I mesi di aprile e maggio sono ricchi di grandi entusiasmi giovanili anche nella sfera ecclesiale. Basti pensare alla preparazione delle attività estive, alla prospettiva dei viaggi e dei campi scuola, alle feste dei giovani tra Pasqua e Pentecoste, ecc. Si tratta solo di qualcosa di momentaneo o si va più a fondo?
del 01 giugno 2010
Abbiamo ricevuto un grande dono! Cosa? Quando? Come, lo hai già dimenticato? Qualche settimana fa la Solennità di Pentecoste ci ha ricordato che è lo Spirito Santo a farci dono della fede e che, attraverso la Sua azione e la nostra disponibilità, il cuore può rinnovarsi.
Ora che sappiamo chi ci ha fatto questo bellissimo regalo, ora che lo abbiamo scartato, dobbiamo applicarlo alla nostra vita. Come? La risposta sta nella scoperta della spiritualità! Cos’è? Una proposta spirituale viene intesa come il percorrere insieme un cammino di crescita, il vivere un’esperienza significativa nel quotidiano, il collocare la fede al centro della propria esistenza, l’impegnarsi per gli altri, il sociale e la Chiesa. Che ne dite? Vi sembra un mortorio? Tutt’altro! La spiritualità richiama alla comunione, alla condivisione, alla compagnia, in comunità o in gruppo, secondo la propria età, ruolo o vocazione.
Emerge così una realtà che unisce i cuori prima delle menti, è una proposta di santità “originale”, vissuta in un ambiente carico di valori. Per cercare il Signore non c’è bisogno di staccarsi dalla vita, anzi, nel quotidiano si trova il luogo per incontrare Dio. Lo Spirito Santo è vita, e vuole la vita, la vuole piena e abbondante per tutti. Per questo la vuole autentica. La ricerca di autenticità pone esigenze impegnative e produce scontro verso chi preferisce la morte alla vita; lo scontro, però, non scatena ragioni di discriminazione, rompendo la compagnia, ma viene vissuto come condizione di qualità e di autenticità per poter veramente sperimentare assieme una vita piena e abbondante.
Per celebrare la vita nuova è importante la dimensione della festa, espressione di un cuore in amicizia con Gesù. Si sente il bisogno della festa: siamo chiamati a viverla in intensità come gioia pasquale. L’allegria esprime la gioia di chi si sente nelle mani del Signore come amato e salvato, e quindi contento. La festa risulta essere allora l’espressione di quanti condividono valori comuni e sentono il bisogno di manifestarli per compartecipare. La si avverte come una proposta di messaggi provocatori e di sfide impegnative per tanti altri giovani.
            Accanto alla festa c’è l’impegno per gli altri, magari per i più deboli; è un compito esigente ma per farsi santi occorre fare del bene agli altri. Questo è possibile per tutti, poiché non c’è limite all’azione dello Spirito e non c’è spiritualità che non sia aperta e accessibile per tutti. Tutto questo prevede che ci sia sbracci le maniche, richiede gesti concreti, progetti. Chiede che chiunque ha fatto un tratto di strada più impegnativo, si pieghi verso che è ai primi passi e lo sollevi. Spinge inoltre avanti a prendere il largo verso mete più alte di quello che è stato consolidato e sperimentato.
            Tanti sono i modi di vivere il Vangelo, infinite le vie del Signore perché l’uomo sia felice. I Santi ne sono stati interpreti e fecondi attori, hanno ascoltato lo Spirito Santo e hanno risposto con coraggio e fiducia alle esigenze del proprio tempo.
 
E noi? Lasciamoci guidare da chi ha più esperienza, preghiamo perché ci sia indicata una strada per noi, scegliamo delle buone letture spirituali.
 
 Riconosciamo in Gesù di Nazareth un Dio vicino, che è presente in modo misterioso nella vita, che sta dalla parte della vita e fa nascere vita là dove c’è la morte.
 
Troviamo nell’oggi il luogo e tempo della vita, dell’incontro con gli altri, della testimonianza della fede e della speranza.
Affrontiamo le vicende della vita con gioia, ottimismo e  fiducia, cercando di essere contagiosi nel bene, portatori sani di bontà.
Viviamo la comunione nella Chiesa, comunità di fratelli nel Signore Gesù, attorno alla preghiera, ai sacramenti, ai Pastori, con Maria come Madre.
Chi accoglierà questo dono, chi metterà Cristo al centro del proprio quotidiano, allora sì che sarà un giovane del terzo millennio, “una sentinella del mattino, uno che non ha paura di essere santo”!
 
Marco Pappalardo
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