Maria è la Donna eucaristica

Don Bosco, sulla scia di numerosi santi, ci ha insegnato che la Chiesa procede sicura quando è saldamente ancorata alle “due colonne” dell'Eucaristia e di Maria. Insieme rappresentano un'unità d'amore concreta. «Beato chi si afferra con l'amore e con la fiducia a queste due ancore di salvezza, Gesù e Maria: certamente non si perderà».

Maria è la Donna eucaristica

da Teologo Borèl

del 30 giugno 2011

 

          Don Bosco, sulla scia di numerosi santi, ci ha insegnato che la Chiesa procede sicura quando è saldamente ancorata alle “due colonne” dell’Eucaristia e di Maria. Insieme rappresentano un’unità d’amore concreta: insieme realizzano la totalità di Cristo, che non esiste senza la sua Chiesa; insieme realizzano la pienezza della Chiesa, che non esiste senza il suo Signore; insieme sono il corpo di Cristo, perché la Chiesa è generata dal Corpo eucaristico del Signore, ma questo è il corpo che Maria ha generato e sacrificato.

          È perciò giustissimo quello che dice sant’Alfonso: «beato chi si afferra con l’amore e con la fiducia a queste due ancore di salvezza, Gesù e Maria: certamente non si perderà». La Chiesa lo crede fermamente: La maternità di Maria è particolarmente avvertita e vissuta dal popolo cristiano nel sacro Convito – celebrazione liturgica del mistero della redenzione – nel quale si fa presente Cristo, il suo vero corpo nato da Maria Vergine. Ben a ragione la pietà del popolo cristiano ha sempre ravvisato un profondo legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto dell'Eucaristia: è, questo, un fatto rilevabile nella liturgia sia occidentale che orientale, nella tradizione delle Famiglie religiose, nella spiritualità dei movimenti contemporanei anche giovanili, nella pastorale dei santuari mariani. Maria guida i fedeli all'Eucaristia (RM 44).

