Sarebbe interessante fare un montaggio fotografico nel quale ritrarre almeno i principali: da Mamma Margherita a Don Calosso, a Don Cafasso, ai suoi amici della Società dell'Allegria, ai compagni di Seminario, ai suoi ragazzi, da Michele Rua a Giovanni Cagliero a Domenico Savio a Giuseppe Buzzetti...
Sarebbe interessante fare un montaggio fotografico nel quale ritrarre almeno i principali: da Mamma Margherita a Don Calosso, a Don Cafasso, ai suoi amici della Società dell’Allegria, specie quelli più cari, da Luigi Comollo a Giona l’ebreo, ai compagni di Seminario, dal Teologo Borel alla marchesa Giulia di Barolo, ai suoi ragazzi, da Michele Rua a Giovanni Cagliero a Domenico Savio a Giuseppe Buzzetti, per arrivare al Papa, il Beato Pio IX.
Noi cominciamo dalla prima persona che ha influito grandemente nella sua formazione umana e cristiana ed è stata certamente Mamma Margherita. Una mamma eccezionale che ha saputo insegnare ai suoi figli la fedeltà al lavoro e al sacrificio e in particolare ha donato loro un amore, fatto di dolcezza e di fermezza, materno e paterno insieme, attraverso una vita tutta illuminata dalla fede e dall’amore per Dio.
Il senso della presenza di Dio
Giovanni impara proprio da lei, rimasta vedova a 29 anni, con tre bambini di 2, 4 e 8 anni e una suocera semiparalizzata, a cogliere il senso della presenza di Dio, attraverso le espressioni più belle: la creazione con le sue meraviglie, che parla di lui, la bellezza della natura con le sue stagioni e i frutti della terra, che manifestano la sua generosità. Un Dio, papà provvidente che pensa sempre ai suoi figli, e se permette delle prove grosse, come la morte prematura di papà Francesco, o anche solo la tempesta, che distrugge i raccolti attesi dopo tanto sudore, lui sa perché. Proprio attraverso il creato Margherita fa sentire la presenza divina, ripetendo spesso: “Dio ti vede”, non certo per impaurire i suoi bambini, ma per rassicurarli, che non sono mai soli e lui pensa a loro, perciò non bisogna dargli dispiacere con il peccato, con la fuga dai propri doveri, con l’insincerità. Non è un Dio-carabiniere quello che lei scolpisce nella mente dei piccoli. Se la notte è bella e il cielo stellato mentre stanno a prendere il fresco sulla soglia di casa, dice: “È Dio che ha creato e ha messo tante stelle lassù”. Quando i prati sono pieni di fiori, mormora: “Quante cose belle ha fatto il Signore per noi”. Dopo la mietitura e la vendemmia, mentre tirano il fiato dopo la fatica del raccolto, dice: “Ringraziamo il Signore! È stato buono con noi. Ci ha dato il pane quotidiano”». (Da Teresio Bosco, Conversazioni su Don Bosco, Elledici 2011). La famosa unione con Dio di Don Bosco, che fa di lui un contemplativo nell’azione, inizia con l’esempio della mamma, che trasforma in preghiera le tante ore di lavoro nei campi e nelle faccende domestiche, necessarie per sfamare i suoi bambini.
La spiritualità del lavoro santificato
La spiritualità del lavoro santificato, che sarà anche la sua ascetica e la lascerà come caratteristica ai suoi Salesiani, ha le sue radici ancora in Mamma Margherita, che lo avvia al lavoro a quattro anni: certo, un lavoro compatibile per quell’età. La ricetta della santità che lascia a Domenico Savio, è quella dell’esatto adempimento dei propri doveri fatti per amore di Dio e nella gioia, unito alla passione per la salvezza delle anime. La preghiera di quella piccola famiglia, inginocchiata sul rude pavimento della cucina dei Becchi, diventerà la preghiera dell’Oratorio di Valdocco, dove Don Bosco riunirà i suoi ragazzi. Le preghiere del buon cristiano saranno il primo modo familiare di rivolgersi a Dio dei suoi Salesiani. Rende familiare ai figli la presenza di Maria, e li abitua a salutare questa Mamma almeno tre volte al giorno con la recita dell’Angelus e poi con il Santo Rosario. Non ci si deve meravigliare se nel sogno di Giovanni a 9 anni, la presenza di Maria ha un ruolo così importante, da segnare tutta la vita di Don Bosco e la forte devozione comunicata poi ai suoi ragazzi e ai suoi figli spirituali, i Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Bosco è stato fedele alle raccomandazioni fatte dalla mamma nel giorno della sua vestizione: «Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine; quando hai cominciato gli studi, ti ho raccomandato la devozione a questa nostra Madre; ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni devoti di Maria; e se diventerai sacerdote raccomanda e propaga la devozione a Maria». Ecco la radice della devozione a Maria Ausiliatrice propagata ormai nel mondo intero.
