“Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”

Non ha desiderato assomigliare a nessuno su questa terra, solo a Gesù e nemmeno al Gesù che raccontava le parabole e che veniva accolto come Messia, ma al Gesù crocifisso, ferito, sanguinante e abbandonato.

“Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”

da Quaderni Cannibali

del 03 novembre 2010

        

         La luminosa testimonianza di Chiara Luce Badano, beatificata lo scorso 25 settembre

         Chiara Badano è una ragazza come tante altre, che non ha mai partecipato a nessun talk show, non è comparsa in nessuna trasmissione televisiva, non ha partecipato a nessuna edizione del Grande Fratello o di X-Factor, non ha mai fatto la velina, la letterina o altro, non ha mai sognato di diventare ricca e famosa, è stata anche bocciata a scuola.

         Non ha desiderato assomigliare a nessuno su questa terra, solo a Gesù e nemmeno al Gesù che raccontava le parabole e che veniva accolto come Messia, ma al Gesù crocifisso, ferito, sanguinante e abbandonato. La sua vita non ha avuto la risonanza mediatica che oggi spetta a chi sale agli onori della TV, eppure i cuori toccati dalla sua testimonianza di vita sono stati centinaia…

         Ecco perché: Chiara Badano nasce a Sassello (diocesi di Acqui, provincia di Savona), il 29 ottobre del 1971, dopo 11 anni di attesa dei suoi genitori. Vive un’infanzia e un’adolescenza serena, in una famiglia molto unita da cui riceve una solida educazione cristiana. A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, e vi aderisce come gen (Generazione Nuova, la seconda generazione dei Focolari) all’ideale dell’unità.

         Oltre all’impegno nel Movimento Gen, è attiva anche nella vita della parrocchia e della diocesi. Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla, accusato durante una partita a tennis, insospettisce i medici. Cominciano gli esami clinici. Ben presto arriva la terribile diagnosi: tumore osseo. Nel febbraio 1989 Chiara affronta il primo intervento: le speranze di successo sono molto scarse. All’ospedale si alternano i gen e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia.

         I ricoveri all’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e così le cure - molto strazianti - che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova dolorosa “sorpresa”, la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”. Presto Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo difficilissimo intervento si rivela inutile, ma a sostenerla nei momenti più duri è l’unione con Gesù Abbandonato, che sulla croce non avverte la presenza consolante del Padre.

         Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, dirà: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”. Pur ridotta ormai all’immobilità, Chiara è ancora attivissima: per telefono segue il nascente gruppo dei Giovani per un mondo unito di Savona, partecipa a Congressi e attività varie con messaggi, cartoline, cartelloni, per far conoscere amici e compagni di scuola ai gen e alle gen.

         Il suo rapporto con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, si fa sempre più serrato: la tiene continuamente aggiornata. Con l’aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma la ragazza si rifiuta: “Mi toglie la lucidità ed io posso offrire a Gesù solo il dolore”.

         Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: “Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù”.

         Al papà, che le aveva chiesto se era sempre disponibile a donare le cornee, aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Poi un ultimo saluto alla mamma: “Ciao, sii felice perché io lo sono” e un sorriso al papà. Al funerale, celebrato dal Vescovo diocesano, prendono parte centinaia e centinaia di giovani e tanti sacerdoti.

         I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde eseguono i canti da lei scelti. Un grande mazzo di fiori e un telegramma giungono ai genitori da parte di Chiara Lubich: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.

         La sua fama di santità si diffonde nel giro di pochi anni. Il vescovo della diocesi di Acqui, monsignor Livio Maritano, che le aveva conferito la Cresima e incontrata più volte durante la malattia, l’11 giugno 1999 avvia la fase diocesana del processo di beatificazione. Il 3 luglio 2008 Chiara viene dichiarata “venerabile” e, il 19 dicembre 2009, il Santo Padre, Benedetto XVI, riconosce il miracolo ottenuto per sua intercessione: un atto che prelude alla Beatificazione del 25 settembre 2010 nel santuario del Divino Amore a Roma, presieduta da monsignor Angelo Amato.

         La sua vita si riassume in questa frase: “Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”, dove si uniscono l’anima stessa della moderna evangelizzazione e quello spirito cristiano che chiunque abbia incontrato Gesù sulla sua via continua a ravvivare nel proprio cuore.

         Dall’omelia di monsignor Amato: “Nel piccolo paese dove abitava era presa in giro, perché era una gen, perché andava a Messa anche durante la settimana, partecipava con attenzione all’ora di religione, cercava di amare tutti i professori, anche i più indigesti, era molto disponibile ad aiutare tutti.

         Per questo le sue amichette – e i bambini talvolta sanno essere cattivelli – la chiamavano “suora”. Questo la faceva molto soffrire, ma in Mariapoli, Chiara trovava la risposta in Lui, in Gesù Abbandonato”. Tanti giovani oggi si vergognano di Gesù, la società ci dice che essere cristiani significa vivere nella rinuncia.

         Questa ragazza ha dovuto rinunciare a tante cose a causa della sua grave malattia, ma il cristianesimo le ha dato il necessario per vivere. La fede in Gesù Cristo le ha dato tutto.È possibile essere santi a 18 anni? La vita di Chiara dà una risposta inequivocabile: SI!

Annarita Petrino

http://www.lottimista.com

Versione app: 3.25.0 (f932362)