Nonostante tutto la scuola va avanti, tenendo la testa alta, non un’entità generica ma persone reali, ragazzi, donne e uomini che sono appassionati innanzitutto della vita o almeno dovrebbero.
di Marco Pappalardo
Non bisogna tornare a scuola! Non bisogna farlo non solo per i rischi ancora troppo alti, ma per un dato di fatto: la scuola non si è mai fermata! Con tutti i limiti della didattica a distanza, studenti, docenti e famiglie hanno continuato con un ritmo e modalità diverse l’avventura scolastica sia nelle scuole statali e che in quelle paritarie, spesso con impegno, creatività, sacrificio e senso del dovere. Certo l’esperienza dell’incontro fisico manca, ma non è questo che rende la scuola significativa; prova ne è che si può essere presenti fisicamente – sia studenti che insegnanti - ma assenti con il pensiero, senza concentrazione, con la testa fra le nuvole, senza alcuna passione per l’insegnamento e l’apprendimento. La scuola c’è, anche a distanza, quando si crea quella “corrispondenza d’amorosi sensi” che permette allo studente di trasformare la propria camera nel banco di scuola e al prof. di rendere la propria casa una cattedra, non nel senso di un luogo di potere, bensì di condivisione della vita tra cultura, studio, attualità e umanità. Questo nuovo modo di vivere il tempo-scuola restituisce umanità a ciò che in diversi casi è diventato lettera morta, un vecchio reperto abbandonato, un’opera d’arte chiusa in un magazzino dimenticato. Così la scuola cambia e migliora ritrovando l’essenziale, riscoprendo sé stessa, ridando il vero significato al proprio nome greco – scholé – cioè tempo libero; ingabbiata ormai da anni ed anni, ora a casa e da casa, tramite la didattica a distanza, diventa di nuovo ciò era, un tempo libero da riempire di bellezza, interessi, approfondimenti, fuori programma, ricerche personali, scoperte. Certo qualcuno leverà gli scudi per dire che questo non è studiare, che non si può valutare, dimenticandosi però che l’origine latina di studium è anche amore e passione, e valeo (da cui valutare) significa pure stare bene. Non è un giocare con le parole, ma un chiamare le cose con il proprio nome, poiché solo così esse riacquistano un senso ed una dignità. Non che prima della pandemia l’istituzione scolastica fosse senza senso, tuttavia dobbiamo chiederci il perché della svogliatezza di moltissimi studenti e della stanchezza di altrettanti insegnanti. In un tempo che ci mette dinanzi la sofferenza e la morte con tanta crudezza, non possiamo negare di avere iniziato l’anno scolastico pensando già dal primo giorno alle vacanze più vicine o sperando nella sospensione per l’allerta meteo! Lo abbiamo vissuto così fino all’inizio di marzo, poi tutto è cambiato e ci ha cambiati, restituendoci la voglia, il tempo, la passione, soprattutto il desiderio di tornare alla normalità al momento opportuno, sì, però con un sguardo nuovo. Nonostante tutto, quindi, la scuola va avanti, tenendo la testa alta, non un’entità generica ma persone reali, ragazzi, donne e uomini che sono appassionati innanzitutto della vita o almeno dovrebbero. E la vita vera è proprio fatta di un continuo confronto di idee, storie, persone, stagioni che passano e si rinnovano. Così capita che un sentiero stretto e impervio, come il tempo che stiamo vivendo, sia l’occasione per Prof. e alunni di parlare delle incertezze del futuro, dell’amore, dell’amicizia, di come le difficoltà possano diventare opportunità quando si cammina insieme, cioè diventi scuola; da casa, sì, ma sempre Scuola!
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