Negando i valori universali, l'Europa apostata da se stessa.

Nel discorso per la celebrazione dei 50 anni dei Trattati che hanno dato origine all'attuale Unione Europea. In occasione dei cinquant'anni dei Trattati di Roma che hanno dato vita a quella che oggi è l'Unione Europea, Benedetto XVI ha denunciato che...

Negando i valori universali, l’Europa apostata da se stessa.

da Attualità

del 26 marzo 2007

Nel discorso per la celebrazione dei 50 anni dei Trattati che hanno dato origine all’attuale Unione Europea. In occasione dei cinquant’anni dei Trattati di Roma che hanno dato vita a quella che oggi è l’Unione Europea, Benedetto XVI ha denunciato che se si nega l’esistenza di valori universali l’Europa apostata da se stessa ancor prima che da Dio.

 

Il Pontefice ha lanciato il suo avvertimento ricevendo questo sabato in udienza i partecipanti al Congresso convocato a Roma in occasione di questo anniversario dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE).

 

“Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti?”, ha chiesto il Papa.

 

“Questa singolare forma di ‘apostasia’ da se stessa, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità?”, ha proseguito.

 

Per il Papa è “un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa”.

 

“Tali valori, che costituiscono l’anima del Continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio come ‘fermento’ di civiltà”, ha constatato.

 

“Se infatti essi dovessero venir meno, come potrebbe il ‘vecchio’ Continente continuare a svolgere la funzione di ‘lievito’ per il mondo intero?”, ha continuato a chiedere.

 

“Se, in occasione del 50.mo dei Trattati di Roma, i Governi dell’Unione desiderano ‘avvicinarsi’ ai loro cittadini, come potrebbero escludere un elemento essenziale dell’identità europea qual è il Cristianesimo, in cui una vasta maggioranza di loro continua ad identificarsi?”, ha insistito.

 

Al contrario, il Santo Padre ha constatato l’espansione in Europa di un pragmatismo “che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore”.

 

“Tale pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana”, ha sottolineato.

 

“Quando, poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche, si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso d’intervenire come tali nel dibattito pubblico o, per lo meno, se ne squalifica il contributo”.

 

A questa perdita di valori e ideali il Vescovo di Roma ha attribuito la crisi demografica che in questo momento sperimentano i Paesi europei, “una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia”.

 

“Si potrebbe quasi pensare che il Continente europeo stia di fatto perdendo fiducia nel proprio avvenire”, ha lamentato.

 

Il Papa ha concluso con un messaggio di ottimismo per i cristiani impegnati nella costruzione dell’Europa del futuro.

 

“Non stancatevi però e non scoraggiatevi! Voi sapete di avere il compito di contribuire a edificare con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca d’ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo”.

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