Le nostre atmosfere allora si rarefanno, i nostri sentimentalismi non reggono, la vita appare tutta nella sua verità. Qui entra in causa l'intensità e la serietà dell'attesa, della preparazione, dell'Avvento, diremmo noi cristiani. Se questo bambino, è adagiato su un cuore che ama, sprigionerà forza impensabile
del 10 novembre 2006
 
 
Ogni attesa ha il suo culmine, ogni festa il suo apice; tanta fu l’attesa, tanta è la velocità con cui si compie il giorno della festa. Alla fine ti resta qualcosa di amaro in bocca. Tutto qui?! Così si compiono i momenti più attesi della vita? Così il tempo consuma i nostri attimi di felicità? Capita così a chi si prepara con intensità agli avvenimenti più belli della vita: a una gara decisiva, a un incontro memorabile, a un evento determinante. Ti sopravanza sempre un senso di incompletezza, di attesa non colmata, di promesse a lungo coltivate e forse non mantenute. Così può capitare anche del Natale. Sono le impressioni del day after, del giorno dopo quando si cominciano a guardare le fotografie invece di lanciarsi in una grande novità di vita.
La festa di santo Stefano, del primo martire, d'un giovane che ha capito che il Natale non è un concentrato di sentimenti tenui, di atmosfere, di sensazioni, di luci e musichette, ma decisione radicale di vita. Che Gesù abbia posto la sua tenda tra le case degli uomini non è senza conseguenze per chi lo vuol prendere sul serio. È Dio con noi, ma si rivela subito come una presenza travolgente, una provocazione a stare da una parte, ad decidersi. Le parole dure che userà Gesù per far prendere coscienza a chi lo vuol seguire che la strada è in salita, sono una sferzata al nostro perbenismo, al politicamente corretto. “Sarete trascinati davanti a governatori e re a causa mia, odiati da tutti a causa del mio nome”.
Gesù non blandisce mai, non è mai accomodante, dice al cristiano “di che morte deve morire”, se lo vuol seguire.
Le nostre atmosfere allora si rarefanno, i nostri sentimentalismi non reggono, la vita appare tutta nella sua verità. Qui entra in causa l'intensità e la serietà dell’attesa, della preparazione, dell’Avvento, diremmo noi cristiani. Se questo bambino, è adagiato su un cuore che ama, sprigionerà forza impensabile. “Non vi preoccupate di come o cosa dovete dire”. Non resterete smarriti nelle prove della vita, non vi lascerò soli, non vi capiterà mai di sentirvi abbandonati. Io sarò sempre con voi, una presenza intima, forte, sicura. una difesa attiva: io sarò spirito di fortezza dentro di voi.
Quel bambino che abbiamo contemplato indifeso mobilita una forza impensabile nella vita dei genitori; ogni madre è pronta a morire per i suoi cuccioli, le nasce in corpo una forza incontenibile. È la forza non della disperazione ma della speranza.
E questa speranza dove la trovo?
mons. Domenico Sigalini
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)