Non è l'aspetto fisico che definisce la mia vita

Lizzie sostiene con certezza che "siamo noi a decidere cosa fare della nostra vita, che piega far prendere agli eventi e come reagire alle difficoltà, di certo non possiamo lasciare che siano gli altri ad etichettarci"...

Non è l'aspetto fisico che definisce la mia vita

 

Lizzie Velasquez convive dalla nascita con una malattia rara. Una patologia talmente unica che soltanto un’altra persona al mondo ne è affetta: si chiama sindrome di De Barsy e la sua diagnosi è ancora sconosciuta.

 

Questa condizione non le permette di accumulare peso, o conservare il grasso nel suo corpo: non è mai pesata più di 28 chili e per cibarsi deve fare pasti piccolissimi per rimanere in vita, uno ogni 15 minuti, per un totale di 60 al giorno. Ma non per questo si è rassegnata a "un'esistenza di serie B".

 

 

Cosa definisce la nostra vita?

 

La sua storia è un esempio unico di cosa significhi che la malattia non definisce la persona: nonostante sia stata etichettata come «la donna più brutta al mondo», nonostante le abbiano detto di suicidarsi, nonostante sia stata vittima di molestie per tutto il periodo della scuola, Lizzie ha deciso di trasformare la negatività in qualcosa di positivo per lei e per il mondo.

 

“Cosa definisce voi stessi? Le vostre origini, la vostra storia, i vostri amici? Cosa definisce chi siete come persone?”

 

Così si racconta Lizzie, che per un lungo periodo della sua esistenza ha pensato che a definirla fosse proprio la sua malattia: si trovava orribile, ogni sera andava a dormire sperando di risvegliarsi normale, e ogni mattina riceveva un’amara delusione.

 

La famiglia e gli amici l’hanno sempre supportata, principalmente trattandola come chiunque altro, senza mostrare pietà, ma non bastava; a sedici anni scopre un video su Youtube in cui compare per 8 secondi con il titolo "La donna più brutta del mondo". 4 milioni di visualizzazioni e centinaia di commenti crudeli. Dopo un primo periodo di grande depressione qualcosa scatta e Lizzie realizza che non può continuare a piangersi addosso. 

 

 

Usare i talenti

 

Lizzie sostiene con certezza che "siamo noi a decidere cosa fare della nostra vita, che piega far prendere agli eventi e come reagire alle difficoltà, di certo non possiamo lasciare che siano gli altri ad etichettarci." Quindi l’unico modo per rispondere alle cattiverie è usare i talenti che Dio ha donato come opportunità per raggiungere i propri traguardi. Così Lizzie si mette al lavoro: si laurea in comunicazione, diventa una motivational speaker e scrive tre libri.

 

 

Essere amati per come si è

 

Ora non è più considerata la donna più brutta del mondo, ma una ragazza forte, ironica, ambiziosa, un esempio da seguire per chiunque non abbia ancora trovato se stesso, per chi vaga nel mondo senza una meta, lasciando che siano i giudizi degli altri a influenzarlo. E soprattutto ci ricorda che tutti noi abbiamo le nostre difficoltà più o meno grandi, ma che ciò che ci definisce è il fatto di esistere, di essere voluti e amati con i propri pregi e difetti. Con i propri talenti e i propri limiti.

 

 

Corrado Paolucci

http://www.aleteia.org

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