Nelle carceri italiane si prega per il popolo dell'Afghanistan

L'iniziativa promossa dai cappellani e dalla Caritas. Don Grimaldi: «Solo dove c'è la sofferenza e il dramma della solitudine si può comprendere ancora meglio la sofferenza dell'altro»

Giovedì 26 agosto 2021

 

Le drammatiche immagini di un paese imprigionato nella paura e nel terrore, l'Afghanistan, pongono interrogativi e invitano alla solidarietà umana e spirituale. L'Ispettorato generale cappellani delle carceri d'Italia insieme alla Caritas Italiana promuovono una giornata di preghiera nelle carceri, sabato 28 e domenica 29 agosto.

All'Angelus dell'Assunta, papa Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa e ad ogni persona di buona volontà di pregare con lui, il Dio della Pace «affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo». Dalle indicazioni del Pontefice nasce, dunque, l'invito di preghiera comunitaria nelle carceri, sollecitato dall'ispettore dei cappellani delle carceri d'Italia, don Raffaele Grimaldi, e dal direttore della Caritas Italiana don Francesco Soddu.

«Solo dove c'è la sofferenza e il dramma della solitudine si può comprendere ancora meglio la sofferenza dell'altro - osserva don Grimaldi - perciò, invito i cappellani dei nostri istituti penitenziari, che seguono con apprensione le sorti del popolo afghano, unitamente ai volontari e agli operatori, di farsi promotori di una preghiera solidale, affinché durante Sante Messe di sabato 28 e domenica 29 di Agosto, i nostri istituti possano diventare dei veri cenacoli di solidarietà e di vicinanza al popolo afgano».

Don Soddu ha sottolineato che «l'esperienza della pandemia ci ha ricordato quanto siamo fragili e che è fondamentale sentirsi parte di una stessa famiglia umana, dove ciascuno ha assoluto bisogno degli altri. Di tutti gli altri. Con la preghiera possiamo davvero essere Fratelli tutti».

L'Ispettore dei cappellani soggiunge che «la preghiera è un'arma silenziosa e potente che squarcia i cieli e giunge al cuore di Dio. La preghiera del cuore, ci fa sentire vicino ad un popolo lontano; nessuno si senta abbandonato perché la Chiesa ha sempre spalancato le sue porte alla solidarietà e all'accoglienza costruendo dialogo con tutti, unica via possibile per soccorrere popoli in difficoltà come quelli dell'Afghanistan dove i deboli sono schiacciati dalla violenza. I detenuti dei nostri istituti, nonostante la loro condizione di ristretti, sono sempre attenti ai drammi e alle criticità fuori dalle mura».

Rivolgendosi quindi ai «carissimi amici cappellani», don Grimaldi ringrazia «in particolare per l'attenzione che darete a questo invito di preghiera per l'Afghanistan. In questo momento storico la preghiera è, per i nostri fratelli e sorelle prigionieri, uno strumento in favore di un cammino di vera educazione e di promozione dei valori e , nel contempo, è un invito alla riflessione sulla responsabilità di essere attenti ai bisogni dell'altro per accompagnare la rinascita di ogni persona».

 


Testo e immagine tratti da: Avvenire.it

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