Dibattito. Da una parte la filosofia che scredita il tentativo di darsi punti fermi, dall'altra la pretesa di oggettività assoluta della scienza: ma è proprio impossibile raggiungere il vero? Parlano gli esperti. Veca: non lasciamone il monopolio ad alcuni. Arkoun: sarà lo scambio culturale a far cadere le muraglie dell'islam. Cottier: conoscere le leggi della natura non è contro la fede in Dio.
del 31 maggio 2008
«La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero. Sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza. Chi non ha mai avuto questa esperienza mi sembra che sia, se non morto, allora almeno cieco». Albert Einstein non era cattolico, tanto meno un fondamentalista. Scienziato illuminato, con molta modestia si riteneva dotato soltanto di una curiosità per la realtà che lo circondava, dinanzi alla quale non riusciva a trattenere un certo stupore: «È sentire che dietro qualsiasi cosa che può essere sperimentata c’è qualcosa che la nostra mente non può cogliere del tutto e la cui bellezza e sublimità ci raggiunge solo indirettamente, come un debole riflesso. Questa è la religiosità, in questo senso sono religioso. A me basta la meraviglia di questi segreti e tentare umilmente di cogliere con la mia mente una semplice immagine della sublime struttura di tutto ciò che è lì presente». Il fisico tedesco esprimeva così quel bisogno racchiuso nel cuore dell’uomo da sempre: la verità su se stessi e sull’universo. La ricerca del vero sarà al centro del simposio, promosso dalla Fondazione internazionale Balzan, che si apre domani a Lugano. «La verità nelle scienze e nella religione» è il titolo dell’incontro che mette a confronto ambiti divisi talvolta da dure contrapposizioni. Una tavola rotonda che incuriosisce molto Salvatore Veca, ordinario di Filosofia politica e vicedirettore dell’Istituto universitario di Studi Superiori di Pavia: «Sarà interessante conoscere le risposte delle diverse discipline, perché viviamo in un’epoca in cui crescono le nostre conoscenze su 'come' siamo fatti noi e sulla realtà intorno, ma si moltiplicano le domande sul 'senso' di tutto ciò. Ci potranno essere delle frizioni, ma il confronto è inevitabile.
 
Ogniqualvolta nella storia c’è stato il tentativo di imporre una sorta di monopolio di accesso alla verità, abbiamo avuto effetti catastrofici. Pensiamo alle filosofie che sottostavano ai regimi totalitari del Novecento: c’era un ceto di specialisti della verità, come scrisse George Orwell». Nel nostro tempo però le correnti di pensiero dominanti si chiamano relativismo e nichilismo. «Oggi assistiamo a una continua tensione – spiega Veca –. Da un lato, l’ossessione di conoscere la verità sulla nostra esistenza.
 
Dall’altro un discredito nei confronti della verità di buona parte del mondo filosofico, per cui o non c’è nulla che possa essere considerato verità, oppure la verità non ha importanza. Io penso che ogni disciplina possa svelarci una parte di noi. Lo scienziato serio è cosciente della validità, ma anche dei limiti del suo sapere.
 
La scienza deve dialogare con la filosofia e anche con la fede.
 
'Noi conosciamo la Verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore' diceva Pascal». Non si può prescindere dalla libertà di speculazione filosofica e religiosa. È un postulato che sta molto a cuore a Mohammed Arkoun, professore emerito alla Sorbona di Parigi, tra i più autorevoli studiosi dell’islam: «C’è stata un’età nella storia del pensiero islamico, tra il 750 e il 1300, in cui l’essenza della verità religiosa veniva confrontata con la verità scientifica e filosofica.
 
Ora non è più così: dalla seconda metà del XX secolo assistiamo a forme fondamentalistiche della 'verità' religiosa. Gli Stati post­coloniali e i movimenti islamisti ostacolano quelle aperture che ho proposto in un testo 'Per una critica della Ragione Islamica'. Perfino tra i ricercatori e gli insegnanti si trovano dei sostenitori dell’islamizzazione della modernità: l’imperativo è respingere tutto ciò che proviene dall’'aggressione culturale' dell’Occidente». Per Arkoun è tempo di cambiar rotta: «Ogni movimento politico-religioso che si dichiara 'ortodosso' si ritiene possessore autentico della Parola di Dio e finisce per condannare tutti gli altri. Ma anche in Europa si è lontani dal creare un sistema di scambio tra culture diverse. Con l’aumento dell’immigrazione siamo entrati in una fase storica di abbattimento delle frontiere: non possiamo più rimanere ancorati all’auto-celebrazione della propria identità». Il domenicano cardinale Georges Cottier, pro-teologo emerito della Casa Pontificia, tiene a precisare: «La verità di cui parla la fede cristiana è Dio stesso, nella persona di Cristo. Gesù lo dice nel Vangelo: 'Io sono la via, la verità, la vita'. Ma le vie di accesso a questa verità sono diverse e aperte a tutti. La ragione umana ha ricevuto la capacità di giungervi con diversi mezzi: la filosofia, le scienze, tutta la creazione parla alla nostra intelligenza. La fede si offre alla ragione e non può farne a meno: non posso credere senza interrogarmi sulla autenticità della mia fede. Però la scienza non può dir tutto sull’uomo. Come per esempio le teorie dell’evoluzione: sono ipotesi seriamente fondate ma non riescono a spiegare la creazione dell’anima». Sui rapporti tra mondo scientifico e comunità ecclesiale, Cottier è deciso: «Qualche volta in passato i teologi hanno dato poco ascolto agli scienziati. Ma la Chiesa ha riconosciuto le proprie responsabilità, come nel caso Galileo, che è diventato il pretesto preferito dagli anticlericali. Certo preoccupa un uso della scienza che oggi mina la natura dell’uomo: nel campo della bioetica spesso predominano visioni ideologiche e interessi economici. Ma sono stati fatti passi avanti sul fronte del dialogo, un esempio mirabile è la Pontificia accademia delle Scienze aperta a scienziati credenti e non. La Chiesa ama la verità. E ama la scienza.
 
Pensiamo ai benefici nella medicina, nell’industria, nella tecnica. La scienza è una via di scoperta della verità: conoscere da vicino la natura consente di apprezzare meglio quella bellezza che ci parla del suo Creatore».
Antonio Giuliano
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