La stragrande maggioranza di noi vive ignorando l'esistenza stessa della morte e l'universo emotivo e spirituale che va a toccare quando giunge. E così quando accade, perché accade, ne veniamo travolti, sconvolti, il più delle volte senza capire. A me cambia sapere se la mia anima è o non è immortale. Mi cambia avere ragione o meno di questa speranza.
Scrivo questa pagina di getto, perciò chiarisco che uno sfogo può far sbagliare il metro. In più ciò di cui scriverò è un argomento delicato che merita prudenza, cosa di cui ora non sono provvisto per ragioni emotive dirette. Però talvolta un po’ di sana incoscienza porta a cose buone.
La Morte. Arrivo da giorni in cui si è fatta sentire, ha sfiorato un amico e ne ha portato via un altro. Basta un istante imprevisto e il cuore smette di battere; si piomba così nella consapevolezza che la nostra realtà, il nostro esistere in questo corpo, queste mani veloci che ora scrivono su questa tastiera, sono temporanei, fugaci, impersistenti. Si passa. Ma… si resta!
Comunque sia, non è della Morte che ho intenzione di trattare, bensì della nostra incapacità di rapportarci a questo aspetto immenso della vita, un peso massimo dell’esistenza che ci disegna, ci modella, ci definisce. Una porta, un varco che attende ognuno di noi.
In pochi giorni ho osservato cosa ci accade di fronte al dolore, alla perdita, quando si scorge questa porta. Lo sgomento, la tristezza, la sofferenza, il senso di vuoto, il quesito, il dubbio … mi sono reso conto che, chi più chi meno, ci troviamo di fronte ad una idea troppo vaga del passaggio tra il qui e l’oltre. E quando arriva… il peso di questo mistero è aggravato dalla nostra impreparazione.
Durante la nostra esistenza terrena veniamo spinti a conoscere miliardi di cose, cosette, cosucce. Passiamo la vita ad apprendere, a distinguere, a farci un’idea di questo e di quello. Molto spesso acquisiamo dall’esterno ciò che ci viene imposto. Diventiamo perfino esperti di aspetti frivoli dell’esistenza, grandi intenditori di qualcosa che, nella maggior parte dei casi, serve marginalmente. Però non ci prepariamo a conoscere l’unica esperienza che affrontiamo tutti, nessuno escluso, dopo la nascita. La stragrande maggioranza di noi vive ignorando l’esistenza stessa della morte e l’universo emotivo e spirituale che va a toccare quando giunge. E così quando accade, perché accade, ne veniamo travolti, sconvolti, il più delle volte senza capire. Come possiamo comprendere la morte, afferrarne almeno parte del significato, se la lasciamo là, incuranti della sua presenza? E’ ovvio quindi che quando avviene la viviamo come qualcosa di alieno, di estraneo, di totalmente incomprensibile. Certo, non potremo mai colmare da soli questa distanza, ma almeno la potremo arginare, in parte afferrare.
In questi giorni ho respirato che la Morte è veramente l’unico tabù rimasto in questa nostra società. Se non ci sforziamo di indagare la morte e oltre, come potremo tentare di comprendere la vita?
Penso a come oggigiorno un quattordicenne abbia una idea precisa di come fare sesso, perfino di come procurare adeguatamente un orgasmo soddisfacente, di come evitare gravidanze indesiderate ecc. Vent’anni fa si diceva che il sesso era l’ultimo tabù. Non è vero, il sesso non è più tabù da tempo, in parte è un bene, in parte no. Ora è la morte il tabù della nostra società.
E chi ci deve istruire, parlare, far riflettere su questo se non le nostre guide spirituali, la nostra Chiesa, i nostri pastori, oltre ai nostri insegnanti ed educatori?
