Materia o spirito?

Una riflessione filosofica sull'uomo

Una riflessione filosofica sulla materia e lo spirito. L'uomo, che cos'è? Il filosofo Romano Guardini ci aiuta nella riflessione.

Se si chiede allo studioso che cosa sia la materia egli risponde: "Non lo so. Posso dirti come è costruita, come si comporta, secondo quali leggi si modifica - ma cos'è in se stessa, questo rimane oscuro". Quando il filosofo parla della materia con franchezza, non può che arrivare allo stesso risultato. Egli può affermare qualcosa sulle sue determinazioni fondamentali, ma che cosa essa sia in sé e per sé, questo egli non lo sa. Questo è il mistero terreno della materia. Essa si sottrae alla determinazione. È al di qua di ogni concettualizzazione. Qualcosa in noi sa di che cosa ne vada con essa, ma questo sapere non può essere trasposto in concetti.

Nemmeno il cristiano sa che cosa sia la materia. Anche per lui essa è un mistero, ma un mistero di indicibile amore. La materia gli parla del più intenso divampare dell'amore di Dio. La materia è l'elemento che fa spazio a Dio nel suo farsi uomo; un elemento tale da potere, con la resurrezione, essere elevato all'amore e alla beatitudine di Gesù Cristo. Per quanto appaia azzardato, si potrebbe osare un'affermazione: non è con lo spirito, bensi con la materia, che l'amore di Dio si rivela in maniera netta e definitiva.

In una maniera indicibile, misteriosa e legata alla sua onnipotenza, Dio non può non amare la materia. Non appena il pensiero si allontana da Dio e, come accade a partire dal Rinascimento, lo perde di vista per concentrarsi su se stesso, allora esso perde anche il rapporto vivente con la materia. La materia diventa nuda materia. Essa viene affidata alla mera scienza, alla mera prassi tecnica, viene violata e disonorata - al tempo stesso, l'uomo crede di dover cercare ciò che vale nell'idealismo, ovvero volgendosi non alla materia ma al puro spirito. In verità l'uomo ha abbandonato l'amore e con l'amore la realtà, diventando cosi succube di quella materia che egli stesso ha reso demoniaca. Vedere la materia cosi come essa è in realtà e venirne a capo, questo lo può solo chi ama Dio, perché solo nell'amore di Dio la materia attinge piena realtà.

La materia è un mistero per il nostro intelletto, ma se i nostro spirito è vivificato dal nostro cuore allora esso può conoscerla, perché è dalla materia che lo spirito riceve sangue, mano, forma e corpo.
La materia è quell'elemento che è pronto ad accogliere lo spirito: solo con ciò essa diventa reale in senso proprio. Lo spirituale è ovunque. Ogni elemento della materia è saturo di spirito. Nell'atomo si costituisce un mondo meraviglioso, permeato da un'eccelsa precisione. Il cristallo riluce di spirito. Lo spirito fiorisce e profuma nel fiore. Lo spirituale è all'opera ovunque, ovunque sono all'opera i pensieri di Dio. Nell'uomo non c'è solo lo spirituale bensì uno spirito vivente e autonomamente sussistente - eppure proprio qui, e solo qui, la materia diventa pienamente se stessa. E non è affatto vero che la materia sia più "pura" nelle formazioni inanimate. Da un livello all'altro dell'es-sere, la materia è in cammino verso una forma sempre più pura: più pura nel cristallo che in un frammento amorfo, più pura nella pianta che nel cristallo, ancora più elevata nell'animale. La materia diviene pienamente se stessa solo là dove entra nella forza irraggiante, nella potenza plasmatrice dello spirito concreto: nell'uomo. Qui la materia diviene non solo corpo [Körper] ma corpo vivente [Leib]. E lo diviene nella misura in cui in essa prende vita il cuore, ovvero l'amore. Solo tramite l'amore la materia diviene reale e pienamente se stessa. È infatti nella dimensione del cuore che la materia diventa corpo vivente, poiché nel cuore si esprime lo spirito. Tuttavia la rivelazione ci dice che anche per lo spirito il compimento proviene solo dalla fede, dal verificarsi delle cose ultime, dalla resurrezione.La parola definitiva su ciò che la materia è viene pronunciata con l'Apocalisse.

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Tratto da: R. Guardini, Antropologia cristiana, Morcelliana, Brescia 2013, pp.33-35.

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