Martedì 20 agosto 1957

Non domando la grazia di cantare il Magnificat, ma vorrei superare questa angoscia e dirigere i miei ultimi pensieri al Signore. Insomma, fiducia, e non preoccupiamoci di ciò che farà il Signore. Ti sia fatto come hai creduto.

Martedì 20 agosto 1957

da L'autore

del 20 novembre 2009

Resistere ad ogni costo: non cedere terreno

 

Martedì 20 agosto

 

Il barometro della mia spiritualità, stazionario sul variabile, sta discendendo sempre più verso la pioggia e la nebbia.

 

A poco a poco vengo lasciato a me stesso, e ogni mattino costato che ho perduto un po' dell'entusiasmo della vigilia. All'opposto, il mondo e le sue attrattive riguadagnano il terreno che avevano perduto sotto l'invasione della grazia.

 

Bisogna assolutamente che io mantenga tutto ciò che mi sono proposto di fare. Se non posso difendermi così che pensieri più o meno torbidi non invadano la mia mente, nulla può impedirmi di mettermi in ginocchio e di recitare le mie preghiere, anche se l'attenzione non è più così sostenuta.

 

Lì è il punto più cruciale del combattimento. Resistere ad ogni costo, non cedere un dito di terreno. Sia! Rinuncio a segnare dei punti in avanti, e mi trincero sulle mie posizioni, in attesa che, infondendomi la grazia forze nuove necessarie, io possa vincere il nemico in un'offensiva folgorante e definitiva.

 

Per il momento, la parola d'ordine sarà la stessa che a Verdun: Non passeranno. Quando parlo di definitiva non è che io intenda di aver raggiunto la perfezione [cf Fil 3,12ss], ma che, essendo cortissimo il tempo che mi resta, il combattimento si arresterà là dove il buon Dio vorrà che sì fermi.

 

È vero: il tempo passa. Solo più 40 giorni! Lo stesso periodo che il Signore ha trascorso nel deserto a digiunare. Il diavolo viene a tentarlo più volte e Lui gli resiste vittoriosamente. Confesso che non ho capito troppo bene questo passo del Vangelo che sembra di un contenuto diverso dal resto.

 

Insomma, 40 giorni, è così poco! Eppure, non penso a questa scadenza così prossima e così temibile. Non la temo, almeno per il momento, e dormo d'un sonno profondo e calmo. Metto tutta la mia fiducia nel Signore che non mi abbandonerà. Io sarò il loro sicuro rifugio durante la vita e soprattutto in morte [promessa del Sacro Cuore di Gesù]. Allora, nulla da temere! Sarà come Gesù vorrà che sia.

 

Vi è tuttavia una cosa che mi lascia un po' turbato: colui che muore in questa forma sanguinaria, barbara, e raccapricciante, sebbene sia coraggioso. Per restare calmo e padrone di sé, deve fare appello a tutta la sua volontà, a tutto il suo orgoglio. Chi dice orgoglio, dice facilmente odio, e io non amerei morire con un simile pensiero.

 

Non domando la grazia di cantare il Magnificat, ma vorrei superare questa angoscia e dirigere i miei ultimi pensieri al Signore. Insomma, fiducia, e non preoccupiamoci di ciò che farà il Signore. Ti sia fatto come hai creduto [cf Mt 8,13].

 

Jacques Fesch

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