Omelia di don Francesco Cereda in occasione delle professioni perpetue di domenica 16 Settembre a Mestre.'Con la professione perpetua voi siete invitati a dire pubblicamente che intendete offrire la vostra vita a Dio, che volete camminare al seguito di Cristo obbediente, povero e casto, che desiderate lavorare con la forza dello Spirito alla costruzione del Regno, per sempre...'
del 19 settembre 2007
 
Carissima Suor Francesca e carissimi Andrei, Filippo, Gilberto e Giorgio,
in questo momento di grazia per voi, per le vostre famiglie e per i giovani, per la Famiglia salesiana e per la Chiesa, Dio vi consacra a Sé con il dono del suo Spirito e vi invia ad essere evangelizzatori dei giovani, sui passi di Don Bosco e di Madre Mazzarello.
Con la professione perpetua voi siete invitati a dire pubblicamente che intendete offrire la vostra vita a Dio, che volete camminare al seguito di Cristo obbediente, povero e casto, che desiderate lavorare con la forza dello Spirito alla costruzione del Regno, per sempre. In altri momenti anche suor Franca e suor Manuela faranno la stessa scelta; anche loro desideriamo associare nel nostro ricordo in questa celebrazione.
Le letture, che avete scelto, domandano a tutti noi di vivere con gioia e coraggio la vocazione cristiana, ma soprattutto chiedono a voi di rispondere con radicalità e generosità alla vocazione di vita consacrata a cui siete chiamati. Meditiamole insieme, chiedendo allo Spirito, che esse parlino soprattutto al nostro cuore.
 
1. E’ sempre suggestivo ascoltare i racconti di vocazione presenti nelle Sacre Scritture, tanto più nel contesto di una celebrazione come quella che stiamo vivendo. Oggi ci viene proposta la vocazione del giovane Geremia, chiamato ad essere profeta della santità di Dio. In questo momento essa ci appare più vera e ci interpella in modo diretto.
Immediatamente la nostra attenzione si concentra sulla 'precedenza' dell’iniziativa di Dio. Ci sorprende la forza e l’efficacia di quel 'prima' pronunciato da Dio stesso: 'Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni'. Ogni storia personale si costruisce in famiglia, nelle relazioni e negli incontri, nella propria comunità e nel proprio ambiente, ma è preceduta dall’intervento di Dio e dal Suo disegno.
Prima del tempo Dio ti ha conosciuto, ti ha desiderato, ti ha scelto. Sì! Sei stato pensato e amato da Dio, da sempre. Egli ti ha formato e ti ha accompagnato fino a questo giorno. Questo è il fondamento che dà stabilità alla tua risposta, che così può durare nel tempo. Tu potrai rispondere a Dio per sempre, perché Egli da sempre ti ha scelto e chiamato. Dio ti ha condotto per mano. Sii certo: Egli continuerà a farlo anche in futuro. Tanti qui presenti ti conoscono e ti hanno visto crescere; Dio ti ha conosciuto da sempre.
Anche Geremia, come forse anche voi, ha avuto dubbi, incertezze, difficoltà. Egli sa di non essere abbastanza autorevole e di non padroneggiare la parola. Come potrà allora parlare in nome di Dio? Come potrà essere suo profeta? Dice Isaia: 'Ecco io non so parlare, perché sono giovane'. Il disegno di Dio è eccedente rispetto alle nostre possibilità; il Suo dono è sproporzionato rispetto alle nostre forze. Voi ne siete consapevoli; ma Dio vi rassicura; Egli non vi lascerà mancare la sua vicinanza; Egli 'sarà con te per proteggerti'.
Solo chi, come Geremia, si mantiene costantemente in dialogo con Dio può sperare di essere fedele. La preghiera è il punto di partenza per condurre una vita vissuta secondo i consigli evangelici. Chi non assume seriamente l’impegno della preghiera, non può aspirare o custodire questa vocazione. La preghiera sia l’inizio, il sostegno e il traguardo della vostra risposta vocazionale. La consapevolezza della fragilità vi renda umili e disponibili a Dio. La preghiera è la via regia per custodire il primato di Dio nella vostra vita.
 
2. Nella seconda lettura, altrettanto provocante, Paolo ci ricorda che Dio ha per tutti noi un disegno: tutti siamo stati scelti e chiamati per 'essere conformi all’immagine del Figlio suo'. Questa è la vocazione comune di tutti i discepoli di Gesù: configurarsi a Lui, mettersi alla Sua sequela, imitare la Sua vita, fare proprio il Suo modo di pensare e agire.
La vita consacrata, che questi giovani oggi assumono definitivamente, è una singolare configurazione al Signore Gesù. Essa 'più fedelmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio prese quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano'. Le persone consacrate sono chiamate da Dio a seguire 'più da vicino' le orme di Cristo, passando per la via stretta della perfezione evangelica. Alcuni, e voi siete tra questi, sono chiamati a rendere 'più' visibile la sequela, per rendere 'meglio' manifesto a tutti il volto di Cristo.
L’esperienza vocazionale di Paolo, che fu conquistato da Cristo, divenne totale dedizione a Lui e alla missione evangelizzatrice. Paolo sa che la vita secondo il vangelo ci può riservare difficoltà, imprevisti, sorprese. Il discepolo di Cristo poi deve mettere in conto tribolazioni, angosce, persecuzioni, pericoli. Così potrà essere anche per voi, ma nulla potrà separarvi dal amore di Cristo: 'né morte né vita, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura'.
Sono qui accanto a voi i vostri familiari, le parrocchie in cui siete cresciuti, le comunità salesiane che vi hanno accompagnato e i giovani vostri amici; essi sono testimoni che avete creduto all’Amore. Vi siete sentiti amati dal Signore Gesù e proprio per questo potrete essere fedeli. Questo vi assicura la parola di Dio. Nulla potrà separarvi dall’amore di Cristo. L’amore non delude. Fidatevi dell’amore!
 
