L'esperienza di Chiara Amirante e del suo 'esercito' di 180 mila volontari. Testimoniare a quanti più possibile la pienezza della gioia promessa da Gesù a coloro che vivono la sua Parola: da questa motivazione è scoccata la scintilla che circa 20 anni fa ha dato origine ad una nuova realtà ecclesiale: la Comunità “Nuovi Orizzonti”.
del 18 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Testimoniare a quanti più possibile la pienezza della gioia promessa da Gesù a coloro che vivono la sua Parola: da questa motivazione è scoccata la scintilla che circa 20 anni fa ha dato origine ad una nuova realtà ecclesiale: la Comunità “Nuovi Orizzonti”. Fondata a Roma da Chiara Amirante, è cresciuta velocemente e ora è presente, non solo in Italia, con 36 centri di accoglienza per persone in forte difficoltà. Non solo, le attività di “Nuovi Orizzonti” si sono moltiplicate e ora vedono famiglie aperte all’accoglienza, centri di ascolto, di formazione e orientamento, gruppi di preghiera e di evangelizzazione. Per questo la Amirante è stata anche chiamata a partecipare al Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione in qualità di consulente.
Un’opera, la sua, che si è rivolta prima di tutto al cosiddetto “popolo della notte”, come ricorda Alessandra Petitta e Chiara Amirante stessa.
          Quando ho iniziato ad andare in strada di notte pensavo di incontrare soprattutto giovani di borgata con famiglie per lo più distrutte. Poi mi sono accorta che il popolo della notte è un popolo sterminato e molto eterogeneo. C’è tutto il filone dei senza fissa dimora che spesso sono anche persone con problemi di mente. Ci sono anche tantissimi giovani apparentemente equilibrati che però hanno cercato la gioia nelle proposte e nelle seduzioni del mondo e, troppo spesso, sono naufragati nelle droghe. C’è tutto il mondo della prostituzione e mi sono resa conto di quanto drammatica sia la realtà della prostituzione e schiavitù, di quante ragazzine finiscono in questa rete infernale, veramente, con la violenza. C’è tutto il campo degli immigrati che sono arrivati in Italia per lo più con il sogno di un lavoro, di una vita dignitosa, e molte volte questo non trovare casa perché non hai un lavoro, non trovare un lavoro perché non hai casa, li porta a cadere vittime della criminalità organizzata. Di che cosa hanno bisogno? Sicuramente il grande bisogno, il disperato bisogno è il bisogno di amore. All’inizio mi domandavo: adesso che faccio? Vado di notte in strada sono una ragazza, è pericoloso. Poi ho avuto questa impressione che quando tu vai in un deserto e porti una bottiglia d’acqua non hai bisogno di dire tante cose, la gente accorre perché ha sete e l’esperienza iniziale è stata un po’ questa.           Lei propone oggi con la sua comunità il Vangelo come via d’uscita. Come si fa a parlare di Dio a persone che vivono un inferno quotidiano?          Sono convinta che più che parlare di Dio bisogna testimoniare la vita nuova che l’incontro con Cristo risorto ci regala. Io non ho mai iniziato parlando di Gesù o cercando di convincere nessuno. Andavo semplicemente mettendomi in ascolto e poi sorgeva spontanea la domanda: che ci fa una ragazza come te qui? Perché tu rischi la vita per persone come noi? E quindi era lì che io raccontavo semplicemente la mia esperienza, di come nel Vangelo avevo trovato le risposte alle domande e ai desideri più profondi della mia vita e devo dire che, con mio grande stupore, quando parlavo di come Gesù aveva cambiato la mia vita quasi sempre si creavano piccoli drappelli di ragazzi che erano incuriositi e sempre mi dicevano: a noi nessuno mai ci aveva detto che Gesù fosse venuto ad abitare in mezzo a noi proprio per darci il segreto della pienezza della gioia - che è stata un po’ la scoperta della mia vita. Quindi c’era la richiesta di voler incontrare e conoscere questo Gesù e da questa richiesta - portaci via da questo inferno! - è nata proprio questa idea un po’ pazza di una comunità basata sul Vangelo.Lei ha fondato l’associazione “Nuovi orizzonti” nel 1993. Tra le attività principali c’è l’evangelizzazione di strada, cioè non siete soltanto una comunità di recupero. Cosa vuol dire in termini concreti tutto questo?Ho cominciato ad andare in strada di notte non certo con l’idea di aprire centri di accoglienza, di recupero; sono andata semplicemente perché la scoperta che il Signore delle galassie è venuto ad abitare in mezzo a noi e lui stesso che ci ha creato ci ha dato il segreto della pienezza della gioia, per me era stata una scoperta straordinaria e mi sono detta: io non posso tenerla per me! E poi la mia stessa esperienza è diventata l’esperienza di tanti giovani e sono stati loro stessi a chiedere di poter tornare in quelle stesse strade dove avevano vissuto di violenza, di espedienti, di droga, per poter testimoniare questa esperienza di resurrezione. La Comunità è nata come comunità di evangelizzazione ma non tanto con l’idea di volere convincere qualcuno ma con questo fuoco che ti porta a testimoniare: ho trovato quello che il mio cuore cercava. Quindi è nato questo desiderio di andare nei luoghi più improbabili a testimoniare: scuole, pub, bar, discoteche, spiagge; in 180 mila hanno preso questo impegno e con le varie iniziative di ogni tipo arriviamo a incontrare circa due milioni di persone ogni anno e per me i miracoli più grandi sono le resurrezioni.
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