Egoismo, indifferenza e, avendo netta la sensazione di non essere protetti, paura. Assente la carità, cristiana o laica.
del 21 ottobre 2010
         
          Periferia romana, marciapiede del metrò. A una donna, che era entrata in stazione da sola, si avvicina un giovane. Sembra che si limitino a parlare. Poi, repentino, un violentissimo pugno. La donna stramazza, intorno non c’è quasi nessuno. Poi la gente arriva.
 
          Qualcuno guarda il corpo steso a terra, altri tirano in lungo. Non uno che si sogni di dare un minimo di assistenza. Ci vorrà un telefonino per chiamare gli addetti ai lavori, ambulanza e infermieri. Si arrangino, è compito loro. Per completare la cronaca si saprà che la donna, una romena di 32 anni, è in coma all’ospedale. Il mascalzone che l’ha colpita, un pregiudicato ventenne.
          Questioni di cuore o di interesse, niente di nuovo. Come non è una novità che i passanti rimangano indifferenti o, se anche spinti da pietà, non si vogliano immischiare. Quante volte abbiamo visto l’annegato steso sulla sabbia, con i piedi che spuntano dal lenzuolo, e la gente intorno che continua a mangiare o fare il bagno.
          E se c’è da smascherare dei malviventi, attenti ai rischi. Dopo che hai riconosciuto i massacratori del tassista, nell’evoluta Milano, ti bruciano la macchina. Meglio starsene zitti, o svicolare.
          Questo è il tempo in cui viviamo, questa è diventata la mentalità pubblica. Egoismo, indifferenza e, avendo netta la sensazione di non essere protetti, paura. Assente la carità, cristiana o laica. Provvederanno adesso le rubriche tv a spiegarci i perché e i percome, a denunciare e deplorare, a invocare rimedi. Poi tutto rimarrà come prima.
          Ma c’è ancora un risvolto su cui meditare: l’immagine. Prima i blog dei grandi giornali, cui sono arrivate la riprese fatte col telefonino nella stazione romana. Poi i Tg che amplificano l’evento e appunto gli esperti – esperti di che? – chiamati in video a commentare. In sintesi. Se di un fatto parlano solo i giornali, con o senza foto, non ci si fa neanche caso.
          Ventiquattr’ore, e tutto è dimenticato. Se invece arriva il megafono tv, autonomo o ispirato a sua volta dagli scatti dei telefonini, si può commuovere un’intera nazione. Più del fatto conta la sua eco, ingigantita. Come è vero, parola di McLuhan, che “il mezzo è il messaggio”.
Giorgio Vecchiato
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