No ai fedeli “part time”. No ai cristiani da salotto. Ci vuole, invece, quello zelo apostolico che appartiene, con un pizzico di sana follia, ai missionari. Capace di unire l'esercizio dell'intelletto all'istinto del cuore.
No ai fedeli “part time”. No ai cristiani da salotto. Ci vuole, invece, quello zelo apostolico che appartiene, con un pizzico di sana follia, ai missionari. Capace di unire l’esercizio dell’intelletto all’istinto del cuore.
Le parole di Papa Francesco, pronunciate ogni mattina alla messa delle 7 nella cappella della Domus Santa Marta, in Vaticano, sono ormai un piccolo capitale in grado di orientare con sufficiente chiarezza chi desideri comprendere il pensiero del nuovo Pontefice. E andrebbero raccolte. Perché ogni giorno le omelie di Jorge Mario Bergoglio regalano spunti nuovi, tesi a stimolare chi crede, ma anche i laici. L’altro giorno Francesco aveva detto che «alcune volte» i cristiani sono «malinconici » e per questo hanno «una faccia da peperoncini all’aceto». E l’altro ancora aveva invitato a non accontentarsi «di una vita cristiana mediocre».
I concetti espressi ieri colpiscono nuovamente per immagine e freschezza. «Ci sono anche i cristiani da salotto, no?», ha detto Bergoglio, scuotendo l’uditorio composto dai dipendenti del dicastero di “Giustizia e Pace”, mentre con lui concelebravano il presidente dell’organismo, il cardinale ghanese Peter Turkson, e il segretario, monsignor Mario Toso. «Quelli educati, tutto bene, ma non sanno fare i figli della Chiesa con l’annuncio e il fervore apostolico — ha spiegato — . Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo che ci dia questo fervore apostolico a tutti noi, ci dia la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali». Un concetto fondamentale del suo credo, quest’ultimo. Espresso già durante le Congregazioni generali che precedettero il Conclave, e che colpì gli altri porporati i quali cominciarono a intravedere in Bergoglio il successore di Benedetto XVI.
«Tanto bisogno ha la Chiesa di questo! — ha proseguito il Papa argentino — Non soltanto in terra lontana, nelle Chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, ma qui in città, in città proprio, hanno bisogno di questo annuncio di Gesù Cristo. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore. Avanti, come dice il Signore a Paolo: “Coraggio”». Quindi Francesco ha poi completato il suo pensiero: «Lo zelo apostolico non è un entusiasmo per avere il potere, per avere qualcosa — ha detto — . È qualcosa che viene da dentro. Paolo ha incontrato Gesù Cristo, ma non con una conoscenza intellettuale, scientifica, che è importante perché ci aiuta, ma con quella conoscenza prima, quella del cuore, dell’incontro personale». E lo zelo apostolico, ha concluso il Pontefice, «ha qualcosa di pazzia, ma di pazzia spirituale, di sana pazzia». San Paolo «aveva questa sana pazzia».
Dobbiamo chiedere «allo Spirito Santo — ha terminato — che faccia crescere in noi lo zelo apostolico che non deve appartenere solo ai missionari». Un concetto espresso qualche ora dopo dallo stesso Francesco in un tweet. «Non possiamo essere cristiani “part time” — ha scritto in 140 caratteri — . Cerchiamo di vivere la nostra fede in ogni momento, ogni giorno». Ma ieri il Papa ha voluto parlare anche di economia. «Il denaro è diventato un idolo. Ci sono ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, c’è una tirannia invisibile, a volte virtuale delle leggi del mercato», ha detto incontrando un gruppo di ambasciatori. Concludendo: «Serve una riforma finanziaria che aiuti i poveri».
Papa Francesco
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