Mai dimenticherò quella notte. Editoriale da Giovani per i Giovani

I sacchi a pelo invernali non riuscivano a scaldarci del tutto. È sempre straordinario camminare in mezzo ad un bosco sotto lo sguardo della luna piena, o partire dal rifugio parecchio prima dell'alba per affrontare con i compagni un ghiacciaio...

Mai dimenticherò quella notte. Editoriale da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 03 novembre 2008

I sacchi a pelo invernali non riuscivano a scaldarci del tutto.

È sempre straordinario camminare in mezzo ad un bosco sotto lo sguardo della luna piena, o partire dal rifugio parecchio prima dell’alba per affrontare con i compagni un ghiacciaio…

Quella volta eravamo sul Monte Sinai. Il deserto ha un fascino speciale, indescrivibile, ti dà un senso di infinito e di libertà… Da sempre nella Bibbia è il luogo della tentazione, ma soprattutto dell’incontro con Dio. Quello era proprio il monte alle cui pendici Mosè ha incontrato Dio nel roveto ardente e sul quale ha ricevuto le tavole della legge (Esodo, 3; 19-20). Poco sotto la cima si ricorda la grotta dove Elia ha trovato riparo. Il profeta scappava da una missione affidata da Dio e che secondo i calcoli umani era sopra le sue forze: nonostante tutto, nella brezza leggera ha incontrato il suo Signore (1 Re 19).

 

Quella notte non ho dormito. Oltre alle chiacchiere con i compagni e ai sassi sotto la schiena, lo spettacolo in cielo era troppo straordinario per lasciarsene sfuggire solo un istante. Le luce artificiali erano lontane chilometri, e le stelle erano miriadi.

E la via lattea.

È stata la prima e unica volta che l’ho vista così limpida e nitida. Viene alla mente il sogno di Giacobbe: «una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa» (Genesi 28).  

Come si sarà sentito Abramo quando, pur essendo senza figli, Dio gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza» (Genesi 15)?!

 

Una differenza tra il cristiano e il self-made man sta nella consapevolezza che siamo astri, ma feriti dal peccato e dalla cattiveria dentro e fuori di noi. Cristo ci chiama ad essere stelle 'deboli', cioè  persone che non hanno paura di condividere nella propria comunità anche le proprie ferite. Una grande sfida. Tanto più che c'è sempre la paura di essere gli unici a farlo, cioè di farsi vedere deboli in un gruppo di “forti”.

Ma si tratta dell’umiltà di Dio, la tenerezza e delicatezza onnipotente dell’amore. «Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Giovanni 13).

 

Redazione GXG

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