Il sorriso è un'arte che va imparata, va implorata come dono da Dio! Personalmente lo chiedo al Signore ogni giorno nella preghiera del mattino, perché sorridere alla gente vuol dire che la consideri buona notizia per me, che non la sento distante, nemica, concorrente. Il sorriso apre i cuori alla speranza, favorisce la comunione, l'amicizia.
del 25 gennaio 2008
«Siate missionari del sorriso e siate il sorriso di Dio», con questo augurio, al Forum di Assago, il cardinale Tettamanzi ha inviato nei mille oratori milanesi i giovani animatori e animatrici dei futuri campi estivi, vera esperienza di oratorio a tempo pieno per i ragazzini della diocesi.
Il sorriso è un’arte che va imparata, va implorata come dono da Dio! Personalmente lo chiedo al Signore ogni giorno nella preghiera del mattino, perché sorridere alla gente vuol dire che la consideri buona notizia per me, che non la sento distante, nemica, concorrente.
 Il sorriso apre i cuori alla speranza, favorisce la comunione, l’amicizia. I musoni ti rattristano, tengono lontano le persone. Il sorriso è fiducia in se stessi, è volersi bene, apprezzare i talenti che Dio ha posto nei nostri cuori. Il sorriso è fiducia negli altri: «La fiducia è la linfa della nostra vita – dice il Cardinale – deve riempire i nostri oratori non solo sulle pareti, nei bar, nei campi da gioco, ma soprattutto nel cuore».
Il sorriso nasce dalla consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati ad essere responsabili di altri, dei ragazzini e ragazzine, che frequentano l’oratorio nel tempo estivo e invocano dai loro animatori e animatrici tanta allegria: «Fateci sorridere, fateci giocare, aiutateci a stare insieme». E i ragazzi sorridono quando sentono di appartenere a qualcuno, quando incontrano chi li aiuta a vincere l’ozio delle vacanze nel gioco corale, nel canto, nella danza, nell’avventura.
Sorride chi si sente accolto, amato ma anche chi accoglie e ama, anche se questo richiede sacrificio, fatica: si arriva alla fine dei campi estivi a volte stanchi morti, ma anche felici quando, tracciando una verifica, ti rendi conto che le cose sono andate bene e che i ragazzi hanno passato una bella vacanza, grazie agli animatori, che hanno risposto con passione agli appelli del vescovo, del parroco, del «don» dell’oratorio.
Nell’oratorio non mancano ragazzi in difficoltà: basta guardarli negli occhi, osservare il loro corpo, per capire che sono a disagio con se stessi e con gli altri. Sono ragazzi che ridono ma non sorridono: stabilire un rapporto con loro, un rapporto di cuore, è il primo passo per aiutarli a uscire dai loro problemi, dalla solitudine, dalla «torre d’avorio » in cui si sono rinchiusi, perché è solo scappando dagli altri che si sentono sicuri.
Sorridere loro nel gioco, nell’animazione, è un vero atto d’amore, è dare concretezza alle parole del Vangelo, dove Gesù afferma di essere venuto a stare con noi perché la sua gioia fosse in noi e la nostra gioia fosse piena (cfr. Gv 15,11), La carità educativa è stare anche con i ragazzini scomodi, con chi non sorride perché infelice dentro.
Diecimila giovani erano al Forum di Assago per il lancio del programma dei campi estivi, in diecimila hanno risposto, dicendo: «Signore, conta su di me»... Cinquecentomila ragazzi li attendono nei mille oratori diocesani, un gregge smisurato di bimbi e bimbe, ai quali i missionari del sorriso porteranno la gioia del gioco, del canto, della «Storia di Giuseppe e dei suoi fratelli»: saranno con la loro presenza testimonianza gratuita, disinteressata, allegra di un Dio che c’è e, attraverso i giovani animatori, ama i piccoli, li chiama per nome e li fa sentire contenti di vivere, sorridendo.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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