Muore a 17 anni. La sera prima dell'incidente ha scritto sulla parete della sua camera: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?»
del 24 agosto 2017
Muore a 17 anni. La sera prima dell'incidente ha scritto sulla parete della sua camera: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?»
«(…) è sempre difficile scrivere la prefazione di un libro, soprattutto di un libro che racchiude l’avventura di una vita: ogni vita, ogni persona ha qualcosa di unico e d’irripetibile, e dovremmo avvicinarci al mistero nascosto e presente nella storia di ogni uomo, con un senso di venerazione, a piedi scalzi, come Mosé davanti al roveto ardente, senza la pretesa di incasellare o di decifrare il cammino di una persona. Più che una prefazione, queste mie notazioni vogliono essere un invito alla lettura: perché vale la pena incontrare la vita di Marco».
Con queste parole il vescovo di Pavia mons. Corrado Sanguineti apre la prefazione al libro “Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltare” (Itaca edizioni) curato da Paola Cevasco e Antonio Gallo, genitori di Marco, e dalle sorelle Francesca e Veronica.
Il testo raccoglie le riflessioni e i pensieri di questo giovane diciassettenne morto a causa di un incidente stradale, ritrovati dalla famiglia nei diari, nei foglietti sparsi tra i libri di scuola, nei bigliettini accartocciati. Marco scrive sempre con passione e dappertutto. Da questi scritti emerge il suo grande desiderio di cogliere il senso della vita, di conoscere Cristo e amarlo. Sono meditazioni che pongono domande serie e radicali sul significato dell’esistenza e che si intrecciano ai suoi ricordi d’infanzia.
Pagine intense, commoventi, che scorro con il cuore pieno. È una gioia leggere di un ragazzo tanto giovane e già così vicino a Gesù, che guarda con gratitudine il film su San Francesco e invita tutta la famiglia a vederlo, soprattutto la sorella Francesca “con uno sguardo come se mi offrisse il mondo intero”.
“Entro in casa, poco prima di cena, e vedo Marco che guarda ancora san Francesco. «Eh no, ma non è possibile!», penso fra me. (…) Mi dice: «Fra, devi vederlo». Continuava a dire a tutti noi quattro: «Dovete vederlo!», con uno sguardo come se mi offrisse il mondo intero. Mi siedo e guardo con lui una scena del film, bellissima. La mamma ci chiama per la cena: (…) Marco spegne di botto (…) però rimane lì, sul divano. Con un gesto velocissimo, si raddrizza, si mette seduto bene dritto, molto vicino a me. Avverto con stranezza che mi si fosse seduto così vicino, tipo 10 cm. Diventa rosso, e capisco, ah come lo capisco, che mi doveva dire qualcosa. Inizia a parlare: «Ma Fra… stavo pensando… cioè…», così per un po’. (…) Io timida, non chiedo niente, gioco con il cellulare, ma rimango lì. Lui non demorde, si gira di scatto, mi guarda: «Fra, io sono cambiato, sono diverso, ora posso volerti bene. Tu sei mia sorella»”.
Marco l’ultima sera prima dell’incidente scrive sulla parete accanto al crocifisso della sua stanza: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?».
5 novembre 2011
La mamma racconta che alle 9 di mattina del 5 novembre del 2011 i carabinieri si recano da lei per comunicarle la morte di Marco, travolto da una macchina mentre andava a scuola in motorino.
Ecco le sue parole che narrano quei delicati, dolorosi (e profetici) momenti:
“La camera mortuaria si riempie di persone; poi tante altre anche a casa. Io non mi ero ancora avvicinata alla sua camera, perché, non so perché, era il luogo apice del dolore. Ma bisognava pur scegliere i vestiti per Marco, non volevo rinunciare a quell’ultima volta. (…)Scegliamo la sua maglietta di Stand by me, con la foto della chiamata di Matteo, e la scritta del primo discorso di papa Benedetto: «Egli dona tutto e non toglie niente». Mi siedo sul letto di Marco, c’è mia mamma, Alice si siede di fronte: «Ma cosa c’è scritto sul muro?». Ci accorgiamo della scritta. So per certo che venerdì mattina non c’era perché avevo fatto per bene le pulizie. «Chi l’ha scritta? Non mi arrabbio, ma ditemi se qualcuno qui in casa l’ha scritta!». Lo chiedo per poter procedere con razionalità, so benissimo che è la calligrafia di Marco”.
Le parole scritte sul muro indicano a tutti, alla famiglia in primis, dove guardare e a Chi guardare.
La vita di Marco spezzata così presto ha invece trovatoparadossalmente compimento. Perché se lo scopo della vita è conoscere Cristo, come leggiamo dall’omelia di don Pino Privitera pronunciata il giorno del funerale di Marco, questo è avvenuto nella sua esistenza.
“Scopo della vita è conoscere Cristo. Per Marco si è compiuta. Subito non ci credevo, poi ho pensato: «Era pronto». Oggi c’è il vangelo delle vergini: la vita non è per la preparazione della morte, ma un invito alla vigilanza nella quale vivere tutto. Per la Chiesa la morte improvvisa non è considerata un bene, «Salvaci da morte improvvisa». La morte improvvisa è un pericolo, ma in alcuni casi, può essere un segno di predilezione: può essere assimilata al martirio. Ha compiuto il suo cammino. Pensavo cosa avrebbe potuto fare… Aveva un grande desiderio, una grande curiosità, cose grandi… e la mamma ha pensato le stesse cose. In un attimo ha realizzato tutto. Era pronto.”
Il 19 marzo del 2011 Marco aveva scritto: «Esclusa una falsa o distratta via di mezzo, o Cristo si rifiuta o diventa il punto fermo» e poi «Il mio ideale è Cristo: la sua veridicità mi si continua a mostrare».
Quanto sono preziose queste riflessioni per noi tutti! Abbiamo bisogno di riscoprire questa fede viva, totale!
La morte improvvisa di Marco, come scrive mons. Sanguineti nella prefazione, “appare essere non l’epilogo di una vita, ma il compimento di un cammino, davvero il dies natalis”.
Dalla sua morte ogni anno centinaia di giovani compiono un pellegrinaggio al santuario della Madonna sulla cima del Montallegro per pregare e ricordare Marco. Che grazia!
Silvia Lucchetti
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