Dobbiamo sì pensare ai vantaggi e agli svantaggi che tale scelta potrà apportare al nostro futuro, ma anche vedere le conseguenze che essa primariamente incide sull'immediato presente...
del 20 novembre 2017
Dobbiamo sì pensare ai vantaggi e agli svantaggi che tale scelta potrà apportare al nostro futuro, ma anche vedere le conseguenze che essa primariamente incide sull'immediato presente...
Le scelte mi si sono sempre presentate - e continuano a presentarsi - come costituite da una serie di fasi. Inizialmente vedo un albero, un tronco, dalla cui prospettiva si diramano infiniti rami. Quindi un candelabro, dove il numero dei bracci (e quindi delle alternative) si va riducendo. Infine, un bivio dove le alternative si sono drasticamente ridotte rispetto all'inizio e dove il coraggio e l'audacia della scelta finale implicano sempre un guadagno e una rinuncia: "per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio e occhi bendati", canta Tiziano Ferro.
La scelta universitaria - a cui non mi sono potuta sottrarre - di studiare filosofia, ossia una materia che non ho particolarmente amato nel mio percorso liceale, era inizialmente una scelta da ultima spiaggia, la scelta dell'ultima ruota del carro, poiché il resto non sollevava in me interessi veramente profondi. Una scelta, però, che si è poi rivelata illuminante per la mia mente, prima che per il mio (futuro) lavoro, in quanto mi sta permettendo di colmare lacune personali, di approfondire e soprattutto ri-cucire strappi con tutto ciò che prima mi si presentava insopportabile.
In un certo senso, mi sono come ritrovata dentro il film d'animazione Spirit - Cavallo Selvaggio, particolarmente nella scena dell'inseguimento di Spirit e dell'indiano Piccolo Fiume da parte del colonnello e del suo seguito.
Dopo una lunga e ansimante cavalcata, Spirit e Piccolo Fiume arrivano su una rupe, separata dal resto del Canyon da un ampio burrone. Il colonnello li avrebbe raggiunti di lì a poco. La scelta si presentava spaventosa: o consegnarsi all'inesorabile destino di cattura, o saltare il burrone per raggiungere l'altra rupe. Spirit opta per il salto, la cui riuscita gli comporterà la grazia da parte dei suoi inseguitori. Quindi si dimostra tenace e pieno di passione nel compiere quest'impresa con cui riconquista la libertà di cui era stato privato a lungo. Spirit non ha avuto molti dubbi: per lui di veramente irrinunciabile non c'era che la libertà e non gli importava il prezzo da pagare. Del resto, che differenza poteva fare per un destriero nato libero cadere nel vuoto del burrone o nelle mani del colonnello? In fondo, sarebbe stato meglio il burrone, un passo verso la libertà, piuttosto che attendere e compiere il passo verso la prigionia.
In ciò Spirit è stato coraggioso e lungimirante. Ha saputo mediare tra la lungimiranza 'demostenica' e l''isocrateo' occhio vigile sul presente. Infatti, l'istinto in sé fuorvia le scelte di progetti a lungo termine, e deve perciò essere accompagnato dalla ratio, che tuttavia non deve trasformarsi in sovrano assoluto, altrimenti tutto diventa puramente meccanico e calcolato. A mio parere, il segreto è il giusto mezzo aristotelico, l'aurea mediocritas oraziana: dobbiamo sì pensare ai vantaggi e agli svantaggi che tale scelta potrà apportare al nostro futuro, ma anche vedere le conseguenze che essa primariamente incide sull'immediato presente.
Del resto, anche noi davanti a una scelta spesso ci sentiamo spacciati, senza via di scampo, vorremmo quasi poter rinunciare e lasciar tutto in sospeso. Ma questo quasi mai è possibile, almeno di fronte ai bivi. Perché è con essi che riusciamo a conoscere noi stessi, a capire i nostri impulsi, le nostre debolezze, i nostri punti di forza, il nostro carattere. E' la scelta che 'specifica' più di ogni altra cosa il nostro modo di essere: essa può fungere da cicatrice, ma anche da collier. Dipende da come la si vede, ma soprattutto da come la si porta...
Alice Orrù
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