È necessario sapere dove vogliamo andare, che cosa o chi, vogliamo trovare. Perché è certo: il tuo cuore troverà ciò che cerca. Che cosa dunque cerchi in questo Natale? A Natale ci arriverai, come tutti, ma che cosa desideri trovare? Puoi cercare cose, oppure puoi cercare davvero una persona: Gesù. E se lo cerchi, Lui si farà trovare!
del 02 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 Letture:      
Isaia 40, 1-11                     2 Pietro 3, 8-14                                         Marco 1, 1-8  Da una settimana stiamo vivendo il tempo liturgico dell’Avvento: in questa domenica la Parola di Dio assume gli accenti commoventi del cosiddetto Secondo Isaia, che agli Israeliti, provati da decenni di amaro esilio in Babilonia, annuncia finalmente la liberazione: 'Consolate, consolate il mio popolo - dice il profeta a nome di Dio - Parlate al cuore di Gerusalemme e ditele che la sua tribolazione è compiuta'. Questo vuole fare il Signore in Avvento: parlare al cuore del suo Popolo e, per suo tramite, all’umanità intera, per annunciare la salvezza. Il Vangelo poi, fa risuonare l’invito a preparare concretamente la strada alla venuta di Gesù. Anche oggi si leva la voce della Chiesa: 'Nel deserto preparate la via del Signore'. Per le popolazioni sfinite dalla miseria e dalla fame, per le schiere dei profughi, per quanti patiscono gravi e sistematiche violazioni dei loro diritti, la Chiesa si pone come sentinella sul monte alto della fede e annuncia: 'Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza'. Proviamo a dare un ordine, efficace per la nostra vita, alla Parola che ci è donata in questa domenica, perché si apre davanti a noi un cantiere immenso: si tratta, infatti, di preparare una strada nella nostra esistenza, di «fare spazio a Dio» affinché venga la sua Consolazione.  1. Fare spazio a Dio è il primo impegno esigente, ma che rende la vita diversa. Nella prima lettura è commovente il grido del profeta: «Parlate al suo cuore … alza la tua voce ….   Il Signore Dio viene con potenza … come un pastore …».Espressioni che dicono la certezza di un Dio che parla e che si prende cura del popolo, come un pastore … «… porta gli agnellini sul petto …»: immagine straordinaria per capire l’affetto e la premura di Dio nei nostri confronti! Ecco il motivo per cui, tempo addietro, il papa Benedetto XVI chiedeva ai giovani: «Date a Dio il diritto di parlarvi!». Fare spazio a Dio significa avere il coraggio di fermarsi, fare silenzio e ascoltare Dio che parla!Quanto spazio di preghiera, di silenzio, di ascolto c’è nella tua giornata? Sii coraggioso, il tempo dato a Dio è un tempo che ti viene restituito con ricchezza e abbondanza di grazie! 2. Dio viene nei nostri deserti. Sia nella prima lettura, sia nel Vangelo è presente il ‘deserto’. Luogo di incontro con Dio, luogo a cui fare ritorno per tracciare strade di conversione in cui l’uomo possa ritrovare se stesso e riconoscere Dio. Ecco il secondo impegno che scaturisce dalla Parola.Cosa è allora la conversione che ci è richiesta? È l’itinerario che ci permettere di realizzare degli autentici salti di qualità nella nostra vita, attraverso il riconoscimento del male che c’è dentro di noi, della nostra complicità con l’ingiustizia. È il cambiamento di mentalità, del modo di ragionare ovvio e spontaneo, per accogliere un pensiero più ampio e più grande che viene da Dio. Questo comporta scelte coraggiose e una regola di vita che strutturi la nostra libertà e ci sottragga alle seduzioni del male. Essere discepoli comporta una disciplina: una cura attenta del rapporto con Dio, un esercizio quotidiano per non venire meno nel tempo della prova. Detto con i termini precedenti significa «fare spazio a Dio». 3. «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo». Si apre così il Vangelo di Marco. L'evangelista non ha inteso scrivere una storia educativa, ma comunicare una vicenda così straordinaria da essere «Vangelo», ossia una buona e decisiva notizia per tutti. Scrive: «Inizio della buona notizia». Prima infatti non c'era. È un «inizio» non solo temporale, relegato nel passato, quasi prigioniero di quei giorni. La «buona notizia» di Gesù Cristo è un «inizio» che resta vitale, una pietra viva che edifica, opera, in ogni generazione e in ogni tempo. Il Vangelo non lo si ascolta una volta per tutte, proprio perché è il fondamento della vita di ogni comunità cristiana, di ogni discepolo. Tutti abbiamo bisogno di