Se la storia di Natale avvenisse oggi, Maria e Giuseppe avrebbero molte difficoltà ad entrare a Betlemme...Unisciti alle diverse chiese cristiane nel tentativo di sollevare Betlemme dalla crisi in cui si trova oggi e ricordati dei Palestinesi oggi separati dalle loro terre.
del 10 dicembre 2007
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Nel 2002 le autorità israeliane hanno iniziato a costruire la cosiddetta barriera di separazione che invece serpeggia dentro i Territori Palestinesi Occupati, annettendo di fatto allo stato di Israele risorse preziose come la terra e l’acqua. Inoltre palestinesi che vivono vicino al tracciato della barriera spesso devono fronteggiare la demolizione delle loro case. Secondo l’organizzazione israeliana per il monitoraggio dei diritti umani B'tselem, la barriera di separazione colpisce circa mezzo milione di Palestinesi e attualmente separa circa il dodici percento della terra che si trova dal lato palestinese della Linea Verde del 1967 dal resto dei Territori Palestinesi Occupati. Quando sarà completata, la barriera sarà lunga circa 760 chilometri. (per altre statistiche clicca qui.)
Oggi, la barriera di separazione costruita da Israele circonda Betlemme, che si trova in Palestina, su tre lati e isola la città da Gerusalemme che si trova a solo 9 chilometri. L’organizzazione israeliana per i diritti umani B'tselem scrive a proposito della barriera:
Nel giugno del 2002, il governo israeliano ha deciso di erigere una barriera fisica per separare Israele e la Cisgiordania per prevenire l’entrata incontrollata di Palestinesi in Israele. Nella maggior parte delle aree la barriera comprende un recinto elettrificato con una strada a servizio, filo spinato e fossati su entrambi i lati per una larghezza media di sessanta metri. In alcune aree al posto della barriera è stato costruito un muro alto da sei a otto metri…. La costruzione della barriera ha portato nuove restrizioni al movimento dei Palestinesi che vivono vicino al suo tracciato, in aggiunta alle numerose restrizioni poste in essere dopo lo scoppio dell’attuale intifada. Migliaia di Palestinesi incontrano molte difficoltà nel recarsi ai propri campi, e nel commercializzare i propri prodotti in altre zone della Cisgiordania. L’agricoltura è la principale fonte di sostentamento per le comunità palestinesi che si trovano lungo il tracciato della barriera e quest’area costituisce una delle zone più fertili della Cisgiordania. Il danno al settore agricolo sarà responsabile di drastici effetti economici sui residenti- la cui situazione economica è già molto difficile – e porterà molte famiglie alla povertà. (Per leggere l’articolo completo clicca qui.)
UNA PROPOSTA CONCRETA
 
Questo Natale, alla tua famiglia, al tuo gruppo, alla tua comunità, alla tua parrocchia, proponiamo la campagna ““Non c’e accesso per loro nell’albergo” per meditare, informare e sensibilizzare sulla barriera che attraversa e strangola i Territori Occupati Palestinesi.
Quest’anno aggiungi anche tu il muro al tuo presepe. Costruisci un muro che circonda la capanna, con nessuno e niente altro in vista. Puoi lasciare anche Maria e Giuseppe fuori dal muro (certamente oggi avrebbero molta difficoltà ad entrare a Betlemme proveniendo da Nazareth), o puoi aggiungere gli oppressi di oggi ai pastori della tradizione, separati dal Bambin Gesù dalla Barriera dell’Apartheid. Crea secondo quanto lo Spirito suggerisce alla tua famiglia , alla tua comunità, alla tua parrocchia.
Ricorda nelle preghiere e nelle riflessioni le comunità palestinesi, cristiane e musulmane che non possono muoversi liberamente a causa dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi.
Puoi anche contattare i media locali riguardo alla decisione di costruire un Muro attorno al presepe. Usa questa opportunità per spiegare loro cos’è il Muro all’interno dei Territori Occupati, quale rete di posti di blocco sta strangolando la vita delle persone in Palestina.
