Natale nei luoghi di lavoro

Signore, sei nato a Betlemme, la città di Davide, vissuto 1000 anni prima e tutti ti chiamavano Figlio di Davide, poiché ti aspettavano Re e Liberatore.

Natale nei luoghi di lavoro

da Quaderni Cannibali

del 18 dicembre 2009

 

Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret,salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme:egli apparteneva infatti alla casa e alla famigliadi Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, suasposa, che era incinta.

 

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono perlei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito,lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia,perché per loro non c’era posto nell’alloggio.Luca 2,4-7

 

Per la preghiera personale

Signore, sei nato a Betlemme,la città di Davide, vissuto 1000 anni primae tutti ti chiamavano Figlio di Davide,poiché ti aspettavano Re e Liberatore.Ma sei nato in una grotta, tra gli animali e i poveri.Giuseppe e Maria dovevano ricominciare, in una cittànuova, come immigrati, la vita di lavoro e di faticaE sei nato a Betlemme, nella “casa del pane”,così significa il nome.Il pane te lo sei guadagnato con il tuo lavoro.Il pane è al centro della preghiera che ci hai insegnatoquando, nel Padre nostro, domandiamo,con 7 domande, l’essenziale della vita.Il pane, nella messa, è il segno della tua presenzae ci richiami, ogni volta,che dobbiamo spezzarlo per sfamare tutti.Ma, oggi, abbiamo paura che ci manchi il pane,poiché manca il lavoro,e manca il coraggio di impostare, in modo nuovo,la vita e la speranza di poter vivereserenamente la pace.Aiutaci a capire la solidarietà che tu hai con noi,aiutaci a non essere egoisti,poiché il Natale è gioia del dono della vita,accoglienza, fiducia.Aiutaci ad accorgerci di chi ci sta accantoe donaci la forza, senza paura, di camminare insieme.

Amen

 

Per la preghiera comune

Signore, ci hai chiamato alla vita. Con il lavoro ci haifatti costruttori del mondo. Ora viene a mancare, permolti di noi, la possibilità di lavorare. Ma noi nonvogliamo sentirci inutili. Rendici ancora capaci di fareprogetti di speranza. Per questo ti preghiamo

Signore, aiutaci a saper lavorare con amore,ad imparare nuovi stili di vita per condividere ciò cheabbiamo. Aiutaci a considerare il lavoro importante,ma fa che non ci soffochi perché ne siamo diventatiingordi. Per questi ti preghiamo

Aiutaci a lavorare come lavoravi tu, con amore versochi ti era vicino, con responsabilità per quello chefacevi, sostenendo e camminando insieme con chi èdisoccupato, o precario, o inabile, o giovane di etàe vecchio di carriera. Per questo ti preghiamo

Sappiamo che il Padre era con te ogni giorno.Sappiamo che lo è anche con noi.Lo invochiamo con fiducia: Padre nostro

 

Per la riflessione

La sobrietà non è privazione, ma liberazioneTutti noi oggi siamo sommersi dalle tantissime coseche continuiamo ad accumulare e che assorbono tuttoil nostro tempo. È doveroso sottolineare che le cose,mediante il valore economico, ci hanno aiutato a liberarcidalla miseria del passato, quando eravamo poveria livello economico a tal punto che la vita era diventatadura e disumana, mettendo a rischio la dignità umana.In quel tempo, le cose sono state a nostro servizioper liberarci dalla miseria che creava molta sofferenza.Ma è altrettanto doveroso evidenziare che siamo cascati,oggi, nel lato opposto: abbiamo accumulato cosìtante cose che ci costringono ad essere noi al loro servizio,dedicando tutta la nostra giornata al lavoro perpoter innalzare il nostro potere di acquisto in modo dariuscire a comprare il più possibile, anche quello che èveramente superfluo e dannoso.È questo consumismo sfrenato che sta creando problemiseri e gravi alla nostra società di oggi; soprattutto,perché si tratta di un consumo che ci consuma: allafine della giornata, dopo aver corso tutto il giorno persoddisfare tutti i bisogni indotti dalle pubblicità, citroviamo stanchi, sfiniti e svuotati.Per questo abbiamo bisogno di sobrietà. Essa non deveessere intesa come privazione delle cose, ma come liberazioneda tutto quello che è superfluo e che ostacolala possibilità di vivere una vita felice. Non si trattadi ritornare ad una vita di austerità, ma di costruire laqualità dell’esistenza che si basa non sulle cose, masulle relazioni umane che sono i veri beni essenzialidella vita, perché la persona umana è fatta di relazioni.

 

Padre Adriano Sella

Arturo Gabanizza

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