La caratteristica che si vede più evidente è la voglia di normalità di ragazzi e famiglie. Anche un grande gioco o una serata in cortile con i genitori può essere il modo giusto per andare, nonostante tutto, avanti.
del 27 agosto 2009
In questi giorni stiamo operando a stretto contatto tra noi volontari impegnati nell’esperienza dell’Estate Ragazzi. Stiamo operando assieme e ci formiamo assieme. Ogni giorno i ritmi sono molto intensi tenendo conto che la giornata comincia con la preghiera delle Lodi e poi 45 minuti di formazione. E da lì in poi è tutta la giornata con i ragazzi almeno fino alle 18…poi per noi la Messa quotidiana e i Vespri giusto il tempo di una doccia prima di mettersi in fila per la cena e ritornare al campo/oratorio per un’ora e mezza di formazione serale. La domanda di partenza di questa settimana di formazione che risuona continuamente anche nelle nostre coscienze di cristiani è “Ma Dio dov’era quella notte del terremoto?”. Quante volte anche noi ci siamo sentiti offesi e forse arrabbiati davanti alla sofferenza di queste povere persone e abbiamo fatto di dio l’unico responsabile perché “non ha fatto qualcosa”.
Stiamo imparando in questi giorni come siano diversi i modi di reagire davanti alle tragedie piccole e grandi della vita. Ci ha particolarmente colpito la riflessione portata avanti dal gruppo delle medie qui in oratorio che ogni giorno si ritrovano assieme per i giochi e per riflettere anche sul terremoto (la strategia non è rimuovere ma comprendere!). In questi giorni stanno girando un video proprio nella zona rossa, quella più colpita, quella dove sei ancora costretto a camminare in mezzo alle macerie di sogni infranti. Stanno girando un video che fa da corona ad una canzone rap scritta interamente da loro che legge con molta realtà quello che il terremoto ha provocato in loro.Eccone alcune frasi:Una mattina appena sveglio la tua vita è finitaBruciata, cacciata via.Nel profondo del tuo cuore c’è una scintilla, la voglia di rinascere ti prende dentro,quelle giornate felici passate in cortileche prima sembravano monotone, scontate,ora sono diventate una meta lontana, irraggiungibile.Il terremoto che prima non era normaleadesso è diventato una situazione abitualequello che pensavi non potesse accadertiti ha colto di sorpresa e adesso con gli occhi aperti guardi la realtà,pensi a quello che accadrà, al tuo futuro in questa città. (…) Una scossa dopo l’altra e la paura che sia scomparsa questa notte mi entra dentro per l’angoscia ed il tormento. Ma quello che farò, come mi comporterò, nel mio futuro che farò…non lo so. E questo vuoto che mi sento dentro è l’immagine del nostro amore spento, questo amore che non può continuare, è l’averti perso che mi fa morire.(…) La casa dello studente non è servita a niente, mezza è caduta e mezza sarà abbattuta. L’ospedale, l’ospedale si è fatto male si è rotto un’ala e non può più volare. La prefettura a guardarla fa paura, era insicura già da prima, non lo diciamo solo per far rima. Chissà dove andremo a finire o a studiare perché ormai nelle scuole non si può più andare.MGS Abruzzo
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