In molti casi quando ci troviamo a vivere un funerale in Chiesa il dolore della perdita straripa in una tristezza tanto interiore quanto esteriore. Si creano situazioni grottesche tra canti inadeguati, organi dalle sinfonie lugubri, celebranti disorientati e talvolta impreparati al tema. Dov’è la gioia della Resurrezione? Dov’è la gioia di Cristo? Dov’è la certezza su cui si basa l’inesauribile e indissolubile forza della nostra Fede!? “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini” (San Paolo, 1 Corinzi 15:19).
L’argomento è vastissimo e sappiamo che non è questa la sede per esaminarlo con le dovute declinazioni, ma l’osservazione che ho colto so che è genuina e desidero che sia utile tanto a me quanto a voi.
A me cambia sapere se la mia anima è o non è immortale.
Mi cambia avere ragione o meno di questa speranza.
Mi cambia avere una idea di come può essere di là.
Mi cambia sapere che impatto ha il mio presente sul mio futuro oltre questa vita.
Mi cambia conoscere le indagini scientifiche delle esperienze di centinaia di migliaia di casi documentati di pre-morte, capirne il significato.
Mi cambia essere preparato su come assistere al meglio chi vive un lutto.
Mi cambia riflettere su come vorrei salutare questo mondo.
Mi cambia poter riflettere su come vorrei che mi accompagnassero spiritualmente le persone che mi amano.
Mi cambia sapere come poter essere felice ora e oltre l’ora, ovunque mi troverò ecc.
Tutto questo campo può essere di pertinenza dell’individuo, della famiglia, della scuola, della società in genere… ma è prima di tutto un nobile compito della Chiesa, delle persone che la compongono, della sua stessa missione. Per tale ragione io vorrei una Chiesa più preparata, più all’avanguardia, più prossima, più comunicativa, meno grottesca e più testimone di Cristo anche di fronte al grande passaggio che è la Morte e la nuova vita. Differentemente è comprensibile perché noi giovani - e non solo - cerchiamo in altri lidi le risposte alle nostre sacrosante domande sull’esistenza!
Partendo da questo mio spunto, che tocca uno specifico argomento tra vari, amplio a 360° il raggio di azione di questa pagina. E qui vi voglio presenti! Desidero coinvolgervi in una iniziativa senza precedenti, perché ciò che sentite è MOLTO importante per l’intento che stiamo realizzando come band e come persone. Per questa ragione vi invito tutti, intendo tutti coloro che ora si trovano a leggere questa pagina e che hanno del sale in zucca (e un po’ di palle), a rispondere alle tre domande che pongo qui sotto. Le vostre risposte VALGONO e SONO UTILI perché ogni situazione, ogni rapporto, qualsiasi cosa si può migliorare se ci impegniamo in modo costruttivo, intelligente e astuto. Chi non lo crede è perduto!
Siamo intimamente convinti che con amore e determinazione possiamo migliorare il rapporto tra i giovani e la Chiesa e, udite udite, il rapporto che la Chiesa ha con la realtà di oggi. Non siamo visionari, siamo VIVI! Mi rivolgo anche a chi di Chiesa non ne può sentir parlare, a chi critica aspramente, a chi si lamenta, a chi vorrebbe “far saltare in aria il Vaticano”. Queste domande sono anche per voi, perché una critica costruttiva cambia il mondo, mentre mille lamentele al vento appesantiscono solo l’aria.
Potete rispondere commentando qui sotto (soluzione preferibile, bella e semplice, perché le esperienze si condividono) oppure, se proprio non volete esprimervi pubblicamente, scrivendo a info@francescolorenzi.it
L’ideale sarebbe che rispondeste a tutte e tre le domande, ma se volete rispondente anche ad una sola.
1. Pensa al tuo percorso personale. In cosa la Chiesa e/o persone che la compongono ti hanno aiutato/ti aiutano a crescere, in cosa ti hanno aiutato/aiutano a migliorare, evolvere?
2. Che cosa ti è stato/ti è più utile e che cosa ti è mancato/ti manca?
3. A partire dalla tua realtà, come e in che cosa vorresti che la Chiesa cambiasse?
Ci conto, vi ringrazio e vi mando un abbraccio Francesco
Francesco Lorenzi
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