Maria Orsola prese a suo modello Maria che consumò la sua vita per Dio. Esiste l'età giusta per morire? Di certo non a sedici anni. Questo però secondo il nostro modo di vedere le cose, non per Chi usa un metro diverso per valutare i tempi...
Vallo Torinese, 2 ottobre 1954 – Venezia, 10 luglio 1970
Sedici anni per una ragazza sono l’età del primo amore, che infiamma il cuore, ne accelera i battiti, fa vedere in una luce gioiosa ogni cosa; la vita sorride e l’oggetto di tanto amore diventa il fulcro della giovane vita della ragazza.
Sono cose note e ogni volta sempre meravigliose, ma ci sono alcune giovani anime che sono andate oltre, non è un ragazzo l’oggetto del loro amore, ma incredibilmente l’Amore stesso di Dio. Lungo la storia millenaria della Chiesa, sono sorte figure di suore mistiche, ascetiche, dotate di visioni e doni soprannaturali, che sono penetrate nell’essenza stessa dell’Amore di Dio e cui si erano votate.
Ma molto raramente la scoperta di quest’Amore, è avvenuta in ragazze non consacrate, immerse nella vita gioiosa ma distratta della loro giovane età. E una frase detta al suo parroco, ci fa inserire Maria Orsola Bussone, nella ristretta schiera di queste anime elette: “Sarei disposta a dare la vita perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio”.
Maria Orsola Bussone nacque a Vallo Torinese nelle Prealpi piemontesi il 2 ottobre 1954, il padre gestore di un’officina, la madre una brava sarta, a loro si aggiunse il secondo figlio Giorgio nato nel 1957.
Da piccola Maria Orsola frequentò la scuola materna di Monasterolo tenuta dalle Suore del Cottolengo; sebbene così piccola, lasciò di sé un ricordo indelebile nelle suore, disse di lei suor Melchiorina: "Era veramente buona. Aveva un tratto che attirava simpatia. In vent’anni che ho tenuto l’asilo non ne ho trovata un’altra come lei".
A sette anni ricevette la Prima Comunione e ad undici la Cresima, mentre frequentava la Scuola Media all’Istituto “Federico Albert” delle Suore Albertine di Lanzo Torinese. Da lì prese a frequentare il Liceo Scientifico “Galileo Ferraris” di Cirié.
Il suo vivere fu quello di una brillante studentessa, vinse un concorso sul tema “La Comunità Europea”, come premio andò in viaggio con altri otto ragazzi a Bruxelles – Lussemburgo – Strasburgo; partecipava attivamente alla vita dell’Oratorio parrocchiale di Vallo Torinese; con il suo carattere estroverso, gioviale e spontaneo, era sempre pronta ad aiutare chi ne aveva bisogno. Sportiva appassionata, praticava nuoto, ciclismo, pattinaggio a rotelle, sci. Il quadro che se ne ricava è quello di una ragazza a posto sotto tutti gli aspetti, intellettivi, familiari, spirituali, nei rapporti con gli altri.
Nel 1967 con il parroco focolarino, don Vincenzo Chiarle, partecipò ad un incontro per parrocchie, presso il Centro Mariapoli di Rocca di Papa (Roma), organizzato dal Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich e ormai diffuso in tutto il mondo. Rimase colpita dalla spiritualità di questo Movimento, tanto che volle partecipare ad un altro incontro di giovani del Movimento, denominati i “Gen” (Generazione Nuova) Rossi e Verdi, prese a suonare la chitarra e giacché era dotata di una bella voce, cantava da solista nel complessino organizzato da alcuni giovani della parrocchia.
Nell’estate 1968 a conclusione di un convegno GEN, prima di tornarsene a Vallo, con l’impeto della sua anima in piena rivoluzione, scrisse alla Fondatrice Chiara Lubich: “Ti voglio ringraziare per questi magnifici giorni e ti voglio dire che cosa ho capito. In questi giorni ho capito che la chiave della gioia è la Croce, Gesù Abbandonato. L’avevo capito sì abbastanza, ma quando arrivano le Croci, io non le superavo e andavo a terra. Ora invece l’ho capito e sono riuscita ad amarla… Sai Chiara, voglio amare, amare, amare sempre, per prima, senza aspettarmi nulla, voglio lasciarmi adoperare da Dio come vuole Lui e voglio fare tutta la mia parte, perché quella è l’unica cosa che vale nella vita…”.
Maria Orsola cambiò totalmente e la sua crescita interiore diventò più forte, confidò i suoi pensieri e le sue riflessioni spirituali al diario personale e scrivendo varie lettere a seminaristi, sacerdoti, giovani e ragazze.
Prese a suo modello Maria che consumò la sua vita per Dio. Dalle lettere scritte si sente che ormai Maria Orsola Bussone aveva fatto la decisiva scoperta di vita. Le coordinate essenziali della sua spiritualità erano la fede nel Dio-Amore per noi, il mettere “Gesù in mezzo” per illuminare i rapporti col prossimo, l’offrire a Dio momento per momento, azioni, gioie e soprattutto sofferenze, in sintonia con Gesù Abbandonato. E infine, il saper sempre “ricominciare”.
Il futuro di Maria Orsola si delineava, anche se non chiaramente, in una vita consacrata tutta a Dio, ce n’erano tutti i presupposti, ma il Signore aveva deciso di accettare l’offerta della sua vita e l’attirava a sé.
Il 3 luglio 1970, insieme al fratello Giorgio di 12 anni e ad una quarantina di bambini, ragazzi e giovani, delle parrocchie di Vallo Torinese, Varisella, Monasterolo, Maria Orsola in veste di animatrice, partì per un campo-scuola a Ca’ Savio presso Venezia. La sera di venerdì 10 luglio 1970, dopo aver animato con la chitarra e i canti il raduno finale della giornata sulla spiaggia, prese a prepararsi per la Messa e mentre si asciugava i capelli, una tremenda scossa elettrica, partita dal phon difettoso, la colpiva in pieno fulminandola sul colpo. A nulla valsero i soccorsi né la respirazione artificiale; gli angosciati genitori, il parroco e viceparroco arrivarono a Venezia nelle prime ore di sabato 11.
Durante la notte la salma fu portata a Vallo Torinese e il lunedì 13 luglio si svolsero i funerali, che per partecipazione di popolo, numero di celebranti, rappresentanza di una cinquantina di comunità parrocchiali, presenza di numerosi Focolarini della zona, la banda musicale, più che un funerale sembrava una festa.
Le campane suonavano a stormo e i canti furono eseguiti dal complesso di giovani in cui cantava e suonava Maria Orsola.
La fama di questa giovane sedicenne, vissuta così intimamente per Dio e per gli altri, cominciò a fare affluire alla sua tomba moltissima gente, che più che pregare ‘per’ Maria Orsola, preferiva invocarne l’intercessione. Man mano che il tempo passava, si veniva a conoscere la spiritualità nascosta della giovane, tramite il diario e le tante lettere scritte; gli arcivescovi di Torino la presentarono e presentano, spesso come modello ai giovani, di un cristianesimo vissuto; anche papa Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Torino del 3 settembre 1988 la additò ai giovani quale esempio luminoso dell’accettazione della propria vita, come un dono ricevuto e non di un possesso egoistico.
Il 17 luglio 1997 la Santa Sede ha dato il nulla osta per l’inizio del processo di beatificazione di Maria Orsola, un’altra perla della elevata spiritualità in tutti i campi ed età, della gente torinese e piemontese.
Antonio Borrelli
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