Sembra proprio che il Signore non si rassegni alla nostra pigrizia spirituale. Dio è dentro la nostra storia, è un Dio che vuole farsi vicino per farci sentire la bellezza della sua presenza, perché Dio è relazione. È «la relazione» che può dare senso e scopo a tutta la nostra vita.
2° Domenica di Avvento
“RIVESTITI DELLA GLORIA DI DIO!”
Letture: Baruc 5, 1-9 Filippesi 1, 4-11 Luca 3, 1-6
Carissimi amici, in questa seconda domenica di Avvento mi piacerebbe che ognuno di noi sentisse forte l’invito a «Rivestirsi» della Gloria di Dio, che ognuno sentisse nel profondo la gioia dell’essere «Avvolti» dal manto della presenza di Dio.
Infatti, non si può restare indifferenti di fronte al grido del Profeta Baruc: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione; rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti del manto della giustizia, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell'Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo. Sarà chiamata da Dio per sempre: Pace di giustizia e gloria di pietà» (Bar. 5,1-7).
Che meraviglia questo invito del profeta! Chiamati a contemplare, ancora una volta, la Potenza del Signore che viene a salvarci.
Sembra proprio che il Signore non si rassegni alla nostra pigrizia spirituale. Dio è dentro la nostra storia, è un Dio che vuole farsi vicino per farci sentire la bellezza della sua presenza, perché Dio è relazione. È «la relazione» che può dare senso e scopo a tutta la nostra vita. Non possiamo, pertanto, essere ‘rassegnati’, ma rivestiti della gloria di Dio stesso, come ci ricorda la prima lettura.
Allora coraggio! Rivestiti! Cioè entra in questa relazione perché solo essa ti può dare splendore, bellezza, senso, significato e gioia.
È molto rassicurante e incoraggiante sapere che questa relazione parte sempre da Dio, è Lui che prende l’iniziativa e mai viene meno. È fedele, non ti tradisce mai. Forte quindi di questo, tu puoi ripartire sempre e soprattutto puoi rimanere «in piedi». La presenza di Dio, che anche Giovanni il Battista proclama nel Vangelo, crea movimento: un dinamismo che può sconvolgere la storia stessa.
È interessante come nel Vangelo di questa domenica, l’unico personaggio che si muove è proprio Giovanni. Lascia il deserto, luogo della sua investitura profetica, e percorre la regione del Giordano proclamando un battesimo di conversione per la remissione dei peccati, proclamando la presenza di Dio che bagna la terra e la purifica e la sceglie ancora come dimora di pace e di benessere.
Insomma, Dio ha deciso di entrare nella nostra storia. Proprio questo tempo e questi luoghi diventano il luogo scelto da Dio per rivelare il suo amore, per fare grazia, per offrire misericordia e pace. Questa certezza ci strappa così dalla confusione terribile che proprio in questo tempo di preparazione al Natale emerge con forza sconcertante. Confondere Gesù con Babbo Natale non è una cosa di poco conto! Più sottile ancora la tentazione di far coincidere la festa del Natale con una vaga atmosfera di pace e di armonia, che viene a colmare un bisogno sempre più consistente ai nostri tempi. Ma è questo il Natale del Signore Gesù? Ed è questo l’obiettivo della fede? Farci evadere dalla storia per non avvertirne gli scandali e i contrasti?
No! Dio entra nella storia, nella mia storia, nella mia esistenza. E questo cambia il nostro modo di vivere.
Questa presenza elimina la confusione, l’illusione di poter bastare a noi stessi.
Ci insegna ad avere e a sviluppare una «intelligenza degli avvenimenti», che consiste nel cogliere l’essenziale e nel riconoscere sempre la presenza di Dio.
Ci chiede di scegliere. Gesù non sfonda la porta della nostra esistenza. Bussa, ed entra solo se noi lo lasciamo entrare. Ma se trova un percorso troppo accidentato, come potrà raggiungerci? Ecco perché dobbiamo mettere mano alle strade che assicurano le nostre comunicazioni. Sono strade frequentemente messe sottosopra dagli avvenimenti della vita quotidiana. Strade in cui la cattiveria ha scavato solchi che le rendono impraticabili. Strade spesso interrotte dai nostri rifiuti, dalle nostre ostilità, dalle nostre gelosie. Giovanni ci invita a rendere diritte e piane queste strade di accesso alla nostra esistenza, perché il Signore possa raggiungerci più rapidamente, perché la sua presenza benefica possa operare in noi la guarigione e il cambiamento che speriamo.
Questo è il momento della salvezza! La verità che facciamo in noi stessi! Per questo Giovanni grida: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»: nessuno viene escluso dal progetto di Dio perché l’universalità della salvezza raggiunge tutti. Ogni uomo che lo desidera veramente vedrà la salvezza di Dio!
Lasciamoci, pertanto, coinvolgere da questo movimento di salvezza. Rimaniamo in piedi, rivestiti e avvolti dallo splendore di Dio, forti nella relazione con Lui. Dio ci viene incontro per cambiare la nostra vita: andiamogli incontro, non manchiamo all’appuntamento. Ne va della riuscita della nostra vita.
Preghiamo con intensità: Vieni, Signore Gesù, non tardare!
«Dio ha parlato con noi! Dio non è quindi una ipotesi lontana sull’origine del mondo; non è una intelligenza matematica molto lontana da noi. Dio si interessa a noi, ci ama, è entrato personalmente nella realtà della nostra storia, si è autocomunicato fino ad incarnarsi. Quindi, Dio è una realtà della nostra vita, è così grande che ha anche tempo per noi, si occupa di noi. In Gesù di Nazaret noi incontriamo il volto di Dio, che è sceso dal suo Cielo per immergersi nel mondo degli uomini, nel nostro mondo, ed insegnare l’«arte di vivere», la strada della felicità; per liberarci dal peccato e renderci figli di Dio (cfrEf 1,5; Rm 8,14). Gesù è venuto per salvarci e mostrarci la vita buona del Vangelo» (Benedetto XVI, Udienza generale 28 novembre 2012).
Don Carlo Maria Zanotti
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