Ragazze violentate, ragazzi perduti, giovani inascoltati: una storia che ci portiamo appresso come un peso quotidiano. Adolescenti che stramazzano davanti a noi, eppure rimaniamo incollati alla vocazione di educatori presuntuosamente inventati, occultando il nostro grande bluff.
del 07 gennaio 2010
 
Tanti anni sono trascorsi dal mio arrivo nella Comunità Casa del Giovane; ho conosciuto tanti ragazzi che nei sorrisi nascondevano il dolore delle assenze, delle rinunce, di illusioni già morte. Ragazzi e ragazze che pur nel silenzio della sofferenza mantengono una loro dignità, nonostante siano precipitati impreparati nella devastazione dell'assunzione delle sostanze, tutte le droghe, nessuna esclusa.
 
Ragazze violentate, ragazzi perduti, giovani inascoltati: una storia che ci portiamo appresso come un peso quotidiano. Adolescenti che stramazzano davanti a noi, eppure rimaniamo incollati alla vocazione di educatori presuntuosamente inventati, occultando il nostro grande bluff. Pensiamo a questi ragazzi allineati in un perimetro tutto loro; non riusciamo a comprendere la loro capacità di sentirsi parte di qualcosa, di qualcuno: più noi rimarremo alla finestra a guardare, più loro si sentiranno in una fortezza chiusa a ogni apporto esterno.
Occorre parlare ai più giovani, con i loro mondi e miti e simboli che tramandano desideri tribali, e uccidono le emozioni, travisando il bisogno di non subordinare le passioni alle regole; truccando lo scontro culturale e intimo della trasgressione, per andare rovinosamente a sbattere dopo aver assecondato la «cultura» dei rischi più estremi. È sempre utile stare ad ascoltare quelli che guardano alla vita con occhi smarriti, e con quegli altri che in una follia che si pretende lucida, tentano di dominarla, inconsapevoli di esserne diventati miseramente schiavi.
C'è anche il rischio di pontificare, di dire agli altri quel che non siamo capaci di ascoltare di noi stessi, possiamo travestirci da duri o da vittime, passare sopra a qualche rimorso, soffocare le speranze e i sogni dei più deboli e indifesi, ma è un errore non pensare ai «dazi» inesorabili addebitasti successivamente, fino all'ultima notte più buia, senza che ad attenderci ci siano mani tese e pacche sulle spalle. Adolescenti riuniti in tribù, vite differenti, stili esistenziali diversi, ruoli sociali definiti e da declinare.
Può significare un'evoluzione che porta a riconoscersi nell'altro, non nella somma banale altro-io (dato fisico), bensì come attrazione e amore per l'unità ontologica originaria umana, che è vita insieme, quel noi (dato sostanziale) non semplicemente interrelazione tra persone, ma percezione della prossimità umana: condivisione, accettazione, solidarietà. È necessario afferrare quel filo di Arianna che è la memoria, e ricordare le cadute per raccontare ciò che si è imparato, come ha saputo fare David Maria Turoldo: guerra è appena il male in superficie, il grande male è prima, il grande male è l'amore per il nulla.
Vincenzo Andraous
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