3. Con l’annuncio delle beatitudini Gesù si rivolge innanzitutto alla folla dei suoi ascoltatori, costituita da gente semplice: poveri, oppressi, indifesi, emarginati. Egli proclama per loro il lieto annuncio della imminente venuta del Regno. Per questo si congratula con loro, perché Dio sta entrando in azione per toglierli dalla condizione di povertà, fame, pianto.
Gesù chiede poi a chi vuol essere suo discepolo un cambiamento di vita, appunto perché il Regno è vicino. Egli propone ai suoi discepoli quella misura alta della vita cristiana ordinaria, che è la santità, ma nello stesso tempo offre loro la promessa della felicità per sempre. Egli sa che questa è una via di felicità e gioia. Beati e felici sono coloro che intraprendono questa strada con coraggio! Dio sarà la loro ricompensa.
La prima beatitudine è per gli umili, cioè per quelli che si presentano davanti a Dio a mani vuote ed hanno rinunciato ad assumere atteggiamenti orgogliosi di autosufficienza davanti a Lui; questi sono i poveri in spirito. La seconda beatitudine riguarda gli afflitti, ossia coloro che subiscono i contraccolpi di un mondo ancora sotto l’azione delle forze della malvagità e dell’ingiustizia. La terza si riferisce ai miti, ossia a coloro che costruiscono rapporti sociali sulla base della non violenza e che di fronte agli altri si presentano disarmati e privi di qualsiasi difesa. Così via, le beatitudini propongono atteggiamenti spirituali profondi: fame e sete della volontà di Dio, misericordia, purezza di cuore, ricerca della pace, fedeltà alla volontà di Dio nonostante le persecuzioni.
L’ultima beatitudine si riferisce direttamente ai discepoli, quindi specialmente a voi che tra poco farete la professione perpetua. Nonostante la previsione - sono parole forti di Gesù - di un destino di insulti, persecuzioni, calunnie ingiuste a causa di Lui, la beatitudine è un invito esplicito alla gioia. 'Rallegratevi e gioite'. Grande sarà la ricompensa di Dio. Sarete felici proprio a causa della falsità delle accuse e della vostra semplicità, umiltà e innocenza di vita. Per questo siate pieni di gioia. La vostra gioia diventi contagiosa, affascinante, attraente e si trasformi in affabilità, gentilezza e cortesia con tutti. 'Siate riconoscenti'.
La via delle beatitudini è una proposta alternativa e controcorrente; così è della vita consacrata. Vi potrà apparire impraticabile, soprattutto nella cultura odierna. Questa è la via evangelica della santità, che si realizza per la forza dello Spirito Santo. 'Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui'.
 
Carissimi,
in questa celebrazione della professione perpetua siete circondati da numerosi fratelli e sorelle, che vivono in fedeltà la loro vocazione cristiana. Essi sono il segno eloquente che l’amore di Dio non delude, che Cristo è capace di affascinare per tutta la vita, che lo Spirito suscita un desiderio costante di santità. Attraverso la loro fedeltà voi vedete che è possibile iniziare un’avventura con Dio, che è capace di durare per sempre, fino alla fine.
Anche voi giovani qui presenti, nelle vostre scelte vocazionali, potete coltivare la speranza che l’Amore può durare per sempre, che l’Amore può riempire tutta una vita, che l’Amore è credibile, anzi che solo l’Amore è credibile.
Don Bosco fu l’uomo di una sola passione, così anche Madre Mazzarello: appassionati di Dio e dei giovani. Il primato di Dio nella loro vita e, a causa di questo, la dedizione ai giovani poveri, divennero progetto di vita. Il 'Da mihi animas, cetera tolle' animò tutta la loro esistenza. Anche voi ispiratevi a loro come modelli, imitateli, invocateli. Sarete così salesiani appassionati.
Affidiamo alla Vergine Maria Ausiliatrice i nostri impegni e propositi di bene, fedeltà e dedizione. A Loreto e a Mariazell in Austria Il Papa Benedetto ce L’ha indicata come modello e aiuto per 'guardare a Cristo'. Per sua intercessione, Dio continui a suscitare nei giovani risposte generose alla chiamata del Signore Gesù.
don Francesco Cereda
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