Ne parlano tutti! È di moda! Di discoteca si muore! Come di eroina! Come di «sniffo»! Io direi, come di noia! Perché stanno tentando di tutto per toglierci la libertà di creare, di sognare, di vivere. Si muore per mancanza di aria nuova.
del 06 gennaio 2008
Ne parlano tutti! È di moda! Di discoteca si muore! Come di eroina! Come di «sniffo»! Io direi, come di noia! Perché stanno tentando di tutto per toglierci la libertà di creare, di sognare, di vivere. Si muore per mancanza di aria nuova. Tutto è fritto e rifritto: ritmi, musiche, il «tam-tam» dei becchini, che scrivono delle morti giovani di discoteca. Fritto e rifritto dai vari «rétori», che sono impegnati sul campo del moralismo o del terrorismo psicologico.
Le proposte fioccano sulle scrivanie dei ministri o sulle cattedre metallico-grigio delle redazioni dei giornali ma san pi√π di un buffetto sulla guancia che di veri interventi efficaci.
 Che senso ha chiudere la discoteca alle tre invece che alle quattro del mattino o il palloncino antialcool, quando le proposte e gli spazi dedicati ai giovani sono sempre più ridotti, quando noi stessi adulti proponiamo tutta una filosofia basata sul consumo più che sull’essere?
Ma tant’è, va bene così: bene per i gestori, che portano in banca i soldi a... secchiate, scena vista con i miei occhi in una Banca del Nord! Bene per molti genitori, eccetto le 80.000 mamme firmatarie della campagna anti-discoteca svoltasi in Emilia-Romagna, che sanno come occupare i loro figli: «Altrimenti, dove vanno?». Bene anche per chi preferisce una gioventù addormentata a una gioventù viva, che può rompere e creare fastidi.
La discoteca diventa mito, quando mancano alternative, quando Dio non solo è minore ma minuscolo, quando non ci sono stimoli culturali e operativi, quando non si hanno criteri di giudizio, di scelta, quando non si coltivano amicizie o non si partecipa alla vita della comunità, del paese, quando... ognuno può aggiungere la sua «pietra » da tirare contro questa adultera moderna, che tradisce la Cultura per l’effimero, per il «rock» made in Usa.
È tempo di proposte alternative, dove i giovani siano protagonisti: ma loro stessi devono darsi da fare per non essere fotocopia di adulti poveri, sterili, senza fantasia; per non cadere nelle maglie di un consumismo, sempre più invadente e meschino. Per sfuggire dalle seduzioni e dal fascino della droga.
E lo potranno fare solo riscoprendo il gusto dei legami con le persone, il gusto del lavoro manuale, delle occupazioni, che un tempo erano pur segno d’amore: dal preparare un pranzo, al cucirsi un vestito, all’inventare giochi per divertirsi, per comunicare...
La tecnica, che toglie la fatica, ha tolto insieme anche la creatività e l’iniziativa, l’originalità e la ricerca. Infine troppa gente è contenta di stare in parcheggio e di ritardare sempre il tempo della prima occupazione lavorativa: si sta bene, così bene, quando altri pensano per noi, lavorano e pagano per noi. Finché c’è tempo, diamoci alla gioia. E non è rifrittura anche questa, che mortifica invece di liberare le proprie capacità?
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)