«Maria, prima educatrice»

Aiutare ed accompagnare i giovani a formarsi e a spendersi «per alti ideali», è la sfida da accogliere e da intraprendere con coraggio! Una sfida nelle sfide provenienti dalla società contemporanea, segnata da tendenze individualiste, da carenza di educatori capaci di stare gratuitamente accanto ai giovani per ascoltarli e accompagnarli con la proposta di ideali alti di vita.

«Maria, prima educatrice»

da Teologo Borèl

del 11 novembre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

«Un'esigenza che concerne oggi le famiglie, la Chiesa, la società e specialmente le nuove generazioni».

          Più grande è la polivalente crisi, più grave, globale e glo-cale – siamo in un «contesto ormai definito 'glo-cale' del pianeta, dove 'globale' e 'locale' devono necessariamente integrarsi» (B. Forte) – è il disagio antropologico in cui ci imbattiamo, più tenace e imperativo è il dovere all'impegno educativo che anche la Chiesa deve intraprendere nel suo essere per i giovani, ai quali, ancora una volta, Benedetto XVI si è rivolto come ad esempio nell'omelia liturgica dettata nel quarto anniversario della morte di Giovanni Paolo II, il pontefice che li ha amati di amore preferenziale.

          Proprio facendo memoria di tale paterna e sperimentata attenzione, Papa Ratzinger ha tra l'altro detto: «Giovanni Paolo II riusciva a comunicare una forte carica di speranza, fondata sulla fede in Gesù Cristo, il quale 'è lo stesso ieri, oggi e per sempre' (Eb 13,8), come recitava il motto del grande Giubileo del 2000 […]. Come padre affettuoso e attento educatore, indicava sicuri e saldi punti di riferimento indispensabili per tutti, in special modo per la gioventù […]. Non aveva egli sottolineato più volte il bisogno di una radicale adesione al Vangelo, esortando adulti e giovani a prendere sul serio questa comune responsabilità educativa? Anch'io, come sapete, ho voluto riprendere questa sua ansia, soffermandomi in diverse occasioni a parlare dell'urgenza educativa che concerne oggi le famiglie, la Chiesa, la società e specialmente le nuove generazioni. Nell'età della crescita i ragazzi hanno bisogno di adulti capaci di proporre loro princìpi e valori; avvertono il bisogno di persone che sappiano insegnare con la vita, ancor prima che con le parole, a spendersi per alti ideali» (2.4.2009). 

          Aiutare ed accompagnare i giovani a formarsi e a spendersi «per alti ideali», è la sfida da accogliere e da intraprendere con coraggio; è una sfida nelle sfide provenienti dalla società contemporanea, segnata da tendenze individualiste, dallo sviluppo di relazioni virtuali che provocano fenomeni di isolamento, da carenza di educatori capaci di stare gratuitamente accanto ai giovani per ascoltarli e accompagnarli con la proposta di ideali alti di vita.

          La preoccupazione e l'attenzione rivolte al delicato e improrogabile impegno della formazione educativa dei giovani portano a concludere che tale processo, o itinerario pedagogico, è oggi più che ieri azione delicata e complessa ed è finalizzata a ottenere più scopi: «Liberare l'uomo dai limiti; liberare le sue ricchezze interiori e le sue abilità; allevare, cioè nutrire e far crescere; immettere nelle tradizioni di vita della comunità umana. È così difficile e grandioso educare che nessuna pedagogia è mai degna dell'educazione » (M.G. Masciarelli). L'educazione, quindi, si configura come un «processo di umanizzazione integrale».

          Ci si educa e si viene formati per essere 'uomo' e 'donna' in relazione con se stessi e con gli altri! Ma formazione di quale uomo/donna? E verso che cosa egli si educa e viene educato? Sono interrogativi che rinviano inevitabilmente ad una teleologia e ad un'antropologia pedagogica, le quali, a loro volta, spingono a ricercare risposte in un mondo di valori, in un mondo di «significati da ricercare» e di «compiti da realizzare», per dirla con V.E. Frankl. Inoltre, la ricerca del significato, come tratto autonomo della personalità, può portare la persona formanda e la stessa persona formata fino al 'Totalmente Altro', in cui cogliere il sovrasignificato o il senso della totalità dell'esistenza umana, il cui fine ultimo per noi credenti rimane il Dio di Cristo. In tale contesto, va ribadita anche la necessità di superare il riduttivismo della ragione post-moderna, la sua messa in discussione della sensatezza della domanda di senso, cosa, osserva il teologo della Pontificia Università Lateranense di Roma Antonio Sabetta, che «costituisce un aspetto [forse il più] problematico della dicibilità del cristianesimo nell'epoca post-moderna».

          In definitiva oggi il compito principale è quello di «ridare dignità alla ragione », rimetterla in condizione di conoscere il vero e ricercare l'Assoluto; ed è la fede ad assumersi l'onere di difendere la ragione senza compiere con ciò una 'appropriazione indebita' o una illecita 'invasione di campo', poiché, nella prospettiva cristiana, la ragione viene difesa essenzialmente dalla stessa fede come espressione non illusoria dell'humanum, della sua dignità e della sua sostanziale apertura e capacità relazionale. 

          In questa complessa temperie culturale e religiosa, bisogna educare o/e rieducare le giovani generazioni alla fede, ben sapendo che dal punto di vista psicodinamico, osserva lo psicologo e psichiatra L. Pinkus, «la costruzione dell'identità – e quindi i processi educativo- formativi – si concretizzano nell'interazione tra i soggetti in formazione e gli adulti che esercitano la funzione tutoria (cioè dotata di autorità/autorevolezza) mediante stimoli e sostegno, che siano idonei a rispondere ai bisogni non ancora espliciti e a rendere i soggetti in formazione gradatamente autonomi dai meccanismi imitativi propri degli stadi più immaturi dello sviluppo; per questa via viene favorito il raggiungimento di un'identità matura autopercepita e socialmente riconosciuta. La ricchezza e la pregnanza vitale del processo di individuazione implicano, e al tempo stesso costruiscono, due esigenze fondamentali della persona umana:

1) il bisogno di senso, cioè di trovare delle ragioni profonde alla propria storia e alle sue vicissitudini;

2) il bisogno di costruirsi consapevolmente una propria visione del mondo, che stimoli ad operare scelte valoriali e progetti esistenziali a lungo termine, senza i quali non si perviene a una dimensione veramente adulta, cioè a una identità matura e, quindi, compiuta».

Salvatore M. Perella

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