Nino Baglieri, nato a Modica nel 1951, è la prima persona disabile che ha ottenuto il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi che lo porterà a diventare Beato quindi Santo.
La Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Antonino Baglieri è stata aperta dal Vescovo di Noto. Baglieri era un siciliano di Modica, (RG) nato nel 1951, faceva parte della famiglia salesiana e dal 2004 emise la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco (CDB).
Nino Baglieri quando aveva diciassette anni si trovava a lavorare su un’impalcatura al quarto piano in un palazzo nei pressi di casa sua, all’improvviso la tavola di legno sotto i suoi piedi si spezzò facendolo cadere.
“Un grido di terrore uscì dal mio petto – racconta Nino- mi sentii sbattere tra le tavole, tanto rumore e intanto precipitavo giù, un volo di diciassette metri, un metro per ogni anno della mia età, un tonfo al suolo. Poi non ho sentito più niente . In pochi istanti insieme a me sono crollati tutti i miei sogni”
L’uomo a causa della caduta riportò le fratture della quinta e della settima vertebra cervicale e una rottura del femore destro.
Dopo due anni di ricoveri in vari ospedali finalmente fu dimesso, ma Nino era diventato un tetraplegico, a parte la testa non muoveva nessuna parte del suo corpo.
Nella sua terra natia a Modica, Nino si richiuse nel suo dolore, non usci più di casa per dieci lunghi anni. L’inverno lo trascorreva quasi sempre a letto, era nella disperazione più totale, non accettava la sua disabilità.
Conobbe un gruppo di Rinnovamento dello Spirito, si raccontava che durante i loro momenti di preghiera ci fossero state delle guarigioni. Nino si aggrappò a quella speranza di guarigione fisica e partecipò alla preghiera con questo gruppo e si accorse che qualcosa in lui era cambiata.
“In quel momento dissi si al Signore- spiega Baglieri-accettai la mia croce e rinacqui a vita nuova, diventai un uomo nuovo. Dieci anni di disperazione cancellati in pochi istanti, perché una gioia sconosciuta entrò nel mio cuore. Io desideravo la guarigione del mio corpo e invece il Signore mi graziava con una gioia ancora più grande: la guarigione spirituale”.
L’uomo non era guarito nel corpo, era rimasto tetraplegico, ma da quel momento divenne fonte gioia, di speranza, per tutti quelli che lo incontravano.
Egli nel pomeriggio aiutava quattro ragazzini a svolgere i compiti, in una di quelle lezioni, prese una matita in bocca per fare un disegno e ci riuscì.
In seguito provò a scrivere con la penna in bocca e cominciò con esercitarsi con la grafia, si appassionò al punto di elaborare poesie, preghiere.
Ebbe l’opportunità di leggere i suoi lavori in una radio di Modica e poi in una di Ragusa, le sue parole parlavano al cuore e tanta gente cominciò a cercarlo.
Arrivarono le prime telefonate, le lettere e numerose visite di persone che lo volevano conoscere per ascoltare la sua testimonianza.
Ogni giorno a casa sua andavano ottanta persone e poco a poco la sua testimonianza di gioia arrivò ovunque, da ogni continente gli scrivevano e lui rispondeva a tutti, regalando speranza, conforto.
Egli rispose a più di settemila lettere, face tanti viaggi per rilasciare dinanzi a centinaia persone la sua testimonianza di vita: da com’era passato dalla disperazione alla gioia di vivere!
Scrisse anche diversi libri, quando era a letto perché non si poteva muovere a causa di vari malanni scriveva e ancora oggi ci sono sessantanove quaderni che devono essere pubblicati.
Tanti i giornali, le radio le tv che parlarono di lui, anche la trasmissione "A Sua Immagine" su Rai Uno.
Un uomo che cambiò radicalmente modo di pensare, tanto che il giorno del suo incidente, il 6 maggio, diventò da giorno di disgrazia a giorno della Grazia.
Ogni anno festeggiava la data del suo incidente, denominandolo "il giorno della Croce", con una santa messa a cui partecipavano centinaia di persone.
“Se non era per quella caduta dal quarto piano – racconta Nino- forse il Signore non l’avrei mai incontrato; la mia croce dà valore alla mia testimonianza, perché le parole di un sofferente arrivano direttamente al cuore della gente. La mia croce mi fa sentire utile a tanti soprattutto ai missionari che amo molto e che sono sempre presenti nella mia preghiera e nella mia offerta”.
Il 2 marzo del 2007 Nino morì il suo funerale fu celebrato da vescovi, dai massimi vertici salesiani e da sessanta sacerdoti, parteciparono migliaia le persone.
Dopo la sua morte sono stati pubblicati diversi libri di autori che analizzano la figura di Nino Baglieri, tra questi l’Ispettore dei Salesiani in Sicilia Don Giuseppe Ruta che gli ha dedicato due volumi (Sulle Ali della Croce; Nino Baglieri a 360 gradi… ).
Numerosi sono i frutti della testimonianza di Nino: un gruppo di preghiera a Modica, un dispensario medico in Madagascar, un musical che parla della sua vita (Sulle ali dell’amore) ora sta nascendo anche un film.
C’è una casa famiglia a Pedara “Oasi della Divina Provvidenza” che ispirata dalla vita di Nino Baglieri ha accolto tre giovani in sedia a rotelle, due di essi sono vittime di fratture alle vertebre cervicali.
Il responsabile della casa famiglia ha un desiderio: accogliere e reinserire socialmente tutte quelle persone che da anni vivono a causa di una invalidità fisica in strutture ospedaliere dando loro la possibilità di migliorare la qualità della loro vita e di lavorare; la nuova costruzione sarebbe dedicata proprio a Nino Baglieri.
“La più grande virtù che è in noi è la carità – spiega Baglieri- la possediamo come dono prezioso da mettere a frutto per acquistare la vita eterna. Di fronte a Dio saremmo giudicati solamente sull’amore. Non ci sarà chiesto quante preghiere abbiamo recitato o a quante messe abbiamo partecipato. Dobbiamo invece rendere conto su quanto abbiamo amato”.
Quest’uomo ci insegna quanto sia bella la vita, anche nelle situazioni più difficili e che l’unica strada che dobbiamo percorrere è quella di amare i più deboli.
Di Riccardo Rossi
Tratto da http://www.goleminformazione.it
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