ascoltarlo e riascoltarlo ancora. Nessuna età e nessuna generazione può farne a meno. Ecco «la Parola» che sostiene e riempie la nostra conversione e il nostro fare spazio a Dio. È Gesù nella sua identità di Cristo, che significa Messia, cioè l’atteso inviato di Dio. È Lui il significato e il senso della nostra esistenza. Non c'è più tempo per distrarsi o per ascoltare altre voci. Il rischio di perdere questa occasione propizia è alto. Se domenica scorsa la liturgia chiedeva di essere vigilanti, oggi esorta ad aprire il cuore per accogliere colui che sta per venire.Non avere paura di «iniziare» da Lui! Gesù non ostacola la tua vita, le porta un senso. Gesù non annienta la tua libertà, porta luce. Gesù non toglie nulla, è «Via, Verità e Vita». Potremmo dire che aprire la strada vuol dire aprire il Vangelo, e percorrerla significa leggerlo, meditarlo e metterlo in pratica.Giovanni, il Battezzatore - obbedendo allo Spirito del Signore - desidera che questa Parola colmi i vuoti dei cuori, appiani i monti che allontanano gli uni dagli altri, abbatta i muri che separano, strappi le radici amare che avvelenano i rapporti, raddrizzi i sentieri distorti dall'odio, dalla maldicenza, dall'invidia, dall'indifferenza, dall'orgoglio, dalla disonestà. Questo austero predicatore, che dimentica se stesso perché sia solo il Signore a parlare attraverso la sua voce, colpisce davvero il cuore di chi lo ascolta. Marco lo nota: «Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme» per farsi battezzare, ognuno confessando i propri peccati. Anche noi dobbiamo ascoltare la voce di questo predicatore perché ci tocchi il cuore. Avvento significa ritagliarsi uno spazio per l’attesa e per l’ascolto. Cominciamo a ‘raddrizzare’ quello che è storto: dentro di noi e accanto a noi. Cominciamo a ‘colmare’ gli avvallamenti che incontriamo. Doniamo gesti di consolazione e di solidarietà, di comprensione e di perdono.Sarà «inizio» di una vita più bella, più gioiosa e più significativa.Buon cammino!                                                                                                 Se ti aiuta leggi quanto il Papa ha detto in questi giorni in uno dei suoi discorsi. Sono parole che ci fanno del bene e rafforzano il nostro impegno di conversione. «Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di “ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente. Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte. In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci». (25 novembre 2011, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla plenaria del Pontificio Consiglio per i laici). Che cosa cerchi?
Come dei moderni Re Magi anche noi cerchiamo qualcosa: un luogo, un re, un bambino… Ma oggi non si segue più una stella; oggi si segue… il satellite! Ecco allora un “navigatore satellitare” che in queste quattro settimane d’Avvento ci aiuterà a non smarrire la strada. Innanzitutto è necessario “inserire le coordinate”, impostare la meta. Naturalmente scriviamo “Natale”.
Ma “Natale” è come una grande città, piena di strade, di luci, di negozi, di proposte, di… distrazioni. È dunque necessario sapere dove vogliamo andare, che cosa o chi, vogliamo trovare. Perché è certo: il tuo cuore troverà ciò che cerca.
Che cosa dunque cerchi in questo Natale? A Natale ci arriverai, come tutti, ma che cosa desideri trovare? Puoi cercare cose: regali e panettoni, festa, vacanze, neve, Babbi Natali… e probabilmente troverai questo. Oppure puoi cercare davvero una persona: Gesù. E se lo cerchi, Lui si farà trovare.
Vuoi che questo Natale sia “nuovo”?, allora lasciati stupire dall’incontro con Lui. Desidera incontrarlo, perché è il desiderio che muove i nostri passi e il nostro cuore. È il desiderio che imposta la direzione del nostro cammino.
Imposta da subito la destinazione, cerca in questo tempo di Avvento i segni che portano a Lui. Non preoccuparti: luci, regali e alberi ci saranno lo stesso, ma fa’ che tutto questo non ti porti lontano dall’incontro con Lui. Mantieni vivo il desiderio: tu sai, intimamente, quanto Lui sia importante per te! Se a volte hai l’impressione di non saper dove andare, di vagare di qua e di là senza meta, ritrova la direzione del tuo cuore: decidi cosa vuoi cercare e cosa vuoi trovare.
Mettiti in cammino, subito. L’indirizzo lo sai: “via dei Pastori, seconda stalla a destra…”.
Don Carlo Maria Zanotti, Don Pierpaolo Peron
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