          Il legame fra Maria e l’Eucaristia è così stretto, che l’Enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia ravvisa una felice consonanza, fatta di memoria, di obbedienza e di amore, fra le parole del Signore e quelle della Madre: Il nostro ripetere il gesto di Cristo nell'Ultima Cena in adempimento del suo mandato: “Fate questo in memoria di me!” diventa al tempo stesso accoglimento dell'invito di Maria ad obbedirgli senza esitazione: “Fate quello che vi dirà” (EE 54).           Si può pensare fondatamente che l’affidamento a Maria come Donna eucaristica sia il vertice dell’affidamento mariano, perché il dono più bello che Maria ci può fare come suoi figli e che noi figli le possiamo chiedere è quello di insegnarci a fare bene la Comunione! Per Maria non c’è gioia più grande che quella di offrirci tutta la grazia, la verità e l’intensità di quel suo sì che ha reso possibile l’Incarnazione e ha dato accoglienza alla Redenzione. Quanto più Maria ci rende eucaristici, tanto più realizza la sua missione, quella di portarci a Gesù, di farci portare Cristo in noi, di insegnarci a fare della nostra vita un sacrifico a Dio gradito in unione al perfetto sacrifico del Figlio. Qui si vede chiaramente come affidarsi a Maria come Donna eucaristica è realizzare l’itinerario del vero discepolo: incontrare Gesù, condividere la sua vita, offrire la propria vita.  1. LO SFONDO MATERNO DELL’EUCARISTIA           Abbiamo più volte considerato che quando Gesù offrì se stesso, offrì anche la Madre. Per questo, se si vuole comprendere l’Eucaristia «non si può dimenticare Maria», che con il Santissimo Sacramento ha un rapporto «molto profondo ». Cerchiamo di contemplare qualcosa di questa profondità, per la quale «Maria è donna “eucaristica” con l'intera sua vita» (EE 53).           La famosa espressione di sant’Agostino caro Christi, Caro Mariae (“la carne di Cristo è la carne di Maria”) dice molto di più che un’ovvietà biologica. Dice che la disponibilità creaturale di Maria, in anima e corpo, è stata totalmente assunta, fatta propria, dal Figlio di Dio; e dice che tutto il corpo e il sangue, l’anima e la divinità di Gesù sono stati totalmente accolti dalla Madre. Il sì di Maria è così poco esteriore al sì di Gesù, che la Chiesa arriva ad affermare che tale sì «ha deciso dal lato umano il compimento del mistero divino» (RM 13)! La pienezza di questo sì diventa ora l’anticipazione e la prima realizzazione del legame eucaristico che unisce il Signore alla sua Chiesa, la sorgente di quel delicatissimo rapporto fra Chiesa e Sacramenti che è decisivo per comprendere tutto il dinamismo della fede!           Ciò che si offre alla nostra contemplazione è che anche dal punto di vista eucaristico, che immediatamente fa pensare al mandato ricevuto dagli Apostoli, Maria, con il suo sì femminile, precede sempre. Grazie a questa precedenza spirituale e materna, cioè libera e amorevole, Maria è la Chiesa prima della Chiesa, l’Eucaristia prima dell’Eucaristia, il suolo santo, spirituale perché obbediente, somatico perché materno, in cui trova attuazione ogni realtà ecclesiale           1. La precedenza mariana per la quale Maria non solo accoglie esemplarmente la grazia eucaristica, ma ne sta anche a fondamento, è visibile in primo luogo nel rapporto di Maria con Gesù. Il legame che Gesù realizza con noi nell’Eucaristia si fonda non solo nelle parole dell’Istituzione, ma dal legame psico-fisico della Madre con il Figlio, un legame che sta all’origine del corpo stesso del Signore, che però non viene in seguito abolito, ma si trasforma nel nucleo santo e materno della Chiesa.           2. In secondo luogo, Maria anticipa l’Eucaristia perché realizza per prima l’ideale eucaristico voluto da Gesù, quello di una comunione d’amore che coinvolge l’anima e il corpo. Qui la precedenza e l’interiorità del sì di Maria rispetto all’Eucaristia si manifesta nel fatto che il suo consenso di Vergine precede ed accompagna la sua missione di Madre: la santità mariana è lo sfondo della grazia sacramentale, perché anche Maria concepì Gesù prima nell’anima che nel corpo, prima con la sua apertura spirituale che con la sua disponibilità fisica. Proprio come misteriosamente comprese Elisabetta, che riconobbe Maria come la «Madre del mio Signore», ma la chiamò beata per aver «creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (1,43.45). Contemplando Maria come Donna eucaristica a motivo del suo sì, noi impariamo che è la fede il  fondamento delle opere, che è il sì alla vocazione a produrre la fecondità della missione, che è lo spirito ciò che vivifica ogni carne. Qui si vede quale grande aiuto Maria può offrirci per accostarci degnamente alla Comunione e portare i frutti che Dio si aspetta. La Chiesa vede infatti il fiat di Maria all’incarnazione del Verbo come il fondamento esemplare dell’Amen del credente quando fa comunione col corpo di Cristo: Maria concepì nell'Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore. C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore (EE 55).           3. In terzo luogo, considerando lo sfondo mariano dell’Eucaristia in rapporto al ministero petrino, si intravede una relazione profonda fra la precedenza di Maria e il primato di Pietro. Gesù fonda la sua Chiesa sulla santità di Maria e sul pentimento di Pietro! Che sapienza divina c’è in tutto questo! Poiché la Chiesa è la vittoria sul peccato e il rifugio dei peccatori, Gesù la fonda nel cuore immacolato di Maria e nel cuore pentito di Pietro, come comunità santa e come strumento di santificazione. Per questo il principio mariano della Chiesa attraversa il principio petrino: lo precede, lo sostiene, lo adempie.           