Il mondo sta cambiando. Ovunque andiamo ci troviamo a confrontarci con culture, religioni e idee diverse. Siamo pronti ad amarle, ad accoglierle e ad accettarle?
del 24 gennaio 2017
Il mondo sta cambiando. Ovunque andiamo ci troviamo a confrontarci con culture, religioni e idee diverse. Siamo pronti ad amarle, ad accoglierle e ad accettarle?
Tempo fa ho fatto una passeggiata nel centro di Roma. Ho incontrato alcuni gruppi di musicisti di strada, che si esibivano a pochi passi dal Colosseo. Provenivano da Paesi diversi ed ognuno esprimeva la bellezza e le tradizioni della propria terra. Mi sono fermato ad ascoltarli, affascinato da quei suoni così avvolgenti e pieni di vita.
Il mondo sta cambiando. Ovunque andiamo ci troviamo a confrontarci con culture, religioni e idee diverse. Siamo pronti ad amarle, ad accoglierle e ad accettarle? Siamo consapevoli che ogni essere umano rappresenta per noi una mano da stringere, un’anima da abbracciare con amicizia ed affetto?
Purtroppo non tutti manifestano questo tipo di sensibilità. Sembra quasi che non siamo ancora pronti ad accogliere l’idea di una società formata da mondi e colori diversi, con i quali vivere in pace.
Tra i fenomeni giovanili (e non solo giovanili) più preoccupanti c’è sicuramente il bullismo nei confronti di chi è considerato “strano” o “diverso”, per qualunque ragione. Può avere un diverso colore della pelle, una diversa religione, una differente cultura, un diverso modo d’amare.
Ma la diversità non esiste. È un’invenzione di chi non riesce ad accogliere ogni essere umano. Da che cosa dovrebbero essere “diverse” certe persone? Esistono, forse, esseri umani “normali” ed esseri umani “non normali”? E allora, perché ci ostiniamo ad etichettare certe persone come “strane” o “diverse”? Perché non accettiamo l’idea che il mondo può essere fatto di tanti colori e non solo del colore che piace a noi?
Oggi, purtroppo, basta poco per generare le barriere dell’emarginazione e dell’incomunicabilità. Pensiamo, ad esempio, alle violenze che subiscono le persone omosessuali e transessuali. Pensiamo al clima di sospetto che spesso circonda gli immigrati, vittime di assurdi pregiudizi.
Nascono, così, gli episodi di bullismo. Sono una serie di azioni, ripetute, che hanno lo scopo di creare un dominio psicologico dei più forti nei confronti dei più deboli. A lungo andare possono trasformarsi in una vera e propria persecuzione e causare danni gravissimi.
Ormai si possono incontrare episodi di bullismo in tutti gli ambienti: a scuola, su internet, in discoteca, nel cortile, sulla spiaggia, in palestra o nei luoghi in cui si pratica sport. A volte ne sono protagonisti ragazzi sempre più giovani, che si divertono ad esercitare una specie di oscuro potere nei confronti degli altri, attraverso differenti forme di violenza fisica o verbale.
Il risultato finale di questo insieme di piccole o grandi violenze è l’annullamento progressivo della personalità. La persona che subisce il potere del bullo comincia a smarrire la propria autostima. Ha perfino paura di chiedere aiuto, perché pensa che nessuno possa darle una mano. Preferisce chiudersi in un guscio di silenzio, nel terrore di subire le eventuali vendette del suo carnefice.
Che cosa si può fare per contrastare il triste fenomeno del bullismo nei confronti di chi viene ingiustamente considerato “diverso”? La soluzione è nell’educazione. Bisogna creare una cultura nuova, fin dall’infanzia. Nella scuola, nella famiglia, nella parrocchia, nel mondo dello sport…
In ogni ambiente è possibile educare i giovani all’amicizia e all’accoglienza di tutto ciò che può sembrare “strano” o “diverso”, ma che invece è semplicemente umano.
Costruiamo insieme un mondo nuovo, dove tutti abbiano la libertà di dire: “Non sono un diverso. Sono me stesso. Sono un essere umano”.
Carlo Climati
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