Fai una foto al tuo presepe, usala come cartolina per gli auguri di Natale e spediscila al coordinamento della campagna: campagnabetlemme@gmail.com.
Per saperne di pi√π visita il sito: un muro non basta (in italiano) oppure il sito B'Tselem
“Non c’e accesso per loro nell’albergo”: storie di nascita e di occupazione
di Lorne Friesen
Gesù nacque sotto l’occupazione romana. Alcuni la chiamavano “pace romana” sostenendo che il potere imperiale aveva portato la pace al mondo intero. Occupazione invece, allora come adesso, significa che una potente autorità controlla praticamente ogni aspetto della vita di coloro sotto la dominazione dell’impero. Luca ci informa che l’Occupazione richiese a Maria e Giuseppe di fare un viaggio lungo e pericoloso per soddisfare gli ordini del potere occupante. Il censimento era il mezzo attraverso il quale il potere contava e controllava le persone per poter meglio tassarle e arruolarle nell’esercito. Matteo ci dice che Erode ordinò il massacro di tutti i neonati maschi nati nel luogo e al tempo della nascita di Gesù pur di conservare il potere datogli dalle autorità romane.
Immagina i rischi di una gravidanza sotto l’occupazione romana. Cesare emanò il suo decreto, così Maria e Giuseppe dovettero viaggiare da Nazareth a Betlemme. Molte altre donne incinte avranno dovuto fare viaggi simili, il disagio nella vita delle persone sarà stato grande. E se il parto fosse stato prematuro e la madre e il bambino fossero morti durante il viaggio, a Cesare non sarebbe importato. Maria ha partorito lontana dalla sua comunità, senza il tradizionale aiuto delle levatrici che le famiglie normalmente si davano reciprocamente. L’occupazione ha fatto in modo che la nascità di Gesù avvenisse in circostanze difficili, con molti rischi, in mezzo agli animali.
Anche oggi, anche nella stessa terra, ci sono occupazioni strangolano la vita delle persone. L’occupazione militare israeliana della Cisgiordania, come quella romana di tanti anni fa, mette i propri interessi sopra le necessità delle persone. Attualmente ci sono più di cinquecento posti di blocco all’interno dei territori occupati. All’interno, non sul confine con Israele. A questi checkpoint, i soldati hanno detenuto molte madri in travaglio: alcune hanno dovuto partorire nei campi o in macchina. Bambini appena nati qui sono morti perché le loro madri sono state trattenute lì, hanno dovuto partorire al checkpoint, prive di un ambiente adeguato, di un assistenza, di un umanità.
Oggi anche le strade che entrano e escono da Betlemme sono controllate da checkpoint inseriti in questo terribile muro alto 8 metri che serpeggia attraverso la Cisgiordania. Checkpoint come terminal di frontiere internazionali che limitano e ostacolano l’accesso verso e da Betlemme. Il governo israeliano ha pensato speciali disposizioni per i turisti così che il loro disagio possa essere minimo, ma i Palestinesi trovano il loro viaggio severamente ostacolato persino in caso di emergenza medica. Essi hanno bisogno, di permessi speciali per percorrere i 10 chilometri per Gerusalemme. Molti degli abitanti di Betlemme non hanno potuto visitare Gerusalemme per anni.
Possano le tue meditazioni sul mistero della Natività aiutarti a trovare un legame di solidarietà con le innumerevoli persone nel mondo le cui vite sono controllate da poteri che non hanno nessun rispetto per la vita. Vogliamo ricordare che come al tempo di Maria e Giuseppe, anche nel nostro tempo ogni gravidanza è una misteriosa sfida che Dio manda al potere imperiale. Il potere dell’amore e di una nuova vita opera oltre le restrizioni dell’Occupazione.
 
un muro non basta
http://http://unmurononbasta.bethlehem.edu/http://www.btselem.org/english/Separation_Barrier/
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