Gesù parla di croce e di morte e Pietro si rifiuta (giustamente, secondo la mentalità del suo tempo e di ogni tempo!) di accettare che Dio possa andare in croce. Se Dio è Dio, non può morire, altrimenti che Dio è? Così ragiona Pietro... √â la croce il luogo dello smascheramento delle false immagini di Dio.
del 30 agosto 2008
22° domenica del tempo ordinario
Geremia 20, 7-9Romani 12,1-2 Matteo 16, 21-27 
Per essere ancora in tempo di vacanza questo Vangelo è un po’ troppo impegnativo! Continua il brano di domenica scorsa e ci vuole manifestare il vero volto di Dio.  Andiamo con ordine.
Nella prima parte del cap. 16 di Matteo (letto domenica scorsa) Gesù loda Pietro perché ha risposto bene alla domanda “Chi sono io per voi?”. “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio Vivente!” Gesù riconosce in Pietro un discepolo “beato”, fortunato e intelligente, capace di andare in profondità e cogliere le cose nella loro verità.
Poi restiamo sorpresi e addirittura sconcertati dalla nuova definizione che il Maestro dà di Pietro: “Lungi, da me Satana!” Da Beato, uomo secondo Dio, illuminato,,,,, a Satana, uomo che non coglie il mistero di Dio, che brancola nel buio, che ragiona secondo gli uomini…  In che cosa sta la differenza? Qui è il punto!!!  Ne abbiamo già parlato tante volte, ma ripetere può giovare.
 
1. Il Vangelo della Croce: Gesù parla di croce e di morte e Pietro si rifiuta (giustamente, secondo la mentalità del suo tempo e di ogni tempo!) di accettare che Dio possa andare in croce. Se Dio è Dio, non può morire, altrimenti che Dio è? Così ragiona Pietro.  Il Dio di Pietro è uno che sconfigge i nemici, che li annienta, che vince ogni ostacolo e non ha rivali. Eppure ciò che Gesù non tollera è proprio l’immagine che di Dio viene fatta, come di Colui che, quando si tratta di affermare la sua Signoria, è disposto a usare la sua potenza contro l’uomo.
E’ la croce il luogo dello smascheramento delle false immagini di Dio. Il Crocifisso manifesta il vero volto del Padre, che alla violenza e al peccato dell’uomo non oppone altro che un amore indifeso. Il volto vero del Padre suo può essere manifestato e testimoniato solo dando la vita, liberamente e per amore.
 
2. Rifletti: Dio manifesta la sua signoria su di noi liberandoci, proteggendoci, custodendoci, dedicandosi a noi fino a pagare di persona. Anche quando noi siamo ingrati, peccatori… Dio rimane sempre e soltanto dalla nostra parte.
I gesti di Gesù che annunciano Dio sono esclusivamente i gesti del perdono, della condivisione, della giustizia, della liberazione, della misericordia e della pietà.
 
Si tratta di un Vangelo-chiave nella vita del credente: o credi in un Dio-padrone che esige e fiscalizza tutte le tue azioni o credi e ti affidi a un Dio-Padre che guarda il cuore e ti vuole bene  fino al punto di dare la vita per te. Non è lassismo o dabbenaggine, perché nell’amore vero questi atteggiamenti sono esclusi: è la verità della vita e la forza dell’amore, che conosce e comprende, che solleva e rialza chiunque è caduto…
Il nostro Dio è così e ce lo ha dimostrato nella morte e risurrezione del suo amato Figlio  Gesù Cristo.
 
3. La mentalità del mondo: nel Vangelo Gesù lancia una pesante accusa a Pietro: “Tu ragioni secondo gli uomini” e Paolo, iniziando l’ultima parte della lettera ai cristiani di Roma (quella esortativa, morale si potrebbe dire), li invita a “non adattarsi alla mentalità di questo mondo”, cioè a non assumere gli schemi mentali (il verbo è proprio schematizein !) tipici del mondo. Vorrei approfondire un po’ queste due espressioni, uguali quanto al contenuto.
Gesù stesso aveva segnalato l’incompatibilità dei suoi valori con quelli del mondo: “Non potete servire a due padroni”, “Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo” e nello stesso vangelo odierno aggiunge: “Chi ama la propria vita la perde, che la perde per me la guadagna”…..
 
