«Note di Pastorale Giovanile - Speciale Agorà»...E' stato stimolante allora l'invito del Papa ad «andare controcorrente».Questo ci è abbastanza congeniale; sentiamo che i modelli offerti da media e società non portano da nessuna parte, o meglio portano alla distruzione del pianeta, alle guerre tra i popoli le religioni le culture..
del 18 dicembre 2007
 
 
In una società dedita al successo, al primato, all’emergere prevaricando gli altri e i loro diritti, oggi non è facile non adeguarsi, non accettare la lotta per la sopravvivenza.
 
Per non essere schiacciati, per orgoglio, per non fare la figura dell’imbranato o del perdente. Magari per non cedere il passo agli arroganti, ai superbi, agli arrampicatori sociali.
 
È sempre più difficile, nel mondo del lavoro, dello sport e dello spettacolo, non lasciarsi invischiare da queste logiche e dinamiche, e non pensare che questa è la strada più promettente, più facile.
Ce ne accorgiamo tutti. I giovani forse con maggior sensibilità, con maggior fastidio. Tutto è relativo, il bene comune non è la priorità, ognuno è costretto, o è portato, a pensare prima di tutto a se stesso, e dopo, ma molto dopo, agli altri.
E stato stimolante allora l’invito del Papa ad «andare controcorrente».
Questo ci è abbastanza congeniale; sentiamo che i modelli offerti da media e società non portano da nessuna parte, o meglio portano alla distruzione del pianeta, alle guerre tra i popoli le religioni le culture, all’aumento della forbice delle disuguaglianze e delle povertà. Ma poi ci ha sconvolto tutti quando ha declinato questo andare controcorrente innanzitutto con la virtù dell’umiltà. Tra l’altro, prendendo le mosse proprie da Loreto dove sta la casa di Maria, la serva del Signore, luogo della crescita di Gesù, nel nascondimento.
L’umiltà! Virtù difficile oggi. Comporta uno sguardo di verità, adottare uno stile di vita senza eccessi, riconoscere i propri limiti e i propri pregi, saperli mettere a servizio del prossimo.
 
Ma a ben pensare, e con la guida del papa, non è difficile vedere come le due indicazioni si richiamino. Nell’orgoglio infatti c’è implicito il modello di realizzazione personale basato sull’arroganza, la violenza, la prevaricazione, il successo ad ogni costo, il prevalere dell’apparire e dell’avere rispetto all’essere. Umiltà invece è riconoscimento dei propri limiti e dunque del bisogno di Dio e degli altri, è seguire vie di realizzazione meno appariscenti ma più «vere»: l’amore, la solidarietà, la generosità, l’accoglienza della grazia. Che bello quello che ha detto il papa: l’umiltà non è la via della rinuncia ma del coraggio!
 
Per le situazioni che mi capita di vivere quotidianamente a lavoro o nel tempo libero, le sollecitazioni del Papa sono veramente illuminanti.
Non so se vi è mai capitato di vivere delle situazioni particolari, che vi danno fastidio, pensate a come comportarvi e poi casualmente (o forse no…) andate in chiesa, a Messa e l’omelia è proprio calzante per quello che state vivendo.
Appena ho sentito le parole del Papa mi sono trovato in questa situazione.
A lavoro a volte mi capita di venire a contatto con giovani che impostano il rapporto interpersonale e professionale sulla competizione, sull’arrivare primo, più in alto. Ciò capita, ovviamente, per avere dei riconoscimenti formali ma anche economici. Spesso, per una persona orgogliosa come me, diventa difficile lasciar perdere le «provocazioni», e avere la pazienza di riportare la relazione nei binari giusti, sul piano del rispetto e del riconoscimento dell’altro, ma è quanto ci chiede il Vangelo in queste situazioni.
Nel mondo del lavoro, andare controcorrente, oggi, o apprendere dall’umiltà, significa essere educati, rispettare gli altri, portare il Vangelo nel quotidiano. Vuol dire evitare discussioni dai toni alti o eccessi di personalismi, cercare di far capire gli errori con il ragionamento e non perdere le staffe.
Una situazione analoga la riscontro nel mondo della politica. Al giorno d’oggi si parla molto di ringiovanire i partiti e le istituzioni favorendo la partecipazione attiva dei giovani al governo del territorio. Mi capita di partecipare a riunioni di partito e noto che quei pochi giovani che riescono a farsi strada devono farlo molto spesso giocando sporco, apprendendo e praticando le stesse «regole del gioco» dei politici di lungo corso: sembra necessario per non soccombere. Per farsi strada e mantenere le posizioni raggiunte sembra poi necessario assimilare i comportamenti dei vecchi politici, atteggiarsi come loro, strumentalizzare gli altri, tutto e solo in funzione del voto.
Queste le situazioni di vita vissuta e quotidiana che mi sono venute in mente all’invito del Papa.
Purtroppo situazioni costanti al giorno d’oggi, dove l’umiltà è un optional (nemmeno tanto gettonato e praticato, anzi!), dove i modelli per noi giovani stanno diventando gli arrampicatori sociali, i politici navigati e gli egoisti che hanno successo.
La figura di Maria e la sua virtù dell’umiltà calza dunque a pennello. E proprio in questo richiamo sta sia l’invito ad andare controcorrente sia il modello da seguire.
 
Ciò che mi consola, invece, molto e che mi rassicura è vedere che in tante delle situazioni descritte i giovani capiscono e sanno affrontare la loro vita mettendo in secondo piano la ricerca del potere, della visibilità, del successo a ogni costo. Dovuto alla constatazione dello scadimento della vita personale e di relazione se basata su criteri di orgoglio e violenza? Alla potenza della grazia che scava nelle coscienze? Ad una nuova «strategia» educativa nelle parrocchie, nelle famiglie, negli oratori?
Da educatore dei ragazzi, le riflessioni su questa omelia mi hanno anche portato a delle conclusioni circa il rapporto educativo con i ragazzi. Bisogna affrontare il tema dell’umiltà, anche se è un concetto, una virtù che fa storcere il naso e i ragazzi non la capiscono. Occorre portare degli esempi positivi, far capire soprattutto ai più piccoli che saranno i giovani del domani, che le vie del Signore sono diverse da quelle degli uomini… ma conducono a vera felicità, a rapporti più veri, a un incontro autentico con Dio.
L’esperienza di Loreto ha rappresentato una tappa in avanti del mio cammino di ricerca cristiana, pur nella difficoltà a momenti di concentrazione, riflessione e preghiera per il contesto ovviamente rumoroso.
Ed è stata una riconferma che abbiamo bisogno di figure di testimoni autentici e di maestri, come sappiamo essere oggi (e ieri) il Papa.
Salvatore Pinna
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