Mio padre è un contadino

Mio padre è contadino! La pazienza è la virtù del contadino, che torna a seminare o curare la vigna, anche dopo una vendemmia andata a male. Ricordo papà Silvio e mamma Maria, l'anno dell'alluvione in Valtellina. Quando alle due di notte, dopo un forte temporale, sono andati alla vigna, una zona fertile chiamata dei «dossi salati», l'hanno trovata mitragliata dalla grandine...

Mio padre è un contadino

da L'autore

del 12 gennaio 2008

In latino suona meglio: «Pater meus, agricola est». Lo ha detto Gesù parlando di suo Padre. Uno fuori dagli schemi, perché Creatore del mondo in cui viviamo, esiste da sempre, ha fatto meraviglie, le uniche delusioni le ha avute da noi, quando per amore ha deciso di creare l’uomo e la donna. Li ha creati «liberi»! «Non sarebbe stato Dio se non lo avesse fatto!», mi diceva Antonio, un adolescente di 15 anni, con il gusto della libertà. A lui, come agli altri ragazzi, mi è stato difficile spiegare che la libertà è un dono delicato, del quale rispondere ogni giorno a noi stessi, a chi ci circonda, a Dio.

Educare alla libertà per un padre significa educare i figli alla responsabilità, ma anche educare se stesso alla «pazienza », perché i ragazzi, adolescenti e giovani, non vivono la libertà come vorremmo noi adulti: hanno mille parole o mille silenzi per contestarci e rifiutare norme, stili di vita, comportamenti, che appaiono «saggi» ai nostri occhi e «catene» ai loro.

Mio padre è contadino! La pazienza è la virtù del contadino, che torna a seminare o curare la vigna, anche dopo una vendemmia andata a male. Ricordo papà Silvio e mamma Maria, l’anno dell’alluvione in Valtellina. Quando alle due di notte, dopo un forte temporale, sono andati alla vigna, una zona fertile chiamata dei «dossi salati», l’hanno trovata mitragliata dalla grandine. Hanno pianto nel vedere il disastro: la vigna per il vignaiolo è davvero come la sposa, immagine che ricorre sovente nei racconti della Bibbia. Ma al mattino, alle cinque e mezzo, con la pazienza del contadino, erano già là a riparare i danni, potando rami, legando pali: «Vedrai, qualcosa raccoglieremo lo stesso, andrà meglio l’anno prossimo!».

La pazienza come la speranza sono virtù che richiedono una grande carica d’amore. Solo una volta Dio perse la pazienza, per dirla nel nostro linguaggio, quando mandò il diluvio! Si accorse dello sbaglio e per cambiare il nostro cuore, nel tempo, ci ha mandato suo Figlio, che ha ridato speranza al mondo. La mia non è una interpretazione della Bibbia secondo l’esegesi classica, ma mi piace pensarla così, da educatore, che da Dio ha imparato che è una grave bestemmia affermare che un ragazzo è irrecuperabile. Equivale a dire che Dio non c’è, precludendo ogni possibilità di cambiamento, limitando la fantasia del Padre, che sa sempre inventare vie nuove per ricondurre a casa le sue le pecorelle.

 Don Bosco ha «sperato contro ogni speranza», anche quando sembrava che i suoi progetti per i giovani poveri e abbandonati della città di Torino andassero in fumo. Ha saputo avere pazienza lui che era cresciuto tra i filari delle vigne del Monferrato e aveva il passo lento del seminatore, che gettava a piene mani la Parola anche in terreno ingrato, arido. Al seme basta un poco di terra per fiorire, il filo d’erba in città attecchisce anche tra l’asfalto della strada e il cemento delle case! Don Bosco era convinto che in ogni ragazzo ci fosse del buono e sapeva vederlo. Nei primi passi della vita salesiana, un ragazzo, mi ha detto un giorno: «Faccia finta che in me ci sia qualcosa di buono e mi voglia bene come agli altri». Sono rimasto male, perché un buon educatore come un buon papà non deve far finta di vedere... vede! Anche questa è stata una buona lezione, un motivo in più per allenarmi nelle virtù della pazienza e della speranza, esercizio che consiglio vivamente ai papà, che non vogliono perdere la fiducia dei loro figli.

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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