4. Torniamo infine su ciò che è più misterioso e meraviglioso: nel corpo di Gesù è presente il corpo di Maria, Cristo e la Chiesa si appartengono nell’amore, un amore insieme umano e divino, caratterizzato non solo dalle misure umane, ma anche dalla dismisura divina. Quando facciamo la Comunione, noi partecipiamo di un amore infinito: la Trinità abita in noi, e noi nella Trinità! L’Eucaristia è il realismo di tutto questo: non semplice memoria o desiderio, ma memoria che si fa realtà e desiderio che attinge il suo compimento! Questo perché davvero il legame Madre-Figlio realizzato nell’Incarnazione non viene superato o cancellato, ma perdura senza soste fino alla Pasqua e diventa eterno nel Cielo: Quando nell’Eucaristia il Signore dona agli uomini il suo corpo, carne e sangue, si tratta proprio di quel corpo che la Madre ha concepito e portato, formato e nutrito, ricevuto dallo Spirito Santo perché lo mettesse al mondo e lo donasse all’umanità. Ed è impossibile che l’unità nella carne tra la Madre e il Figlio venga ora revocata. L’Eucaristia non elimina questa unità, e per questo è sempre anche memoria del sì della Madre e del suo aver portato il Figlio, tanto che nel corpo di lui si possono trovare le tracce di quello di lei.           Non bisogna essere ingenui: essere l’uno il corpo dell’altra non è questione biologica, ma è comunione di vita, partecipazione profonda alla vicenda e al destino dell’altro. L’esperienza che Maria fa di Gesù è talmente ricca, da diventare il punto di partenza e il punto d’arrivo della Chiesa, il suo nucleo eucaristico. Maria è dunque il primo e il più importante aiuto che ci è dato per vivere con frutto l’Eucaristia. Chi infatti più di lei conosce il cuore di Gesù ed è presente nel cuore di Gesù? Chi più di lei lo ha accompagnato nel cammino? Chi più di lei ha patito e compreso il suo sacrifico? Chi più di lei ha partecipato e gioito della sua risurrezione? E chi conosce meglio di lei i desideri e le esigenze del Signore quando fa comunione con noi? E chi vede più maternamente tutta le nostre distrazioni, superficialità e resistenze nell’accogliere e nel corrispondere a Gesù? È dunque lei, Donna eucaristica, l’aiuto più grande che possiamo avere per maturare quegli atteggiamenti di lode e di offerta, di comunione e sacrificio che Gesù ci comunica come Pane di vita. Quando ci accostiamo alla Comunione, non esitiamo a chiedere l’aiuto di Maria per imparare ad essere e a sentirci, come lei, dei tabernacoli viventi, uomini donne che dimorano in Gesù e in cui Gesù dimora.  2. LA PRESENZA MATERNA NELL’EUCARISTIA           Maria non solo è Madre che ci precede, ma è Madre che ci accompagna. Sta all’origine della Chiesa, e vi sta come membro eminente. Pensiamo alle prime Eucaristie: Maria era presente! Dopo aver offerto il Figlio, lo riceveva di nuovo per mano degli Apostoli. Pensiamo ai sentimenti di gioia e di consolazione che doveva provare, alla gratitudine e al tenero affetto che nutriva per gli Apostoli ormai suoi figli. Pensiamo  soprattutto allo sguardo edificato degli Apostoli nel vederla fare la Comunione, lei che aveva accolto il Signore come Madre, e che ormai era anche la loro Madre! Ascoltiamo le parole appassionate di Giovanni Paolo II: Come immaginare i sentimenti di Maria, nell'ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell'Ultima Cena: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l'Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all'unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce (EE 56).           Là nel Cenacolo, come in ogni celebrazione eucaristica, l’offerta che il Signore fa di sé e della Madre si realizza sempre di nuovo: in tutto, nell’ascolto della Parola, nella presentazione delle offerte, durante la preghiera eucaristica, e infine al momento della Comunione, Maria è misteriosamente presente, ripete insieme a noi e per noi il suo sì. Non è un pensiero puramente devozionale. L’insegnamento della Chiesa ne parla in termini di grande realismo: Nel “memoriale” del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua morte. Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore… Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia (EE 57).           Il dono del’Eucaristia è talmente grande, che se c’è un motivo per imitare Giovanni e prendere Maria nella nostra casa, il più importante è il suo aiuto nel vivere la Messa con «vero atteggiamento eucaristico», quell’atteggiamento che origina dal Magnificat, che è essenzialmente canto di lode e rendimento di grazie: «l'Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un magnificat!» (EE 58).Certo, molti cristiani non provano gioia nel partecipare all’Eucaristia. Sono afflitti da tiepidezza e da dubbi. Il mistero eucaristico è un miracolo così grande che per un verso sfugge alla percezione sensibile, e per altro verso sembra troppo bello per essere vero. Anche in questo la Madre ci viene in soccorso.            Ella, che ha portato Gesù in grembo, non ha alcun dubbio sulla “presenza reale” del Signore nell’Eucaristia: lo riconosce, ne prova gioia, e vuole comunicarci il suo sguardo e la sua gioia. Sono innumerevoli i cristiani che grazie a Maria sviluppano i loro sensi spirituali e crescono nella loro vita eucaristica! Qui la Madonna è davvero una madre esperta, perché, come spiega molto bene la von Speyr, vi è un’analogia molto profonda fra l’evento dell’Incarnazione e l’atto della consacrazione: La consacrazione corrisponde alla reale discesa del Figlio nel grembo della madre. Come la Madre lo accoglie per donarlo poi immediatamente al mondo, così il Signore discende nella sua Chiesa all’atto della consacrazione per farle subito dono di sé con la Comunione. L’Incarnazione è opera dello Spirito Santo che ha la sua premessa nel sì di fede della Madre. Allo stesso modo anche la consacrazione è un’opera oggetto di creazione da parte dello Spirito Santo che ha come premessa la disponibilità a credere della Chiesa… La Madre permane quindi come l’origine costante del dono eucaristico di suo Figlio. Quando egli fa dono di sé, nel suo sacrificio è contenuto anche quello della Madre, cioè di colei che insegna alla Chiesa a sacrificarsi secondo l’esempio del Signore.

Don Roberto Carelli

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