 
Ti propongo alcuni ambiti in cui puoi verificare se “ragioni secondo Dio o secondo gli uomini”, se i tuoi schemi mentali fanno riferimento al Vangelo di Gesù o alle voci del mondo!
 
Si tratta di spunti che vorrei arricchissi a tua volta:
 
v     Il perdono: il mondo lo considera una forma di debolezza, di vigliaccheria. L’uomo forte sa far valere le proprie ragioni e a farla pagare al colpevole.  Per Gesù il perdono è la caratteristica del cristiano, segno di forza e di coraggio. Così morirà Lui e dopo di Lui tanti suoi seguaci.
v     Il peccato: per il mondo è un gioco, un divertimento, un segno di furbizia o di forza. “Che male c’è?” Fanno tutti così! Cogli l’attimo in tutte le circostante, finché hai tempo e capacità per farlo. La croce di Gesù ci dice quale devastazione provoca il peccato e quanto è costato!
v     Il lavoro: vince chi fa meno e riesce a fregare impunemente il prossimo. È un malcostume vergognoso i cui effetti constatiamo ogni giorno con grande tristezza. Il cristiano fa bene il suo lavoro (è una fondamentale forma di giustizia), lo fa diventare occasione di crescita personale e di offerta al Signore, specie quando il lavoro si fa pesante e faticoso.
v     Le relazioni: “Cosa posso ricavare da questa relazione? Che vantaggio mi dà?…” E’ la mentalità della rapina, del calcolo, dell’accaparramento. Gesù invita i suoi discepoli a far diventare le relazioni occasione di impegno e di dono. L’altro non è terra di conquista, ma spazio di libertà e di condivisione, di amore … fino al dono della vita. “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per coloro che si amano”.
v     La povertà: è un male esecrabile, frutto di incapacità e di mancanza di iniziativa e di coraggio! “I poveri? Peggio per loro! E poi a me che importa? Basta che io stia bene!” Il cristiano, pur considerando la povertà come un male da sconfiggere per restituire a tutti la dignità della vita, vive la povertà come sobrietà, evitando l’accumulare stolto e infecondo, e condividendo per quanto possibile le proprie ricchezze (che non sono sempre e solo i soldi, ma l’amicizia, l’intelligenza, l’ascolto, il cuore…)
v     L’autorità: occasione per far capire a tutti “chi sono io”; davanti al capo non si scherza… Opportunità per accaparrarsi il primo posto e non lasciarlo più. “Non sono venuto per essere servito, ma per servire!” “Chi perde la propria vita la guadagna”. “Sarete beati, se sapendo queste cose le metterete in pratica”.
v     L formazione religiosa: tempo perso! Ma cosa vogliono ‘sti preti? Adesso bisogna anche prepararsi al matrimonio con degli incontri…! Non basta il catechismo delle elementari? “Chi sono io per voi?” La formazione religiosa aiuta a conoscere meglio Gesù, la Chiesa, il suo Vangelo… Dalla conoscenza nasce una pratica più responsabile e coraggiosa e gioiosa della vita cristiana in tutti i suoi risvolti.
v     La preghiera: a cosa serve? Le cose me le sbrigo da solo/a! e poi chi lavora prega, quindi…. E a forza di lavorare la settimana, la domenica, non si ha più tempo e voglia per “stare con Dio” nel silenzio del proprio cuore… manca a poco a poco l’anima delle cose che si fanno e si amano. Il pensiero di Dio finisce per non interessarci più; non è più un problema. La conclusione è nota: “Sono credente, ma non praticante!”
v     …………………….
 
Ti lascio continuare la riflessione nel concreto. Capisci o intuisci anche tu che non si tratta di dettagli, ma siamo al cuore del nostro essere cristiani.
Il mio chiacchierare con te si fa ora preghiera e l’intenzione sarà questa: che questo nuovo anno che stiamo per riprendere, diventi per te e per me un’occasione per sintonizzare sempre meglio il nostro cuore sul Vangelo di Gesù e la nostra intelligenza sui suoi valori e “schemi”.
don Gianni Ghiglione
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