Una testimonianza che tocca parecchio. Maria Chiara è una ragazza down, ha 17 anni e frequenta la terza liceo scientifico. Ha dovuto cambiare scuola e ancora non ha l'insegnante di sostegno : «Sono angosciata. Ho paura che tutto finisca di nuovo prima che io possa dimostrare ai miei amici quello di cui sono capace quando me ne è data la possibilità».
del 27 gennaio 2011
   
          Maria Chiara ha 17 anni e una gran voglia di studiare. Per lei andare a scuola significa dignità, autonomia e, soprattutto, stare assieme ai suoi compagni. Si fa presto a dire “integrazione”. All’asilo e alle elementari essere diversi è quasi una festa. Operatrici e insegnanti di sostegno coccolano chi è svantaggiato, con tanto di menù etnico e di attenzioni discutibili e non richieste, come la Festa dell’inverno al posto del Natale. Finché i piccoli crescono e con le differenze devono fare i conti.
          «Ci hanno dato il bastone fino all’adempimento dell’obbligo scolastico, poi ce l’hanno tolto, senza preavviso». Renza Coco, la mamma di Maria Chiara, ha scritto al giornale 'Il Timone' per lanciare un appello. Ha assorbito sulla sua pelle la mortificazione della figlia.
          Maria Chiara è down e ha difficoltà di linguaggio e di coordinamento. Si impegna al massimo per superare i suoi limiti, ha scritto un libro e, grazie allo strumento della comunicazione facilitata, ha scoperto il dono della poesia. Per chi, come lei, non riesce nemmeno a digitare in modo autonomo sulla tastiera, l’aiuto del facilitatore è uno strumento indispensabile, che l’ha portata brillantemente alla terza media. «È stata Maria Chiara a decidere di voler fare il liceo», spiega la mamma, «noi non l’abbiamo spinta in nessun modo, anche se oggi ci sentiamo continuamente criticati, come se volessimo portar via qualcosa a qualcuno».
           Maria Chiara, che vive a Gorizia, si iscrive al liceo scientifico della sua città. Il biennio dell’obbligo le regala soddisfazioni e la media del sette. Ma in terza le cose si complicano. «Sono cambiate le autorità scolastiche e anche gli insegnanti di sostegno. Maria Chiara veniva lasciata sola durante le verifiche», continua la mamma, «le valutazioni sono crollate e abbiamo dovuto ritirarla».
           «Alla comunicazione facilitata non è riconosciuto un valore scientifico, anche se viene utilizzata con successo in molte scuole, anche alla Normale di Pisa», spiega Renza. «Il facilitatore all’inizio tiene una mano sul polso dei nostri ragazzi, perché il contatto fisico li tranquillizza e li aiuta a controllare la digitazione. Poi, quando il rapporto di fiducia è consolidato, la mano si sposta sulla spalla».
          Quest’anno Maria Chiara ha cambiato scuola. Si è iscritta al liceo scientifico di Cervignano, in provincia di Udine. «Gli insegnanti si sono dimostrati molto disponibili», continua la signora Renza, «ma siamo già a dicembre e, nonostante l’interessamento del Direttore scolastico regionale, non abbiamo ancora un facilitatore. Le sue verifiche non vengono valutate, mia figlia è sempre più scoraggiata. Cerca di dimostrarsi autonoma, partecipa alle gite scolastiche, studia a casa con gli ex insegnati di sostegno, ma non basta».
          Così Maria Chiara ha scritto al computer proprio ieri: «Sono angosciata. Ho paura che tutto finisca di nuovo prima che io possa dimostrare ai miei amici quello di cui sono capace quando me ne è data la possibilità».
 
 AVREMO DIRITTO DI PAROLA
 Avremo anche noiquello che i nostri nascosti balbettiinon si vuole comprendere.Anche noi potremo diresommessamentedi esistere.Comprenderete. (Maria Chiara Coco) 
Simonetta Pagnotti
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