1950 e i Missionari fondati nel 1963), due rami contemplativi (Sorelle fondate nel 1976 e Fratelli fondati nel 1979), il ramo dei Missionari laici e quello dei Padri, fondati entrambi nel 1984.
M.C.
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