Mercoledì 4 Settembre 1957

Bisogna pregare, pregare senza sosta. Che forza non si trae dalla preghiera! Si finisce con diventare intimi e familiari con Gesù e con sua Madre, ed è un po' come se fossero realmente vicinissimi a noi in carne ed ossa.

Mercoledì 4 Settembre 1957

da L'autore

del 04 dicembre 2009

Date la mano alla Santa Vergine

 

Mercoledì 4 settembre

 

Ieri parlavo di orazione, e per l'appunto ho letto poco fa un brano ammirevole sopra una particolare forma di orazione. Vi è quella che abbisogna di uno sforzo d'immaginazione, di atti di fede, e della meditazione delle verità eterne. La concentrazione della mente è debole, e bisogna rimettere cento volte l'attenzione sul diritto cammino. Con la pratica si giunge a poco a poco ad acquistare un'attenzione più sostenuta e una partecipazione del cuore che ci avvicina di più a Dio e ci lascia tutti assorbiti a tal punto da non essere più sensibili al mondo esteriore.

 

Dapprincipio sono dei piccoli slanci, assai brevi, di appena qualche minuto, che noi emettiamo in compagnia di Ges√π per arrivare a quella che si chiama l'orazione di quiete.

 L'anima, mettendosi alla presenza di Dio, è d'un tratto rapita e come sottratta a se stessa dal pensiero di quella maestà infinita, e vi rimane presa, attaccata e, per così dire, incollata. In questo stato l'anima si unisce così strettamente a Dio, che non ha proprio più coscienza delle sue operazioni; si dimentica di sé, rifiuta ogni specie di discorsi e di ragionamenti, di cui non sa che fare, e sente tutte le sue potenze concentrarsi in una semplice vista, ma così profonda, così unitiva, che a volte le sembra dì colare in Dio.

 

L'anima resterebbe così delle ore intiere, senza parole, senza pensieri, quasi senza sentimenti percepiti, sapendo appena dove si trova, sapendo solamente che si sente bene, e comprendendo da una non so quale pace, che nulla può turbare, che Dio penetra tutto il suo essere.

 

In altri tempi farà atti di fede, di adorazione, di unione, di rendimento dì grazie, quali si fanno d'ordinario nell'orazione; ma in quel momento né vuole né potrebbe farli; vi prova fatica e, se si sforza, vi trova turbamento. Tutto in lei si semplifica, tutto si concentra in un solo sguardo, in quella specie di unità così profonda e così semplice, che ella è come inabissata in Dio.

 

È quella che si chiama orazione di semplice vista, di semplice abbandono in Dio, di riposo, di quiete, perché tutti questi nomi tratteggiano differenti sfumature di un medesimo stato. È ciò che inoltre si chiama, in maniera più generale, orazione passiva, perché ciò che caratterizza questo stato è una specie di sospensione delle potenze dell'anima, una impossibilità morale di fare altri atti che quel semplice sguardo di cui abbiamo parlato.

Ecco, è mirabilmente esposto!

 

Al di sopra di questo genere di orazione vi è l'unione intima con Dìo; l'estasi che rapisce la creatura alle cose terrestri per più non lasciarla che sommersa in Dio.

Il Signore dona ciò che gli piace a chi gli piace, e non è tanto il desiderio della consolazione che noi dobbiamo avere, quanto la volontà di servirlo consumando in noi tutto ciò che può spiacergli.

 

Va tanto bene in questo momento, sono colmato di grazie e non rimango spesso orfano. Ho fatto una buona comunione e ciò che soprattutto domando è la grazia di poter amare il caro Gesù un po' più che io non faccio. Pazienza. Ogni cosa mi sarà data a suo tempo.

 

Da un mese è il giorno e la notte [dello spirito]! Un altro mese, dove sarò? Devo dare la mano alla Santa Vergine e lasciarmi condurre là dove essa vuole portarmi. Con lei non ho paura, per quanto amaro sia il calice, sono davvero sicuro che, da buona mamma qual è, vi metterà qualche goccia di miele.

 

Bisogna pregare, pregare senza sosta. Che forza non si trae dalla preghiera! Si finisce con diventare intimi e familiari con Gesù e con sua Madre, ed è un po' come se fossero realmente vicinissimi a noi in carne ed ossa.

 

Come diceva il soave Vescovo di Ginevra - san Francesco di Sales - vi sono due specie di adoratori. Colui che ama come Maria Maddalena, prostrato nel pianto, a lavare i piedi del Salvatore con le proprie lacrime, asciugandoli coi propri capelli; e colui che, come san Giovanni, sta chino sul petto del Signore e gli parla familiarmente.

 

Il Cristo ha detto: Voi siete miei amici. Dobbiamo dunque comportarci da amici e avvicinarci al Signore pieni di confidenza e di amore.

 

Jacques Fesch

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