Li chiamano matricole per una vecchia usanza, però non sono solo numeri di un elenco o in un libretto; li chiamano matricole, a volte quasi in modo ironico o sprezzante, eppure in loro c'è il Dottore di domani!
«Finalmente domani si comincia!». Questa frase la si legge in molti post sui social network in queste ore e non è certo riferita alla scuola, non solo poiché è già iniziata da un po', ma anche perché di solito tutto questo entusiasmo per l'apertura dell'anno scolastico non c'è. A scriverla sono i nuovi studenti universitari, i diplomati di qualche mese fa, gli studenti delle secondarie dell'altro ieri.
È bello leggere del desiderio di intraprendere qualcosa di nuovo e lo è ancora di più perché non si tratta di un viaggio, di una vacanza, di un concerto, di una festa, bensì di studiare! Quanto è straordinario vedere tanti giovani - gli stessi che hanno chiuso l'ultimo anno spesso con fatica - contenti di scommettersi in un corso di studi; infatti questa voglia è quasi un fenomeno unico tra tanti anni di studio, sperando naturalmente che non finisca nei primi mesi o dopo il primo anno; perché non finisca presto o male, è necessario che qualcuno se ne prenda cura, che la coltivi, che la irrori, che la irradi, che la trasformi in saperi, conoscenza, capacità relazioni e tecniche, progetti, prospettive di lavoro. Se negli anni della scuola non hanno perso la voglia di studiare nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i limiti del sistema e delle persone, significa che c'è del buono in chi si impegna a cominciare l'università.
Certo, gli studenti non sono tutti della stessa pasta e diversi cederanno durante il cammino, ma ora ci interessa il punto di partenza, lo slancio iniziale, il "chi ben comincia...". Li chiamano matricole per una vecchia usanza, però non sono solo numeri di un elenco o in un libretto; li chiamano matricole, a volte quasi in modo ironico o sprezzante, eppure in loro c'è il Dottore di domani! Ma i post sui social non solo degli studenti e il prof. Rosario Faraci dell'Ateneo catanese ha scritto così: «Ricominciamo. Con l’entusiasmo di sempre. Con un’aula diversa, con ragazzi ogni anno sempre diversi per sogni, ambizioni e paure.
Da alcuni anni, da quando ho modificato l’approccio all’insegnamento, ispirandolo alla logica del “prendersi cura” piuttosto che del “curare”, faccio un patto coi ragazzi il primo giorno di lezioni. Per tre mesi, sarò per loro una sorta di Istruttore di nuoto, li farò allenare, nuotare, sbracciare, provare più volte, stressare e rilassare; le condizioni del mare non saranno mai le stesse, ma loro non dovranno mollare mai. Non potranno lamentarsi perché in acqua ci sarò pure io. Dopo di che, io terminerò il mio compito e loro dovranno prepararsi alla “Grande Traversata” da soli, l’Esame, quella nuotata - che mi vedrà Giudice di Gara - che li porterà da una sponda all’altra. E di sponda in sponda, loro arriveranno all’Isola che c’è, la Laurea. Da lì potranno incominciare nuovi viaggi».
Buona nuotata e buon viaggio, dunque, studenti del primo anno: i libri non siano una zavorra ma una bussola; i professori non siano le mitologiche sirene bensì dei capitani coraggiosi; le materie non siano degli scogli piuttosto onde da solcare!
Marco Pappalardo
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