Una mamma catechista
Mamma Margherita è analfabeta, ma recettiva delle cose di Dio, conosce a memoria il catechismo ed è la prima catechista dei suoi bambini. Li prepara a ricevere i Sacramenti della Confessione e della Comunione. Non ci meravigliamo dunque se Don Bosco inizia la sua opera educativa a Torino, in mezzo ai ragazzi più poveri, con un semplice catechismo preceduto da un’Ave Maria. Fare catechismo sarà la sua prima attività sacerdotale. Già dall’età di cinque anni, ascoltando la mamma citare a memoria il catechismo, sente il desiderio di imitarla in mezzo ai suoi compagni, e a soli 11 anni qui ai Becchi, inaugura il primo oratorio e propone ai suoi piccoli amici, la recita del Rosario, la predica del parroco, che ripete a memoria, e poi offre i giochi di prestigio, imparati catturando i segreti ai saltimbanchi, avvicinati durante le fiere dei paesi vicini. A 12 anni, nella parrocchia di Moncucco fonderà il suo secondo oratorio. Studente prima, e seminarista poi, a Chieri, continuerà a fare catechismo, preparando al battesimo un giovane ebreo suo amico.
Una sensibilità speciale verso i poveri
Anche la sensibilità verso i poveri, Giovanni l’ha imparata da Mamma Margherita, sempre pronta ad aprire la porta, di quella povera loro cucina, ai bisognosi che bussavano chiedendo qualcosa per sfamarsi, o a coloro che venivano a chiedere aiuto per gli ammalati della borgata, e in queste vere opere di misericordia Margherita coinvolgeva a turno i suoi bambini. Confida al figlio divenuto sacerdote che non andrà a trovarlo se diventerà ricco, ma è pronta a seguirlo quando lo vede solo a Torino, in mezzo a tanti ragazzi poveri, diventando la loro mamma, e consumerà per loro gli ultimi anni della sua vita. La paternità di Don Bosco, con quel tratto di amorevolezza materna, che caratterizzerà il suo sistema educativo e ha il suo sigillo divino già nel sogno dei nove anni, è anticipata, ancora una volta, da Mamma Margherita, che educa i suoi figli con il cuore di mamma, ma ha la fermezza paterna che esprime soprattutto dialogando e ragionando con loro. Il germe del sistema preventivo, che è stato la novità educativa di Don Bosco, si può cogliere già nella prima “buona notte” (pensierino serale che veniva proposto ai ragazzi prima del riposo): è una invenzione di Mamma Margherita, rivolta al primo ragazzo povero e orfano della Valsesia che viene accolto a Valdocco.
La paternità assimilata dalla mamma, Don Bosco la esprimerà nel ministero delle confessioni e nella direzione spirituale dei suoi giovani. Quando Don Bosco insisterà con i suoi ragazzi sulla confidenza e sulla sincerità in confessione, unita al pentimento e al proposito, non fa che ripetere le raccomandazioni della mamma, in occasione delle sue prime confessioni, e trova tutto già anticipato in quei consigli. La sua stessa devozione eucaristica, che è la principale colonna del suo sistema educativo, è anticipata dagli inviti materni a fare spesso la comunione, mentre l’eresia giansenista del tempo imponeva ai fedeli, di diradare gli incontri eucaristici. Lo spirito di famiglia e la gioia, che deve essere una delle caratteristiche dei Salesiani e delle loro case, così chiamate perché si deve respirare in esse un clima di famiglia, è la più bella eredità che questa santa mamma ci ha regalato, dopo averla fatta respirare ai suoi figli, pur nella povertà della Casetta dei Becchi.
Don Gianni Asti
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