Nel tempo dell'attesa

Avvento è tempo d'incontro tra profezia, attesa e risposta, le domande di ieri stanno per diventare un corpo dato per la salvezza: «Ecco verranno giorni, oracolo del Signore, nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele»

Nel tempo dell’attesa

da Teologo Borèl

del 26 novembre 2009

 

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Luca (21,25-28.34-36)

 

 

 

Il Signore viene. Avvento è il tempo dell’attesa, desiderio d’incontro tra Dio e l’uomo. L’uomo cerca il suo Dio, Maranà tha. Il peccato di prima, un baratro. Ora è tempo di abbandono, di supplica: «A te Signore innalzo l’anima mia, in te confido» (Sal 25,1-2). Dio cerca la sua creatura per renderla finalmente libera, non resta sordo al richiamo, ma è pronto a riportare l’armonia nelle vicende umane: «Ecco, io vengo» (Sal 39,8). Avvento è tempo d’incontro tra profezia, attesa e risposta, le domande di ieri stanno per diventare un corpo dato per la salvezza: «Ecco verranno giorni, oracolo del Signore, nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele» (Ger 33,14).

 

Il Signore viene, l’attesa non può essere passiva per chi lo invoca, l’Avvento è tempo di scelta, è coinvolgimento appassionato nelle sorti del mondo. È voglia di trasformarlo seguendo le vie della volontà d’amore. Un amore sovrabbondante «per rendere saldi i cuori e irreprensibili nella santità» (2Ts 3,12), per vincere ogni opposizione alla giustizia e ristabilire il diritto. Nel giorno della vittoria «Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata Signore-nostra-giustizia» (Ger 33,16).

 

Maria non resterà inerte, griderà il suo sì e il germoglio giusto spunterà per la casa di Davide. Giuseppe vincerà le sue paure e renderà possibile il miracolo di una nuova famiglia. Il popolo invocherà l’Alto a trovare la via per abitare la terra, ma solo chi praticherà la giustizia si accorgerà che il Signore viene: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non s’appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso» (Lc 21,34).

 

Gli uomini di ogni tempo comprenderanno che cercare Dio è guardare al cielo e sperare che si apra, capiranno che il cielo aperto sulla storia del mondo chiuderà definitivamente il tempo dell’impostore e inaugurerà il tempo della liberazione: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28).

 

L’Avvento anche quest’anno ritma lo spazio dell’attesa e Luca, l’evangelista della tenerezza, accompagnerà i viandanti della ricerca. Un tempo mai uguale, un ritorno sempre originale, suggestione di vigilanza per chi sa che credere è fondare i piedi nell’oggi e tendere le braccia al domani. Un tempo dinamico che può essere formidabile possibilità per preparare un Natale diverso, per scoprire parole inaspettate, di fiducia, speranza, ottimismo in tempi di disfattismo globale, di previsioni di sventura.

 

L’Avvento è un’avventura che lega insieme il passato delle richieste umane, del grido di libertà del mondo di prima e il sogno del ritorno definitivo, quando tutte le lacrime finalmente saranno asciugate. Il già e il non ancora, vengono raccontati per rinnovare chi dal già è affascinato e chi dal non ancora è provocato. Un’avventura per comprendere se l’attesa del Natale prossimo è per noi attesa del Cristo Signore nel già e nel non ancora, nella salvezza già avvenuta nella sua carne donata e nella beata speranza del suo ritorno glorioso.

 

Un tempo di coraggiosa lotta per vincere le suggestioni della rilassatezza, dell’egoismo imprigionante, per restare svegli con le cinture ai fianchi e le lanterne accese, così come si conviene a chi attende lo sposo e a chi è degno di essere invitato al banchetto nuziale. Natale è festa, e se ti senti invitato, lasciare che la lampada si spenga è peccato. Luce dell’attesa è preghiera incessante, carità operosa, verità cercata. «Il Signore si confida con chi lo teme e gli fa conoscere la sua alleanza» (Sal 25,14).

 

 

don Gennaro Matino

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