Non facciamoci scippare il Papa!

Credo che Papa Francesco sia il dono dello Spirito Santo alla Chiesa di oggi e al mondo. Mentre non ho la stessa convinzione riguardo agli interpreti del Papa, che spesso mi sembrano al di là di ogni capacità interpretativa.

Non facciamoci scippare il Papa!

 

Credo che Papa Francesco sia il dono dello Spirito Santo alla Chiesa di oggi e al mondo. Mentre non ho la stessa convinzione riguardo agli interpreti del Papa, che spesso mi sembrano al di là di ogni capacità interpretativa (a meno di intendere l’interpretazione come creazione arbitraria di significati).

E mi pare che per comprendere adeguatamente quello che il Papa ci vuole comunicare, per educarci alla fede e alla missione, l’analogia più vicina sia quella di “sacramento”, così come l’abbiamo imparata dal catechismo. O ci si può rifare alla definizione di “Rivelazione” fatta dalla Dichiarazione conciliare sulla Divina Rivelazione, là dove afferma: «Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto.»

Un sacramento, per essere compreso e vissuto, implica tre fattori coessenziali: la materia, la forma e il ministro. La materia, cioè il gesto, senza le parole che il ministro pronuncia, non ha significato. Come per la Rivelazione, i segni compiuti da Cristo sono uniti indissolubilmente alle Sue parole.

In questi giorni (ma, a dire il vero, dall’inizio del pontificato) si pretende di spiegare l’opera del Papa guardando i gesti (sempre carichi della sua profonda umanità, e pur sempre vissuti con l’audacia della sua fede) isolandoli dalle sue parole, per cui assumono il significato che il giornalista di turno vuole far loro assumere. E dove sono anche come gesto di una eloquenza strepitosa (basti pensare alla presenza dei genitori della bambina anencefala alla Messa in Brasile) li si stacca volutamente dal messaggio cristiano che hanno.

E così, da un lato si cancellano le parole forti che il Papa dice, per esempio quando parla in difesa della vita e del suo indisponibile valore, o quando cita la presenza del demonio, o quando chiede ai parlamentari francesi di «abrogare le leggi ingiuste»; dall’altro lato si mistifica letteralmente il discorso, mettendo le parole – tutte rigorosamente pronunciate dal Papa – in un ordine tale da stravolgerne il significato, così la frase «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?» diventa «Chi sono io per giudicare un gay?».

No, amici, per non lasciarci portare via la speranza, non dobbiamo lasciarci portare via il Papa!!!

 

 

don Gabriele Mangiarotti

http://www.culturacattolica.it

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