Anche noi siamo fatti allo stesso modo, fantastici e fragili, pieni di semine delicate e di temporali e mareggiate. «Misterio etterno dell'esser nostro», diceva Leopardi. Un mese che ci somiglia, si può dire.
del 20 maggio 2010
 
          Maggio piovoso, maggio comunque violentemente odoroso. Di rose bagnate, di erbe cresciute con potenza, di cieli svarianti. E mese di Lei, si dice, della Madre che sei nei cieli. Dell’Ave Maria. E uno dice: cosa me ne faccio di un mese di maggio speciale per Lei? Cosa serve un mese dedicato a Lei? Forse qualche prete l’ha spiegato in queste settimane e m’è sfuggito. Forse non stiamo più attenti a queste cose. E si sta distratti, si pensa: bene, è il mese detto della Madonna. E tutto va avanti come prima.
          Fino a che accade qualcosa che non puoi non affidarLe. Insomma qualcosa che sovrasta talmente le tue forze che ti giri intorno e dici: ma questa cosa a chi la posso affidare? Che vuol dire in realtà: chi la può abbracciare? Perché affidare a Lei, mica vuol dire una cosa tipo ’servizio di pronto intervento’. A volte La si pensa come fosse l’idraulico, sia detto con il massimo rispetto della Signora. S’è rotto il tubo, può pensarci Lei? Magari s’è rotto proprio quello che bastava tener d’occhio con un po’ di manutenzione, ma si sa la nostra pigrizia, anche quella dell’anima, è tanta… Lei risolve perché abbraccia. Perché un problema risolto dà gioia forse al massimo fino all’insorgere di un prossimo problema. E invece un abbraccio che tiene tutta la vita la rende più venata di letizia e di pace.
          A Lei si può affidare tutto. Può essere una cosa piccola e che però ti angustia esageratamente o una cosa grandissima che nemmeno sai come chiamarla. Perché noi uomini siamo fatti così. A volte basta una cosa piccola che non va, una cosa da poco e ci viene l’ansia. Noi uomini intendo uomini e donne, si capisce. Hai voglia a dire: non ti preoccupare, non è niente. Non funziona e allora si vorrebbe affidare anche quella piccola vigliacchissima preoccupazione.
          Che so, una faccenda di lavoro, un amico o un marito che non capiscono una cosa, o un figlio che non studia come dovrebbe. Oppure, ci sono quelle altre cose. Le frustate in faccia. Quelle analisi che non ci si aspettava. O quel maledetto incrocio.
          O proprio lui, no… Ci sono quelle che magari vedi solo in televisione. Le fiamme per strada ad Atene per la proteste del­la crisi, o la povera disgraziata che nelle fiamme ha messo la sua piccolissima figlia. O la marea nera che avvelena il Pacifico. Insomma tutte quelle cose che ti vien male solo a pensarle, anche se poi pensi: io che ci posso fare? Anche questo secondo pensiero di impotenza non ti lascia tranquillo.
          E poi c’è da affidare non solo i guai. Ma anche le gioie. E i desideri. Tutti, compresi quelli più nascosti. I desideri delicatissimi. Perché anche certe gioie non sai dove metterle. E certe sorprese se te le tieni ti fan scoppiare il cuore. E la gioia degli altri quando la vedi… Sì la gioia degli altri, di tuo figlio, della donna che ami, degli amici: a chi affidarla perché non si perda, perché sia una nota sempre in quei cuori, una screziatura in quegli occhi amati… È il mese più bello. È proprio adatto: la natura esplode sotto i nostri occhi, rivela la sua affascinante misteriosa meraviglia, piena di sfarzo e anche di difetti, di fioriture e marcite, di slanci e di cadute.
          Anche noi siamo fatti allo stesso modo, fantastici e fragili, pieni di semine delicate e di temporali e mareggiate. «Misterio etterno dell’esser nostro», diceva Leopardi. Un mese che ci somiglia, si può dire. Forse anche per questo è il Suo mese. Di lei che era una come noi. Perciò è, per così dire, ‘più facilmente’ dei nostri, dalla nostra parte. Non c’è bisogno di spiegarLe tanto. Ha tutta la gamma del sentire umano. Ha avuto le sette spade. E rideva come una ragazza bellissima quando Lo ha visto tornare.
Davide Rondoni
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