Miracolo d'accoglienza

Il saluto è un progetto: Dio ti ha scelta a essere madre. Il timore investe la casa, la donna protende le mani e cerca risposte in sé stessa per poter rispondere al suo Dio.

Miracolo d’accoglienza

da Teologo Borèl

del 04 dicembre 2009

 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Luca (1,26-38)

 

 

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Maria riceve il misterioso messaggero, l’annuncio è promessa di seme divino, concepimento di salvezza. La donna era promessa ad altro, protesa verso altro, Giuseppe la sua attesa, la normalità dei giorni, il ritmo quotidiano. Irrompe Gabriele, la parola provoca risposte imprevedibili, «piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).

 

Il saluto è un progetto: Dio ti ha scelta a essere madre. Il timore investe la casa, la donna protende le mani e cerca risposte in sé stessa per poter rispondere al suo Dio: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34). Le mani protese non hanno palmo aperto in avanti, non sono ostacolo al divino, sono aperte a calice come di chi povero di tutto è pronto a ricevere il Tutto.

 

Nulla è impossibile a Dio: il calice, le mani, il ventre di Maria vengono invase dallo Spirito e il suo abbandono è il percorso del sì totale: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La madre accetta la sfida di Dio che chiedendo il suo sì chiede all’umano di farsi terra all’avvento del Figlio, un sì che sposa il sì di Dio e il prodigio dell’amore diviene possibile.

 

Maria è la madre, e certo lo è per il ventre che germinerà il sogno della salvezza, il liberatore dei poveri, ma è la madre per l’abbandono allo sposo divino e per questo tutte le generazioni la chiameranno beata. L’annuncio dell’angelo Gabriele alla fanciulla di Nazaret si colloca perfettamente nel percorso d’Avvento: l’attesa del Messia diventa attesa di Maria del frutto benedetto del suo grembo, segno dell’attesa vigilante dei credenti, che nel ventre della storia vedono possibile il germinare del fiore definitivo della vittoria.

 

L’immacolato concepimento è privilegio dato alla madre che da sempre è stata scelta a essere terra del figlio di Dio. Il peccato di Adamo ed Eva non ha turbato la prediletta di Dio e tale privilegio, mentre racconta la storia di Maria, avvia l’avventura del Figlio. La madre è strada che ci riguarda, investe noi che, contaminati dalla colpa originaria, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio possiamo essere redenti e può essere resa immacolata la nostra storia.

 

Ciò che per privilegio è concesso a Maria, per l’azione liberatrice del Figlio è dato agli uomini amati da Dio: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4).

 

L’abbandono di Maria all’annuncio dell’angelo racconta la grandezza della donna, il suo sì, la scelta totale di Dio. Di sicuro ha avuto paura, avrà pensato alle difficoltà, alla lotta che avrebbe dovuto sostenere per chiarire ai suoi l’evento prodigioso. Sarebbe stata creduta? Cosa avrebbe rischiato? Nulla è impossibile a Dio!

 

 

È questo che si sarà ripetuto e che ci permette di comprendere la singolarità della madre, il coraggio della donna. Il suo sì in questo tempo d’Avvento, nella nostra avventura quotidiana, è strada da praticare: accogliere Cristo nella nostra vita è rendere possibile il miracolo di un uomo nuovo. Ripeteremo con la madre, mentre prepariamo la strada all’ingresso del Figlio: avvenga per noi secondo la parola del Padre.

 

 

 

 

don Gennaro Matino

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